Intervista all’autore: “La libertà del lavoro. Storia, diritto e società” di Laura Cerasi
Nella nostra moderna società liquida dove il precariato sembra essere l’unica forma di lavoro e dove il lavoratore è flessibile suo malgrado, la SISLav (Società Italiana di Storia del Lavoro) si prefigge l’obiettivo di far ritornare al centro del dibattito pubblico e scientifico il tema del lavoro attraverso le istituzioni e di creare una rete di studiosi che possano trovare nell’associazione una rete di scambio fecondo.
Venerdì 8 giugno, nella splendida cornice della serra tropicale dell’Orto Botanico di Palermo, si presenta il libro “Le libertà del lavoro, storia, diritto e società” di Laura Cerasi. Intervengono il professore di storia moderna dell’Università di Padova Andrea Caracausi e il professore di storia economica dell’Università di Salerno Roberto Rossi.
Ne emerge un quadro socio-economico divergente dalle precedenti narrazioni dove il lavoro è innegabilmente cambiato ma dentro una storia che ciclicamente crea, distrugge e ricostituisce modalità diverse di impiego. La nostra fase, caratterizzata dalla tecnologia e dalla globalizzazione, vede questi due fenomeni come esclusivi della nostra epoca e profondamente negativi ma “La storia – come sostiene il professore Rossi – è costellata di avanzamenti tecnologici che hanno avuto un effetto dirompente sull’economia e sull’organizzazione del lavoro, dall’invenzione dell’aratro a macchinari sempre più automatizzati”.
La tecnologia, dunque, non è l’antagonista del lavoratore come non lo è la globalizzazione se lo Stato di riferimento governa questi processi rigettando il neoluddismo e ampliando il sistema del welfare.
“Il tema del rapporto tra capitale e lavoro, lungi dall’essere superato, è tutt’ora un nodo fondamentale-argomenta il professore Andrea Caracausi- la ricchezza si crea direttamente dal capitale e la forbice tra ricchissimi e poverissimi continua ad aumentare. Per questo motivo è necessario ripensare la globalizzazione, i cicli del capitale e il concetto di comunità di lavoratori”