2 giugno 1946, quella notte in cui nacque la repubblica
Il voto, i protagonisti e l’espressione della differente visione dell’Italia a Nord e a Sud
Il 2 giugno 1946 segnò la fine della monarchia sabauda e la nascita della repubblica italiana, grazie ad un referendum nel quale votarono per la prima volta le donne e che vide l’affermazione della scelta, da parte degli italiani, della forma di governo repubblicana.
Una votazione dura, una netta spaccatura tra due visioni che contrapposero il Sud a al Nord. Il Regno delle due Sicilie e la Sardegna votarono in modo compatto per il mantenimento della monarchia mentre il Nord, che aveva vissuto la presenza delle truppe tedesche, si schierò con la Repubblica sociale e la guerra partigiana e votò per la repubblica.
Spettò al ministro socialista Giuseppe Romita di portare avanti la battaglia di affidare la scelta della forma di governo dell’Italia al referendum invece che all’Assemblea costituente. Una scelta vincente nonostante che il rischio di una feroce sconfitta aleggiasse tra le forze politiche. I monarchici pensavano che, drammatizzando la sfida referendaria, i partiti di centro avrebbero appoggiato il mantenimento della monarchia. Pietro Nenni comprese che bisognava affidarsi alla volontà popolare per una svolta necessaria e politicamente voluta anche da parte degli Alleati, che costituivano qualcosa di più di un convitato di pietra.
La notte dello scrutinio fu terribile: in un primo tempo, i dati che venivano soprattutto dal Sud davano la monarchia vincente. Ma all’alba arrivò dal Nord Italia un milione di voti a favore della repubblica che ribaltarono la situazione.
Un’ultima considerazione. La vittoria referendaria della scelta repubblicana non andò di pari passo con l’affermazione dei partiti di sinistra: gli italiani votarono compatti per la Democrazia cristiana, che ebbe un consenso omogeneo su tutto il territorio e in particolare nelle regioni del Sud.
Ovviamente la battaglia mediatica portata avanti dai monarchici contro i risultati del referendum fu intensa e molto vivace. E bisogna dare atto a Umberto di aver preso la decisione di andare in esilio subito dopo la proclamazione del referendum da parte della Corte di Cassazione, proprio per non dare adito ad una contrapposizione che avrebbe potuto sfociare in una vera e propria guerra civile Nord-Sud. Con conseguenze devastanti per una nazione profondamente piegata da una guerra disastrosa con una presenza degli eserciti alleati fortemente attestata nei punti chiave per il controllo territoriale dell’Italia. Una decisione saggia che contribuì ad avviare un nuovo percorso per la ricostruzione dell’Italia repubblicana dalle macerie della guerra.