Bottini e fanghi da depurazione: tra agricoltura e compostaggio?
di Alberto Pierobon – Consulente esperto in materia ambientale (in particolare rifiuti), servizi pubblici e tariffazione
Il casus belli
In una città del Sud i trasportatori dei cosiddetti “bottini” prelevano il materiale prodotto anche dalle famiglie (depositati in serbatoi/cisterne/grotte naturali tramite le tubazioni delle case di moltissimi cittadini): si badi, solo il 30% della popolazione di quel- la città è collegato e usufruisce della rete fognaria. I trasportatori conferiscono poi il materiale a un impianto pubblico di depurazione intermedio al fine di operare un pretrattamento. Qui viene separata la frazione solida dalla frazione acquosa; la frazione solida così separata viene conferita col CER 19.08.05 agli impianti di compostaggio della zona.
In seguito a provvedimenti di una Procura della Repubblica questi impianti di compostaggio sono stati sequestrati in quanto i fanghi ivi conferiti (non necessariamente derivanti dai reflui domestici) presentavano valori elevati per talune sostanze (per lo più imputabili a industrie, es. metalli pesanti). I trasportatori, in forma di associazione, lamentano che non possono conferire il materiale agli impianti di compostaggio che sono attualmente chiusi, appunto, per ordine dell’A.G.; propongono, quindi (a loro spese), di trattare o far trattare il materiale (togliendo l’acqua) con filtropressa onde poi conferire il medesimo materiale agli impianti di compostaggio, sempre che si persuada nel frattempo l’A.G. a riaprire quegli impianti di compostaggio quantomeno (da subito: visto che per loro non ci sarebbero elementi di preoccupazione) so- lo per il flusso dei fanghi derivanti dai reflui da utenza domestica.