Il maggio delle celebrazioni monoteiste
Pentecoste, Shavuot, Eid al Fitr: feste di comunità in un momento difficile
Il mese di maggio del 2020 per i fedeli delle tre principali religioni monoteiste – cristiana, ebraica e musulmana – rappresenta un momento di riflessione e di preghiera molto importante.
La Pentecoste si celebrerà infatti il 31 maggio, la Shavuot ebraica dal 28 al 30 maggio, Eid al Fitr, la fine del Ramadan, presumibilmente il 24 maggio.
La pandemia legata al coronavirus ha reso difficile la partecipazione corale e pubblica della collettività dei fedeli ai riti di celebrazione. Il perdurare dello stato di emergenza ha provocato, inoltre, la chiusura fisica dei luoghi di culto.
La reazione forte della CEI ha segnato in modo plateale la richiesta di porre fine ad una “chiesa virtuale” che non è più “chiesa”.
L’eventualità che non si potesse celebrare alla presenza dei fedeli dei riti legati alla Pentecoste e il rischio di non avere la possibilità di esercitare in modo corretto la vita spirituale ha scosso profondamente le coscienze.
Un sentimento simile ha attraversato pure le comunità ebraiche e musulmane che si sono trovate davanti al medesimo conflitto. Sinagoghe e moschee hanno subito analoga sorte delle chiese cattoliche, e hanno dovuto serrare le porte ai fedeli che, in momenti come questi, avrebbero avuto bisogno di un supporto psicologico e morale per affrontare l’impatto con le difficoltà che stiamo vivendo.
Elemento di aggregazione non sono soltanto la preghiera, la riflessione interiore, l’ascolto delle parole del celebrante, ma anche il momento di comunione legato al consumo del cibo in occasione di queste festività.
La testimonianza di Paolo Inglese – nel suo saggio introduttivo al volume Il sapere Culinario sull’organizzazione di una colazione in occasione delle festività di Pasqua – ci mostra come si celebra il convivio della Pasquetta in una famiglia borghese siciliana nell’immediato dopoguerra. Tutto si svolge secondo uno specifico cerimoniale, con l’indicazione dei posti a tavola e dei cibi da consumare la cui presentazione e la distribuzione nel contesto della cerimonia conviviale sono codificati nel “menù”.
In particolare, l’autore scrive:
Interessante, a questo proposito, una velina che riporta l’organizzazione della colazione del lunedì dell’Angelo, la Pasquetta, nell’immediato primo dopoguerra, a Caltanissetta, in casa di una famiglia della nuova borghesia cittadina composta da medici, avvocati, commercianti, clero e professori di scuola. – XV – La lista, completa di un’indicazione pedissequa della specifica disposizione dei tavoli e delle rispettive sedute, prevedeva: – Antipasto di ulive bianche e nere, mortadella, prosciutto crudo e cotto, formaggio svizzero. – Pasta: tagliatelle con salsa alla romagnola (finocchi e piselli). – Primo piatto: filetto arrosto, contorno di purè di patate, insalata verde di lattuga, giri lessi. – Secondo piatto: salsiccetti di falso magro con contorno di patate fritte. – Frutta varia: verde (abbondante!) e secca. – Vino comune. – Dolce. – Caffè. – Vermouth – seltz. È il pranzo borghese, il cui menù è rigorosamente strutturato in forma di libretto d’opera, con tanto di Overture, primo e secondo atto e finale.
Poco sappiamo invero di come si muova la comunità musulmana in occasione del Ramadan per celebrare il rito quotidiano intorno al desco. Una comunità che in Sicilia ha una solida presenza e conta numerose moschee anch’esse sigillate, come si diceva, dalla pandemia, ma che non rinuncia a celebrare il momento religioso nel contesto della propria abitazione, davanti alla tavole dove i familiari si raccolgono per consumare un pasto che diventa anche un rito e un momento di comunione di intenti.
La redazione di Clio ha aperto quindi una finestra sul Ramadan che coinvolge la comunità musulmana siciliana per leggere questo momento particolare sotto diverse sfaccettature.