Le buone pratiche, come i cittadini possono dare il proprio contributo
La rivoluzione gentile della raccolta differenziata
Rispetto delle regole, partecipazione, cultura della legalità. Sono i principi che dovrebbero stare alla base della formazione di ogni cittadino. Valori indispensabili per guidare ogni cittadino nelle buone pratiche quotidiane. Tutto questo si può applicare ai rifiuti così come a qualsiasi altro settore produttivo.
È un insieme di valori che camminano di pari passo con l’azione del governo. Dietro all’incremento della raccolta differenziata in Sicilia – che nel giro di due anni e mezzo è passata da circa il 17 per cento al 40 – c’è un lavoro certosino dell’amministrazione e dell’esecutivo regionale. E, soprattutto, c’è la volontà da parte degli enti locali e dei cittadini di recepire finalmente e attuare le indicazioni utili a raggiungere l’obiettivo.
Due anni fa l’assessorato regionale, guidato da Alberto Pierobon, ha emanato le linee guida per la raccolta differenziata ponendosi come obiettivo il 35% rispetto al 15% circa in cui si trovava. È arrivato al 40%, sopra le aspettative, riuscendo in gran parte a coinvolgere attivamente i cittadini in questa sfida di civiltà. Il rispetto dei calendari di raccolta, il corretto conferimento, l’utilizzo dei centri comunali di raccolta, le corrette procedure di separazione dei rifiuti sono tutte azioni quotidiane a cui è chiamato il cittadino che diventa perno fondamentale del progetto.
Senza una rivoluzione delle abitudini non è possibile pervenire al risultato. È chiaro che ad animare le buone intenzioni debba corrispondere un servizio efficiente e puntuale, ma è pure vero che questa esigenza rischia di innescare un circolo vizioso. Gli altissimi livelli di evasione della Tari causano non pochi problemi agli enti locali, che registrano una media di 77 euro evasi per abitante e un ammanco complessivo di 386 milioni, così come stimato dalla Cgia di Mestre. Sono numeri importanti, considerato che la Tari va a coprire i costi del servizio e nell’Isola risulta tra le più alte d’Italia: in media 390 euro (secondo i dati dell’Osservatorio prezzi e tariffe della onlus Cittadinanzattiva), con un leggero calo rispetto al 2018 dell’1,3%.
Se il servizio è scadente la gente non paga, ma se non paga, il servizio difficilmente può migliorare. Pagare tutti per pagare di meno, dunque, assieme al rispetto delle buone prassi, mentre dall’altra parte andrebbe garantito un servizio efficiente e regole più stringenti. Serve un nuovo patto tra Istituzioni e cittadini per pervenire all’ultimo scatto decisivo in questa partita finale.