La svedese e Salvatore Giuliano
L’Archivio di Stato di Palermo ha aperto alla consultazione il fondo archivistico dell’Ispettorato generale di P.S. per la Sicilia, gruppo speciale interforze, al quale era stato affidato il compito di sradicare dalla Sicilia il fenomeno del banditismo. Una realtà documentaria inesplorata che apre uno spaccato documentario sulla gestione dell’ordine pubblico in Sicilia nel primo dopoguerra inquietante.
Centinaia di fascicoli, relazioni, circolari si accumulano nei faldoni. Ne apro uno a caso e ci trovo il fascicolo dedicato al tentativo di Salvatore Giuliano di aprire canali di comunicazione con giornalisti stranieri.
La relazione del dott. Luigi Guerrasio, funzionario dirigente della III Zona Montelepre dell’Ispettorato generale di P.S. per la Sicilia, in merito alla presenza presso la banda Giuliano di una giornalista straniera è indicativa del modo come ci si accosti al problema. La giornalista, nel rapporto dell’11/2/1947, è identificata come “Lannhj Cjliakus Carin Teda Maria fu Gennar e di Brizon Lillà, nata a Lingonig (Svezia) il I3/4/I9I6, divorziata”; si ricostruiscono i suoi spostamenti e si afferma che ha assistito all’attacco della banda alla caserma di P.S. di Montelepre con bombe a mano e sventagliate di mitra e al tentativo di un agguato ad un camion militare. Il dott. Guerrasio conferma che Giuliano è stato intervistato dalla giornalista e cerca di allontanare da se l’accusa di negligenza e di poca attenzione al controllo del territorio a lui affidato, scrivendo nel suo rapporto: “La giornalista capitò in un momento di movimento e di confusione e la sua presenza non fu adeguatamente sorvegliata”
La preoccupazione, manifestata dai responsabili dell’ordine pubblico, per il rapporto che Giuliano riesce a costruire con la stampa estera, ci riporta alla vera essenza del problema. Gli anni del dopoguerra con l’inizio del confronto tra gli Stati Uniti e l’Unione sovietica, rendono, la situazione politica del Mediterraneo molto articolata, favorendo trame più o meno occulte tra servizi segreti delle opposte parti. L’assestamento politico della nuova Repubblica italiana ha creato delle tensioni in diverse aree che, faticosamente, si tenta di riassorbire costruendo un edificio costituzionale, per certi versi innovativo, in cui le regioni a statuto speciale, quali la Sicilia, la Sardegna, il Trentino Alto Adige e la Valle d’Aosta, rappresentano la struttura portante. Giuliano, per una serie di fortuiti accidenti, si trova ad interpretare un ruolo di protagonista, strumentalizzato da coloro che pensano per la Sicilia un percorso al di fuori dell’unità nazionale.
Altro dato che emerge dalla documentazione è che il livello dello scontro delle bande di banditi-guerriglieri con lo Stato s’innalza sempre di più anche per l’arrivo di molti adepti che hanno combattuto su diversi fronti di guerra e che conoscono le tecniche della guerriglia. L’uso delle forze di polizia, secondo gli ordinari schemi d’intervento per la tutela dell’ordine pubblico, non è più sufficiente per contrastare ‘attività delle bande presenti sul territorio, bisogna costituire un vero e proprio gruppo speciale interforze che adotta tecniche operative proprie del contrasto ad operazioni di guerriglia.
La premessa alla circolare dell’Ispettore generale Verdiani, per presentare un corso di formazione tenuto da ufficiali formatesi in guerra e nella lotta partigiana, apre su questi temi uno scenario inedito: “E’ stato anche superiormente rilevato che non tutto il personale dell’Ispettorato ha una adeguata preparazione, sia teorica che pratica specie di servizi di controguerriglia (appiattimenti, rastrellamenti, conflitti a fuoco, misure di difesa ecc.) che è indispensabile contrapporre chi opera in una spietata guerriglia nell’ombra e nell’agguato, contro le forze di Polizia in questa lotta contro il banditismo, compito specifico dell’Ispettorato in appoggio a quello degli organi territoriali”.
Prima di copertina de La Domenica del Corriere del 27 marzo 1949. La didascalia all’illustrazione riporta: “Per amore di un bandito? La giornalista svedese Maria Cyjliakus, che aveva intervistato il bandito Giuliano ed era stata sua ospite nelle montagne della Sicilia, ha insultato i carabinieri che l’avevano fermata per accertamenti. Tradotta in caserma, la giovane donna ha dato in escandescenze ed ha tentato persino di fuggire rompendo i vetri di una finestra.”