La Fondazione Sicilia restaura i gessi-bozzetto di Antonio Ugo
L’iniziativa, voluta dagli eredi dello scultore, darà vita a un cantiere aperto a Palazzo Branciforte
Mercoledì 22 gennaio sarebbe stato il centocinquantesimo compleanno dello scultore palermitano Antonio Ugo, artista a tutto tondo, nato nel 1870 e noto come uno dei maggiori esponenti dello stile Liberty.
In questa occasione, a Palazzo Branciforte, Fondazione Sicilia ha presentato il restauro di alcuni bozzetti in gesso legati alle opere dell’autore. Un’iniziativa realizzata in collaborazione con la Soprintendenza Regionale ai Beni Culturali e Ambientali.
Si tratta di un’operazione resa possibile grazie alla disponibilità dei discendenti di Antonio Ugo, che hanno messo a disposizione il materiale artistico in loro possesso, in seguito ad una prima collaborazione fruttuosa, con la Soprintendenza stessa, per il restauro della Vittoria Alata.
La ricomposizione della scultura, esposta a Palazzo Aiutamicristo, è infatti stata possibile solo attraverso la comparazione con i bozzetti originari custoditi dagli eredi di Ugo.
Questa iniziativa legata al restauro rappresenta solo la prima fase di un progetto più ampio che, a settant’anni dall’ultima esposizione dedicata all’artista, dovrebbe culminare ad ottobre in una grande mostra itinerante per le strade di Palermo.
Queste le intenzioni di Raffale Bonsignore, presidente della Fondazione Sicilia, che ha sottolineato l’importanza della valorizzazione del patrimonio artistico siciliano da parte degli enti privati. Una dimostrazione pratica di come i beni culturali presenti nella collezione del Banco di Sicilia – cui appartengono le opere realizzate in seguito ai bozzetti in restauro – siano patrimonio collettivo. Proprio per questo motivo, l’intera operazione sarà costruita in forma di cantiere aperto al pubblico, un momento didattico ricavato nelle sale dello stesso palazzo Branciforte.
Il lavoro svolto sui reperti da Mauro Sebastianelli (dell’unità operativa della Soprintendenza di Palermo), alcuni dei quali fino ad ora sconosciuti perfino agli studiosi, permetterà di esplorare le fasi creative nell’opera di Antonio Ugo e di conoscere l’uomo oltre l’artista. Inoltre, avvicinerà le pratiche di restauro locale a quelle dell’Accademia di Brera – di cui lo scultore era socio onorario – dove quella dei cantieri di restauro aperti al pubblico è ormai da anni una prassi consueta.
Ovviamente si tratta di un lavoro che richiede specifiche professionalità nel campo della manipolazione del materiale, effettuato seguendo le linee guida del moderno approccio alla materia, definito principio critico del restauro, secondo cui il restauratore non può e non deve in alcun caso interpretare l’opera.
Un precetto legato alla necessità che le integrazioni effettuate sull’opera debbano essere riconoscibili, per evitare la costruzione di un falso storico, impiegando materiali reversibili e completamente compatibili con quello originari.
Proprio Sebastianelli tende a ipotizzare l’operazione richiederà tra i settanta e gli ottanta giorni, partendo dalla necessaria pulitura dei gessi effettuata utilizzando innovativi gel a base di materiali non liquidi: sostanze create per estrarre lo sporco senza danneggiare un’opera sulla quale, inevitabilmente, resteranno visibili alcune delle tracce lasciate dal tempo.
Questo evento, fortemente voluto dagli eredi di Antonio Ugo, dipende in larga parte dal lavoro della Soprintendenza ai beni culturali e ambientali, diretto da Lina Bellanca.