Editoriale – Anoressia e bulimia della storia
Dalla fase anoressica alla fase bulimica. Fino a qualche tempo addietro di storia si scriveva e si parlava assai poco sui media. Era considerata una materia poco attraente, quasi inutile. Oggi occupa invece prime pagine dei giornali ed è assurta agli onori della cronaca quasi quotidiana.
I segnali dell’interesse sono molteplici: le proteste per l’abolizione della prova scritta di storia agli esami di maturità; appelli con migliaia di firme di intellettuali, operatori scolastici, docenti universitari, ecc, che hanno occupato intere pagine di quotidiani come “La Repubblica”; dibattiti e testimonianze anche di uomini e donne dello spettacolo; il successo di romanzi storici e di trasmissioni televisive come “Passato e presente” e quelle di Alberto Angela; la discussione interna alle società degli storici sui rapporti tra storia e fiction; da ultimo,le reazioni suscitate dalla sospensione, ad opera del dirigente scolastico regionale, della professoressa di Palermo, accusata di non aver controllato, cioè censurato, un video prodotto autonomamente dai suoi allievi, tendente a suggerire analogie tra politiche del Fascismo e attuali politiche governative per i migranti.
La bulimia, si sa, come l’anoressia è una condizione patologica. In questo caso si ha l’impressione che la sovrabbondanza di informazione sia prevalentemente collegata alla cronaca e, come tale, destinata ad esaurirsi col progressivo oblio dei fatti che hanno generato la centralità dell’attenzione.
Sia chiaro: meglio questo che niente. Ma è opportuno richiamare tutti, al di là delle effimere ed episodiche manifestazioni di questi giorni, alla vera urgenza che bisogna affrontare: riportare la centralità della conoscenza storica nei processi e nei luoghi della formazione dei nostri giovani. Da questo punto di vista i segnali che invia ai cittadini il governo del paese sono inversamente proporzionali al clamore degli appelli, dei dibattiti, dei proclami. Le trenta ore di educazione civica nei programmi scolastici sono certo una buona cosa, di per se stesse considerate. Ma se sottraggono, come pare dagli orientamenti ministeriali, ore all’insegnamento della storia, si trasformano in un danno irreparabile. E ancora: non pare che appelli, fermenti, proteste abbiano indotto il nostro governo a fare marcia indietro sul tema di storia. Insomma la formazione alla coscienza storica, se si osservano più indici (ore, qualità dell’insegnamento, programmi, contrazione dei docenti, ecc.), sta diventando una questione sempre più marginale nella scuole e nell’università.
Per quel che ci riguarda e nei limiti di uno strumento come il nostro blog – dei quali siamo perfettamente consapevoli – noi continueremo a svolgere la nostra mission: storicizzare il presente per conoscere meglio il passato; confrontarci, anche perfezionando struttura, offerta e grafica de “L’identità di Clio”, con tutti gli strumenti e le agenzie che producono informazione e formazione storica.