APPUNTI PER UN CORSO SULLA SICILIA NELL’ETÀ MODERNA
Tra Mediterraneo ed Europa
La storia della Sicilia è influenzata dal respiro della realtà mediterranea ed europea con la quale interagisce in tutti i campi da quello politico, a quello economico, a quello culturale. Realtà con le quali la classe dirigente siciliana non si confronta acriticamente ma rielabora e riconduce ad una sua unità e peculiarità. Gli interscambi con il resto dell’Europa sono numerosi ed intensi. I libri stampati nei principali centri tipografici europei sono disponibili, in tempi sufficientemente rapidi, grazie all’intermediazione commerciale di Venezia, nelle librerie e nelle fiere siciliane dove librai ambulanti portano le loro cassette piene di volumi. Le mode del vestire e dell’adornarsi sono condizionate dalla disponibilità di tessuti, gioielli, oggetti, stampe che i mercanti stranieri rendono disponibili nelle loro botteghe. Un libraio francese, Bartolomeo Inbert «gallicus», ha la possibilità e la convenienza intorno agli anni 1510–1520 di aprire botteghe sia a Palermo sia a Messina, nelle quali vende stampe, libri e altri oggetti di lusso, quali valigie o guanti, che importa dalla Francia. La rivendita aperta dal francese non rappresenta un’eccezione per la realtà siciliana poiché nel mercato operano anche mercanti catalani, fiorentini, lombardi che offrono le loro merci più o meno pregiate comprese le stampe o i quadri. Immagini che contribuiscono a fare circolare nell’isola le mode, le tendenze artistiche, le scoperte geografiche. Accanto ai santi si appendono alle pareti nature morte, scene di paesaggio, scontri navali e galeoni in navigazione. La Sicilia si riempie di artigiani che provengono da tutta l’Europa: armaioli milanesi, sarti spagnoli, gioiellieri napoletani, guantai francesi.
Queste riflessioni fanno sì che, allorquando si cerca di sintetizzare in poche pagine il susseguirsi degli avvenimenti che caratterizzano la storia siciliana dell’età moderna, bisogna fare delle scelte per individuare momenti chiave che segnano dei passaggi strutturali condizionanti gli avvenimenti successivi. Una sorta di filo rosso che collega avvenimenti apparentemente slegati tra di loro ma che interagiscono con il respiro della storia europea. La Sicilia, definita come terra senza crociati, è in grado di assorbire e metabolizzare dominazioni straniere, culture ed esperienze politiche diverse, mantenendo una sua individualità ma ha, anche, la necessità di interpretare il suo ruolo mediterraneo di frontiera tra il mondo occidentale e quello musulmano. Un ruolo che può essere alternativamente di intermediazione o di baluardo. Può servire a fare arrivare in occidente l’oro del Niger attraverso le carovaniere sahariane e il suo grano, oppure trasformare l’isola in fortezza marittima del mondo occidentale contro l’assalto del turco.
La Sicilia si inserisce nel contesto della Corona aragonese
Questa sintesi prende l’abbrivio dalla fine del sec. XIV cioè dal momento in cui, con la spedizione dei Martini, la Sicilia si inserisce nel contesto della Corona aragonese. Un passaggio temporale e politico che contrassegna, oltre la definitiva conclusione dell’esperienza della monarchia indipendente, anche la fine del tentativo degli Angioini di riprendere possesso del Regno e l’inizio del coinvolgimento nella politica espansionistica catalana verso oriente. La Sicilia diventa sia uno dei principali punti di snodo della rotta degli schiavi che i mercanti della catalogna razziano o acquistano in Oriente e trasportano verso la penisola iberica, sia un importante mercato dove collocare panni catalani di media qualità acquisendo quote che erano in precedenza gestite da altre aree di produzione quale quelle toscane. I Bardi o i Peruzzi devono fari i conti con maiorchini, catalani, barcellonesi i quali con la loro aggressività, con i capitali e le merci di cui dispongono, cercano di acquisire il monopolio del mercato siciliano.
Altro momento importante è da individuare nell’espulsione degli ebrei dall’isola. Una decisione che contribuisce ad accentuare la frattura tra Oriente ed Occidente. La Sicilia, dando esecuzione all’ordine di allontanamento voluto dalla Corona aragonese, fa una scelta di campo che spezza definitivamente un collegamento con la Siria e l’Egitto gestito dagli ebrei siciliani, impoverisce l’isola di artigiani in grado di lavorare il ferro, fa cadere nell’oblio la conoscenza della lingua araba parlata nelle giudaiche siciliane dove si trovavano notai in grado di tradurre in latino documenti redatti in arabo o in ebraico.
La Sicilia si fa fortezza avanzata
La necessità di arrestare la spinta espansionistica turca nel Mediterraneo fa della Sicilia di Carlo V una fortezza avanzata, una retrovia preziosa sia per gestire la logistica delle flotte delle galere di combattimento sia per organizzare le armate destinate a tentare la conquista d’importanti piazzeforti dell’Africa del Nord quali Tunisi o le Gerbe. Le galere coinvolte nello scontro navale di Lepanto, senza i rifornimenti e i porti siciliani, si sarebbero trovate in difficoltà per prepararsi alla spedizione contro i turchi.
La guerra dei trenta anni e lo sviluppo del conflitto politico e religioso che insanguina il Nord dell’Europa, mutano le condizioni del rapporto tra la Spagna e la Sicilia. Le condizioni economiche peggiorano e l’isola è squassata da rivolte che, oltre a mettere in discussione l’ordine costituito, incidono sugli equilibri tra i gruppi di potere che gestiscono soprattutto le città.
L’esperienza spagnola volge al termine. I piemontesi prima e gli austriaci dopo, prendono possesso dell’isola, cercando di incidere sulle strutture economiche e sociali che presiedono al governo dell’economia e della gestione dello stato. Un intervento preceduto da analisi da parte di esperti sulla realtà siciliana e da informazioni statistiche puntuali e minuziose che forniscono un quadro sufficientemente veritiero delle difficoltà nelle quali si dibatteva il regno. Una sperimentazione breve che apre le porte alla successiva esperienza borbonica che porrà le basi di un profondo cambiamento strutturale e culturale che proietterà la Sicilia verso l’Unità.
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