Il barocco siciliano, l’architettura come linguaggio educatore del popolo
Metodo per educare le masse ma anche linguaggio del potere, il barocco siciliano racconta un’epoca di trasformazioni economiche e sociali, avvenute a cavallo tra il Sei e il Settecento
Il barocco siciliano: il linguaggio
Sviluppatosi nel primi del Seicento e cresciuto per importanza nel corso del secolo successivo, lo stile barocco nasce sia come contrapposizione al neoclassicismo che come linguaggio della Controriforma. Un’arte volta a impressionare il popolo manifestando il potere della nobiltà. Pensata affinché la gente ammirasse l’estro artistico e la complessità decorativa più che comprendere realmente il significato dell’opera; coinvolgendo totalmente sensi dell’osservatore per affermare la storia dei casati nobiliari (soprattutto spagnoli) come della Chiesa.
L’origine del barocco
Il termine “barocco” deriva dal portoghese barrôco (irregolare, contorto, bizzarro), utilizzato con accezione negativa per identificare uno stile irrispettoso dei canoni architettonici e artistici dell’epoca. Una corrente nata come affermazione delle idee legate alla Controriforma e per questo contraddistinto da una teatralità esuberante, accompagnata da una magniloquenza visiva fatta di torsioni dinamiche, giochi di luce e forte aumento tanto di linee curve quando di forme plastiche.
Il barocco siciliano e lo spirito creativo iberico
Ancora prima di giungere in Sicilia, nascendo tra Portogallo e Spagna, il barocco cresce e si sviluppa nella penisola iberica come la nuova forma espressiva con cui la classe dirigente riscrive il passato. Questa accezione viene resa possibile dalla forza persuasiva di un’arte ricca tanto dal punto di vista formale quanto da quello simbolico, dove l’ampio utilizzo delle decorazioni floreali accompagna il racconto di gesta eroiche capaci di affascinare o impressionare l’osservatore.
Il linguaggio dell’eccesso
Giunto nell’isola quasi un quarto di secolo dopo rispetto allo sviluppo iberico, il barocco siciliano possiede le caratteristiche di un linguaggio volto all’eccesso visivo, che viene canonizzato nel 1968 da Anthony Blunt (spia britannica ed esperto d’arte) nel suo libro “Barocco Siciliano”.
Uno stile ancora più ricco ed esagerato rispetto a quello continentale, contraddistinto da un maggiore decorativismo e un più ampio quanto complesso senso scenografico, capace di riflettere la storia sociale dell’isola e la decadenza della sua nobiltà.
Il barocco siciliano: elementi ricorrenti nell’arte e nell’architettura
Il barocco siciliano è uno stile architettonico drammatico, dotato di una forte teatralità. Riccamente decorato con gruppi scultorei plastici e compositi, ma soprattutto dotato di grande fluidità nelle strutture curvilinee così come nelle volute. Innegabilmente contrapposto alla solenne austerità nordica, possiede un dinamismo reso possibile dalla combinazione di vari elementi, tra cui:
- L’utilizzo massiccio di mascheroni e putti sia in chiave decorativa che architettonica
- La presenza di balconate in ferro battuto, spesso ornate da complessi motivi floreali
- La presenza di ampie scalinate esterne dalla forma curvilinea
- Facciate concave o convesse, con molte rientranze volte a creare giochi di luce
- Campanili posti sulla facciata delle chiese invece che in torri separate
- Colonne di sostegno indipendenti dalla struttura delle facciate
- Interni, in particolare delle chiese, con pavimentazioni, intarsi e rivestimenti in marmo
Il quadrivio di Palermo e l’architettura barocca
Stando ai resoconti storici, il quadrivio dei Quattro Canti di Palermo rappresenta la prima opera di architettura barocca realizzata nell’isola e giunta sino a oggi. L’incrocio monumentale delle due direttrici principali del capoluogo siciliano, è stato edificato tra il 1609 e il 1620 dagli architetti Giulio Lasso e Mariano Smiriglio (il secondo ha lavorato anche ai progetti per l’Arsenale di Palermo e Porta Felice), considerati i primi ad avere introdotto lo stile nella regione.
L’architetto e teorico dell’arte Guarino Guarini
Tra il 1660 e il 1662, Guarino Guarini costruisce a Messina i primi esempi riconosciuti di barocco siciliano, edificando le chiese della Santissima Annunziata e di San Filippo Neri, entrambe andate purtroppo distrutte durante il terremoto del 1908.
Con Guarini inizia ufficialmente quello che viene definito il primo periodo del barocco siciliano, durante il quale sorgono monumenti isolati e chiese solitarie, ancora lontane da quello che sarà il pieno sviluppo del fenomeno.
Lo scultore e stuccatore Giacomo Serpotta
Tra i primi protagonisti del barocco siciliano, lo scultore e stuccatore Giacomo Serpotta si distingue per la pregevolezza dei propri lavori. Stucchi, gessi e marmi dotati di straordinaria delicatezza e leggiadria, dai drappeggi spesso delicati e le forme ricche di dettagli. Tanto che molte chiese palermitane devono alla sua maestria parte del loro fascino. Opere di un artista i cui lavori, oltre che all’interno di vari musei civici del capoluogo, possono essere ancora ammirati presso:
- La chiesa della Gancia
- La chiesa di Casa Professa
- La chiesa della Badia Nuova
- La chiesa si Sant’Orsola
- L’oratorio dei Bianchi
- L’oratorio di Santa Cita
- L’oratorio di San Domenico
- L’oratorio di San Lorenzo
ll barocco nelle province siciliane
Del secondo e del terzo periodo del barocco siciliano, con l’esclusione di alcuni comuni delle altre provincie (come San Martino delle Scale o San Giuseppe Jato nel palermitano) è protagonista indiscussa l’area sud orientale della regione, quella Val di Noto che nel 1693 venne rasa al suolo da una serie di devastanti terremoti.
Sotto la supervisione dei viceré spagnoli dell’epoca, i centri abitati colpiti dal sisma vennero ricostruiti seguendo i dettami dello stile barocco nella sua accezione siciliana. Dalla tragedia sorsero città e paesi che ancora oggi devono la loro bellezza a monumenti, chiese e luoghi di interesse pubblico (come ville e giardini) riconosciuti nel 2002 dall’Unesco patrimonio universale dell’umanità. Tra questi centri dell’isola ci sono tre capoluoghi di provincia (Catania, Ragusa e Siracusa) e la piccola Scicli, che per anni ha fatto da sfondo per le avventure televisive del Commissario Montalbano creato dalla penna di Andrea Camilleri.
Noto e Modica, le perle barocche in Sicilia
Indiscusse perle del barocco siciliano sono le cittadine di Noto e Modica. Situate rispettivamente nelle provincie di Siracusa e Ragusa, sono entrambi centri abitati completamente ricostruiti in stile barocco dopo io sisma del 1693.
Località riedificare con una particolare attenzione scenografica nei confronti dell’urbanistica. Una realizzazione che rende le due città dei veri e propri teatri a cielo aperto. Le architetture dei due paesi sono infatti studiate per integrarsi le une con le altre a livello ambientale, risultando simili ad un set cinematografico per la perfezione geometri nella disposizione di edifici e strutture. Strutture equilibrate anche a livello decorativo per non sbilanciare l’effetto visivo dato dalla presenza contigua di così tante chiese e palazzi barocchi.
Per approfondire:
“Palcoscenici del mondo nella Palermo barocca – L’universalismo della monarchia spagnola” è un breve saggio sul barocco siciliano scritto da Rossella Cancila, docente ordinaria di Culture e società all’università di Palermo.
Edito nel luglio del 2018 da Palermo University Press, all’interno della collana Frammenti, il libro esplora il concetto di universalismo della monarchia cattolica degli Asburgo di Spagna. La ricerca viene svolta analizzando due aspetti fondamentali dell’esistenza umana: la ritualità civile e quella funebre, ossia il volto laico e quello religioso del potere, manifestato come elemento politico e impianto ideologico sul quale si reggeva la forza monarchia spagnola. Il fulcro della narrazione ruota intorno alla vita e la morte Filippo IV, concentrandosi su due momenti specifici.
Da un lato la realizzazione nel 1661 del complesso marmoreo a lui dedicato, illustrato dal notabile Angelo Strano e dall’altro le sue esequie, svoltesi nel 1665 presso la cattedrale di Palermo e raccontate dal padre teatino Girolamo Matranga. Un volume, questo, che aiuta a comprendere tanto l’idea che sta dietro il linguaggio del barocco siciliano quanto la complessità della sua realizzazione.