“2001:Odissea nello spazio”
“2001:Odissea nello spazio” e’ uno dei film più affascinanti e complessi di Stanley Kubrick. Vediamo un’umanità proiettata verso un futuro in cui c’è una forma di controllo dell’ignoto molto forte. La scena iniziale degli ominidi che lottano in epoca preistorica rappresenta il segno del progresso, per quanto sarà osservato dopo. Lo strano monolite che campeggia silenzioso sulla Luna e’ l’elemento che esprime al massimo l’atteggiamento dell’uomo che, in perfetto equipaggiamento spaziale, si trova a gestire la situazione con una naturalezza che a tratti impressiona perché ci sembra che le emozioni vengano messe da parte. Il rapporto del protagonista con la macchina Hal, sulla navicella che lo porterà ad affrontare un viaggio interstellare incredibile, e’ ricco di spunti per una teoria di indipendenza delle macchine: pare quasi di sentire le parole pronunciate da James Cromwell nel recente film “Io,Robot” (2004), a proposito di uno spirito che, secondo il parere di uno scienziato, c’è sempre stato negli androidi. Il problema e’ comprendere se queste “sequenze casuali di codici che si raggruppano formando materiali imprevisti” sono da identificare con segreti che le macchine possiedono o meno. Tornando a “2001”, bisogna riconoscere che l’opera e’ anche un’esaltazione di tonalità di colori per cercare di dare un senso alla profondità dello spazio. Cercare nella forma del chiaro delle spiegazioni per intuire ciò che è oscuro rappresenta un’idea filosofica interessante, che ci avvicina molto anche alle tensioni emotive del poeta Holderlin, il quale ci insegnava il valore della luce scura del vino per pareggiare la complessità del chiaro (aspetto opposto, ma complementare).
Il tema per cui il viaggio ci permette di scoprire noi stessi e’ ormai un classico, ma Kubrick sa affrontarlo con grandezza perché non ci fa mai vedere gli alieni, ma solo l’uomo, con il suo disperato desiderio di conoscenza. Il film sembra anticipare la trama del moderno “Interstellar” (2014) di Christopher Nolan, ma con un senso di ricerca filosofica che domina decisamente di più e una fonte del mistero che resta, ma senza creare scalpore visto che il viaggio riempie comunque di stupore le nostre domande.