Storia: la risposta del Miur e degli studenti
La notizia dell’abolizione della traccia storica da quelle rese disponibili durante la prima prova degli esami di maturità ha scatenato diverse reazioni da parte sia della comunità accademica che dell’opinione pubblica (leggi anche l’analisi del nostro Direttore scientifico Aurelio Musi).
La Senatrice Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah, ad esempio ha commentato la notizia “Mi fa molta paura che abbiano tolto la storia dall’esame di maturità, perché non si diventa uomini senza sapere quello che è successo prima”.
Prendendo atto della decisione del Miur che ha comunque mantenuto aperta la possibilità di svolgere temi storici all’interno del testo argomentativo a scelta, resta aperta la motivazione che ha spinto la commissione Serianni a piantare l’ennesima pugnalata alla Storia, già marginalizzata e snaturata in programmi sempre più striminziti e spesso incompleti.
Una scelta a detta di alcuni che sembra legata più al fatto che la traccia storica era quella meno scelta dai maturandi.
Il problema quindi potrebbe risiedere in questa visione “neoliberista” in cui il mercato globale rende merce anche la traccia storica e che a causa dei dati di vendita troppo risicati viene ritirata dal mercato.
Come detto in precedenza la notizia dell’abolizione ha scatenato pareri differenti all’interno dell’opinione pubblica. Prendendo come riferimento alcune persone non legate al mondo “umanista” sia universitario che professionale il riscontro ha dimostrato una quasi totale frattura non tra favorevoli e contrari ma tra indifferenti e contrari. Questo “riformismo a tutti i costi” non piace a chi la scuola l’ha finita da un pezzo ad esempio Pietro , 68 anni : – sembra fare parte (la scelta del Miur) di quel tentativo di renderci tutti ignoranti o conoscitori solo della storia “da quando apri gli occhi fino a quando li chiudi” – continuando – “non cambiava assolutamente niente levare o mantenere una traccia che comunque è a discrezione dello studente se svilupparla o meno”.
Di parere differente è una studentessa di medicina che reputa non fondamentale la presenza della traccia storica: “Il problema della traccia storica per me si lega alle competenze da mettere nella stesura di un tema che possa rispettare i canoni storici senza scadere nell’errore. Non è una traccia che ho scelto durante la maturità, ne prendi spesso semplicemente atto, esiste. Mancava del tutto di supporti per poterla sviluppare in modo completo e corretto e spesso richiede un esercizio mnemonico che uno studente sotto stress evita di attuare”.
Sulla stessa linea un’altra studentessa ma di giurisprudenza: “Penso sia stata tolta perché non viene mai scelta, alla base credo sia un problema di insegnamento, sono pochi gli insegnanti in grado di appassionare e rendere lo studio della storia interessante. Credo però che la scelta del Miur non sia valida, anzi porta maggiormente i ragazzi a disinteressarsene anche perché oltretutto la storia è una materia che si ricollega alle altre”.
La verità come in molte cose risiede nel centro, non è quindi la volutamente esagerata visione di adattamento alle regole del mercato né il reale superamento del ruolo della storia. La verità è che la scelta del Miur è quella che meno risolve e soddisfa, anche se legata ad un ragionamento coerente nella stesura non ha calcolato i risultati a lungo termine del depotenziamento di una materia come la storia.
La soluzione per non penalizzare la storia dovrebbe legarsi ad un potenziamento della traccia storica più che ad una damnatio memoriae dalla prima prova di maturità.
Con troppi pochi followers ma con la possibilità di essere la guest star del tema argomentativo a piacere.
Affiancare al tema storico, delle fonti da trattare o una semplice tabella cronologica poteva essere quella semplificazione per rilanciare la traccia meno trattata dai maturandi aiutandola ad essere quantomeno competitiva e non frutto della passione dello studente in questione.