Carlo V e il sogno infranto: il tramonto di un impero
La figura di Carlo V (1500-1558) per l’epoca moderna ha rappresentato l’ultimo tentativo di ricreare l’impero romano tramite l’idea della restauratio imperii.
Il regno di Carlo V d’Asburgo, tuttavia, fu caratterizzato da difficoltà e conflitti esterni causati dalla guerra nel Mediterraneo contro l’impero ottomano e dalle Guerre d’Italia (1494-1559) contro la Francia, e da difficoltà interne come la Riforma protestante (1517) e la rivolta dei Comuneros.
Carlo nacque a Gand (Belgio) nel 1500, da Filippo d’Asburgo (1478-1506) detto “il Bello” – a sua volta figlio di Massimiliano I d’Asburgo (1459-1519) – e Maria di Borgogna (1457-1482), discendente del duca di Borgogna Carlo “il Temerario” (1433-1477), e Giovanna di Trastamara (1479-1555) detta “la pazza”(1).
Nel 1516 divenne re di Spagna con il nome di Carlo I, dando inizio alla casata degli Asburgo del ramo spagnolo(2). Il territorio ereditato dai nonni materni era molto vasto: la corona d’Aragona aveva sotto il suo dominio la Sicilia, la Sardegna e il Regno di Napoli; mentre da Isabella I ebbe la corona di Castiglia che sotto di sé aveva le colonie americane. Una volta acquisito il trono di Spagna, Carlo aveva necessità di essere riconosciuto re dai propri sudditi: pur avendo come ascendenti i sovrani castigliano-aragonesi, era pur sempre un Asburgo. La richiesta avanzata in tal senso il 21 marzo 1516 venne rifiutata(3).
Nel 1519, il sovrano si recò in Austria per entrare in possesso dei domini austriaci appartenuti al nonno Massimiliano I. Tuttavia si presentò una difficoltà dinnanzi al giovane sovrano: l’elezione come imperatore del Sacro romano impero. Secondo quanto espresso dalla Bolla d’oro (1356), emanata da Carlo IV di Boemia, per diventare imperatore non era necessario essere coraggioso o puro di cuore: bisognava avere i voti dei sette principi elettori(4). Carlo decise di comperare il titolo imperiale, pagando i sette principi elettori tramite i suoi banchieri di fiducia, i Fugger.
E, mentre gli altri due candidati alla corona – Francesco I (1494-1547) di Francia ed Enrico VIII (1491-1547) d’Inghilterra – non poterono nulla, Carlo di Gand divenne imperatore del Sacro romano impero con il nome di Carlo V(5). Il progetto di restauratio imperii elaborato dal sovrano sembrava compiuto: egli ormai aveva sotto il proprio dominio la Spagna e i territori annessi ad essa, i Paesi Bassi, la Borgogna, le terre austriache, e la corona di Sacro romano imperatore era sul suo capo. Era riuscito a creare un vasto dominio cristiano su cui, per usare le parole del sovrano, «non tramontava mai il sole».
In seguito alla sua incoronazione, CarloV dovette affrontare le diverse fasi delle Guerre d’Italia contro il re di Francia Francesco I, che gli aveva conteso la corona imperiale. La posta in gioco era il ducato di Milano, strategico anello di congiunzione tra l’Europa e la penisola italiana, da cui l’impero spagnolo, sotto il regno di Filippo II, farà fabbricare la sua artiglieria. Tuttavia un’altra questione di natura religiosa mise in grande difficoltà l’imperatore: la predicazione di un frate agostiniano di nome Martin Lutero (1483-1546).
Lutero cambierà il volto religioso della Germania e non solo, dando inizio alla Riforma protestante. Di fatto a causa della Riforma alcuni principi tedeschi – tra cui il duca di Sassonia Federico “il Savio”(6) – decisero di schierarsi a favore della nuova confessione che stava dilagando in Germania.
Dopo una serie di scontri tra i principi tedeschi che aderirono al protestantesimo e l’imperatore – celebre è la battaglia di Mühlberg (1547) in cui Carlo V riportò una schiacciante vittoria sui protestanti, testimoniata dall’opera di Tiziano, che ritrae l’imperatore vittorioso a cavallo – si arrivò al 1555, data della pace di Augusta, che sancì il principio del cuius regio, eius religio. Con questo atto venne dichiarato che i sudditi di una regione avrebbero dovuto professare la religione scelta dal loro reggente. Era il riconoscimento a tutti gli effetti della nuova dottrina luterana.
Carlo V, in seguito alla pace di Augusta abdicò, separando i possedimenti imperiali da quelli spagnoli. Al fratello Ferdinando andarono i territori austriaci e successivamente venne eletto imperatore; al figlio Filippo, che salirà al trono di Spagna come Filippo II, andarono la corona di Spagna con i possedimenti annessi.
Carlo morì di malaria il 21 settembre del 1558 a Cuacos de Yuste. Il sole tramontò per sempre sul suo impero e il sogno di unità politica e religiosa si infranse con la sua morte. Le spoglie del sovrano riposano ancora oggi nel palazzo monastero dell’Escorial, pantheon dei re di Spagna, fatto costruire da Filippo II.
Note:
1 Gli storici non concordano sulla sua reale pazzia; come sottolinea Karl Hillebrand, essa rimane un enigma della storia. Si veda fra gli altri: K. Hillebrand, Un enigma della storia: la prigionia di Giovanna la Pazza, a cura di Jole Calapso, Palermo, Sellerio, 1986, p. 34.
2 La casata asburgica regnò in Spagna fino al 1700, momento in cui morì senza eredi l’ultimo esponente della dinastia Carlo II. Alla morte del sovrano asburgico vi fu un vuoto di potere, che sfociò nella Guerra di Successione spagnola (1701-1714). La fine del conflitto vide un cambio di dinastia sul trono di Spagna con Filippo di Borbone, nipote di Luigi XIV, che ascese al trono iberico come Filippo V di Borbone (1683-1746).
3 Cfr. K. Brandi, Carlo V, trad. di Leone Ginzburg ed Ettore Bassan, Einaudi, 2008, p. 61.
4 I sette principi elettori erano sette, quattro laici e tre esponenti del clero. Tra i quattro esponenti del laicato vi erano il re di Boemia, il duca di Sassonia, il Conte Palatino del Reno e il Margravio di Brandeburgo. I tre esponenti del clero erano gli Arcivescovi di Colonia, Magonza e Treviri. La Bolla d’oro rimase in vigore fino al 1806, data in cui il Sacro romani impero si sciolse.
5 L’elettore di Brandeburgo, l’unico a non ricevere somme da Carlo, rese noto tramite atto notarile che il suo consenso era dettato soltanto «dalla paura». Per dettagli sulla questione si veda anche Brandi, 2008, pp. 88-89. Il costo fu di 852.000 fiorini, secondo Gerosa, 2009, p. 103.
6 La figura di Federico di Sassonia fu molto importante, non solo perché fu legata alla figura di Lutero e agli eventi della Riforma, ma anche perché egli fu il candidato di papa Leone X come alla corona del Sacro romani impero. Tuttavia il duca di Sassonia decise di declinare la proposta del pontefice in favore di Carlo d’Asburgo. Su Federico il Savio si veda Guido Gerosa, Carlo V. Un sovrano per due mondi, Oscar Mondadori, Milano, 2009, pp. 99-102.