Amerigo Vespucci, il navigatore che scoprì il “Nuovo mondo”
Amerigo Vespucci, il grande navigatore fiorentino, fu il primo a capire che “le Indie” raggiunte da Cristoforo Colombo erano in realtà un nuovo continente: il Nuovo mondo come lui stesso lo aveva battezzato.
Vita di Amerigo Vespucci
Amerigo Vespucci nasce a Firenze nel 1454, figlio di un benestante notaio fiorentino, Nastagio (o Anastasio) Vespucci, e della nobildonna di Montevarchi Lisa Mini. Gran parte della sua educazione fu ad opera dello zio Giorgio Antonio, canonico del duomo di Firenze. Grazie all’educazione scientifica dello zio, il giovane Amerigo ebbe modo di appassionarsi alla teoria della navigazione e alla filosofia, attraverso la figura del filosofo neoplatonico Marsilio Ficino.
Nel 1489, all’età di 35 anni, Vespucci viene mandato a Siviglia su incarico del banchiere Lorenzo di Pier Francesco de’ Medici. Lavora come agente del Banco fiorentino Berardi, che gestiva i fondi reali per la costruzione delle caravelle che avrebbero attraversato l’oceano. Successivamente entra a far parte della Compagnia delle Indie con l’incarico di rifornire le navi in partenza per il nuovo mondo ed è qui che avviene l’importante incontro con Cristoforo Colombo.
Amerigo Vespucci: viaggi e scoperte
Complessivamente si attribuiscono a Vespucci quattro grandi spedizioni verso il nuovo continente.
La prima avvenne tra il 1497 e il 1498, sotto il comando di Juan Diaz de Solis e voluta da re Ferdinando II d’Aragona. Vespucci si accompagnò al celebre cartografo Juan de la Cosa, il quale aveva già partecipato alla spedizione comandata da Cristoforo Colombo nel primo viaggio del 1492 (era oltretutto il proprietario della nave Santa María, naufragata durante il viaggio).
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Il primo attracco fu nella penisola della Guajira, nell’attuale Colombia; successivamente la spedizione raggiunse la laguna di Maracaibo. Nelle lettere, Vespucci si racconta di case sull’acqua collegate tra loro da miriadi di ponti come una sorta di Venezia. Per questo motivo decise di chiamare quelle terre col nome di Venezuela. Successivamente il viaggio tracciò una rotta lungo le coste del Centro America, circumnavigando l’isola di Cuba della quale venne dimostrata l’insularità nel mappamondo disegnato da Juan de la Cosa nel 1499.
La seconda spedizione avvenne tra il 1499 e il 1500 al seguito del comandante Alonso de Hojeda e ancora una volta ad accompagnare il navigatore fu il cartografo Juan de la Cosa. Tuttavia, una volta raggiunta l’attuale Guyana, Vespucci si separa dal resto della spedizione per proseguire verso sud, lungo le attuali coste del Brasile fino a raggiungere la foce del Rio delle Amazzoni. Di fatto anticipando di pochi mesi Vicente Yanez Pinzon, famoso per aver navigato il fiume per la prima volta.
Nel corso di quel viaggio si spinse tanto a sud da arrivare quasi a lambire le coste della Patagonia e identificando per la prima volte le stelle della Croce del Sud. Nelle sue lettere a Lorenzo di Pier Francesco de Medici, descrive con curiosità e attenzione flora e fauna di quei luoghi ed è presente per la prima volta l’idea che l’estensione enorme di quelle terre potesse essere la dimostrazione di trovarsi in un nuovo continente non ancora scoperto, quel Mundus Novus che è anche il titolo della raccolta di lettere della sua terza spedizione.
Il terzo viaggio avvenne tra 1501 e il 1502 sotto il comando di Gonzalo Coelho. L’incarico fu questa volta affidato dal Portogallo, per stabilire se le terre esplorate l’anno prima da Pedro Álvarez Cabral sulle coste del Brasile spettassero alla Spagna o all’impero portoghese in base al Trattato di Tordesillas. Questo stabiliva che le terre a oriente del meridiano posto a 370 leghe ad ovest delle isole di Capo Verde fossero di proprietà portoghese, mentre quelle a occidente dell’isola appartenessero al Regno di Spagna, sancendo di fatto un’autentica spartizione del mondo al di fuori dell’Europa ad opera delle due più grandi potenze coloniali dell’epoca.
Prima di traversare l’oceano, le navi si fermano nell’Isola di Capo Verde. Lì Vespucci conosce Gaspar da Gama, che faceva parte dell’equipaggio di Pedro Álvares Cabral, esploratore portoghese di ritorno da un viaggio in India. Da Gama gli racconta dei i suoi viaggi in India e in particolare descrive minuziosamente usi e costumi dei popoli indiani, nonché flora e fauna dei luoghi da lui visitati che non coincidono affatto con ciò che ha visto Vespucci nelle sue precedenti esplorazioni. Quella che prima era una semplice intuizione diventa così una certezza ciò che sta esplorando da anni non sono le Indie orientali bensì una “terraferma grandissima” come lui stesso la descriveva.
La nuova spedizione lo portò ancora una volta sulle coste del Brasile, dove, il 1° gennaio 1502 raggiunse la baia di Rio de Janeiro. Il viaggio lungo le coste proseguì fino a 52 gradi di latitudine sud fin quasi a lambire lo stretto che 18 anni più tardi verrà navigato da Ferdinando Magellano per attraversare il Sud America e raggiungere il Pacifico. Lì si decise di non continuare l’esplorazione per non violare il Trattato di Tordesillas ed entrare così in un pericoloso conflitto con la Spagna.
Nel 1503-1504 vi fu una quarta spedizione, sempre agli ordini dei portoghesi, che tuttavia si rivelò un insuccesso con il naufragio della nave ammiraglia e Vespucci ebbe l’incarico di guidare il resto della flotta. Si limitò così a raggiungere le coste brasiliane seguendo le identiche rotte tracciate in precedenza.
Studi recenti hanno messo in discussione la veridicità di alcune testimonianze dell’esploratore. In alcune delle sue lettere si pensa che l’autore abbia volontariamente impreziosito il suo ruolo all’interno delle spedizioni (specie la prima del 1497) e alterato, per non dire romanzato, buona parte dei fatti accaduti, intestandosi scoperte di altri esploratori dell’epoca. Alcuni studiosi addirittura mettono in discussione che Vespucci abbia mai fatto parte della prima spedizione del comandante Juan Díaz de Solís o addirittura che questo viaggio non sia mai realmente avvenuto.
Amerigo Vespucci: da Mondus Novum ad America
Al contrario degli altri navigatori dell’epoca, Vespucci era maggiormente interessato al tracciamento geografico dei luoghi scoperti più che alla ricerca di grandi tesori o al commercio di preziose materie prime. Nelle sue lettere la priorità è sempre quella di descrivere in modo minuzioso i luoghi esplorati, inoltre vi è grande cura nella realizzazione di mappe che disegnava lui stesso durante i suoi viaggi.
L’importanza delle sue esplorazioni fu subito evidente ai suoi contemporanei, tant’è che il 6 agosto 1508 ottenne il titolo di “Piloto Mayor de Castilla” direttamente dal re Ferdinando II d’Aragona.
Nel 1507 il cartografo e umanista tedesco Martin Waldseemüller, durante la stesura della Universalis cosmographia, sotto suggerimento del poeta Matthias Ringmann (e si dice all’insaputa di Vespucci stesso) fu il primo a nominare le nuove terre scoperte recentemente col nome di “America” in onore del grande navigatore.
Amerigo Vespucci: La nave scuola
Nel 1931, in onore del grande navigatore fiorentino fu varata l’Amerigo Vespucci, un imponente veliero da 3543 tonnellate, 101 metri lunghezza e 15 di larghezza con ben 24 vele distribuite su tre alberi da 54, 50 e 43 metri. Considerata da molti come la nave più bella del mondo, la Vespucci è la nave scuola per gli allievi dell’Accademia Navale di Livorno.