Fiducia privata e fiducia sistemica ai tempi del Coronavirus
I cittadini, le istituzioni e la negoziazione di un rapporto
Nelle pagine seguenti si parlerà del ruolo che la fiducia rivestito durante la pandemia da Covid-19 in Italia nel rapporto tra i cittadini e le istituzioni.
La questione verrà affrontata su tre livelli diversi: quello della fiducia che i cittadini hanno accordato alle istituzioni; quello, viceversa, della fiducia che le istituzioni hanno chiesto ai cittadini; quello, infine, della fiducia che sempre i cittadini dovrebbero accordare alle istituzioni in una società democratica seppur in una situazione di emergenza.
Certamente siamo consapevoli della complessità semantica del concetto di fiducia e che rispondere alla domanda “Che cos’è la fiducia?” non è possibile in modo univoco. Perché si tratta di un concetto multi-dimensionale, il cui significato dipende da molteplici indicatori e può variare con il variare delle dimensioni e dei livelli che si prendono in considerazione. Allo stesso tempo, siamo altrettanto consapevoli di come la fiducia sia una componente essenziale dell’intensione del capitale sociale.
Già da tempo, nella storia della cultura occidentale, è stata considerata come un aspetto fondamentale della nostra vita sociale. In epoca moderna i contrattualisti inglesi come Locke la ritenevano un vincolum societatis necessario per il passaggio dallo stato di natura a quello positivo. Così come, in ambito sociologico, Luhmann ha descritto la fiducia come ciò che rende possibile la maggior parte delle azioni che compiamo nella vita quotidiana. Un individuo non potrebbe neanche alzarsi dal letto senza avere fiducia in qualcosa.
Una prima distinzione necessaria è quella tra la fiducia che si mette in azione tra singoli individui, ossia in un rapporto privato, e quella che riguarda il rapporto tra gli individui e le istituzioni, cioè rivolta a sistemi astratti, simbolici o esperti. Per comprendere la differenza tra queste due tipologie è importante l’equilibro tra conoscenza e ignoranza nelle dinamiche fiduciarie poiché esso è declinato diversamente a seconda che si tratti di fiducia privata o di fiducia sistemica.
Come ci ricorda Giddens, nel primo caso c’è un alto grado di conoscenza, poiché un individuo accorda la fiducia ad un altro sulla base del fatto che lo conosce bene, “sa” come si comporterà in differenti situazioni e pensa che alter soddisferà le sue aspettative. In questo caso si può parlare di un alto grado di affidabilità che deriva da un alto grado di conoscenza prolungata dell’altro. A mio avviso, proprio perché siamo convinti di conoscere benissimo colui a cui concediamo la nostra fiducia, nelle relazioni private si finisce per fidarsi totalmente ad alter, non mettendo più in discussione la sua affidabilità. Dunque, anche se in questo tipo di rapporto c’è una minima percentuale di rischio (perché può sempre succedere che alter si comporti in maniera diversa da come ci si aspettava) in generale si tratta di un sentimento confortante che difficilmente viene messa in discussione. È questa, per dirla più semplicemente, che ci fa vivere bene con gli altri nelle relazioni interpersonali.
Diverso è il caso della fiducia sistemica, soprattutto nelle società moderne ipercomplesse in cui le istituzioni, le strutture sistemiche, astratte sono tante e le informazioni ad esse legate ancor di più. In questo caso il rapporto tra conoscenza ed ignoranza è differente rispetto alla fiducia privata, poiché ciò che l’individuo ignora è più di ciò che conosce. Di conseguenza il rischio nel concedere fiducia ad una struttura astratta è molto alto perché non la si conosce bene ed in maniera prolungata come in un rapporto interpersonale.
Paradossalmente, però, anche se il rischio è molto alto, la fiducia sistemica nelle società complesse è molto vantaggiosa. Non potendo conoscere e controllare tutto, i singoli individui l’accordano a chi in questo o quel campo, in questo o quel contesto, garantisce di avere una conoscenza ed una competenza maggiore. A causa del deficit di conoscenza che caratterizza la fiducia sistemica e del rischio che essa comporta, il soggetto che concede la fiducia deve rimanere sempre attivo e vigile criticamente nei confronti delle istituzioni.
Analogamente le istituzioni e strutture sistemiche devono continuamente guadagnarsi la fiducia diminuendo il rischio, aumentando le conoscenze dei soggetti e coinvolgendoli. Bisogna, però, considerare, come Luhmann ci suggerisce, che la fiducia sistemica può attuare la riduzione del rischio e della complessità sociale in due diversi modi. Con mezzi drastici, ossia tramite coercizione dei soggetti che si fidano dell’istituzione facendo leva sulla paura, mantenendo il deficit di conoscenza e creando uno squilibrio di potere, conoscenza e libertà tra gli individui che concedono la loro fiducia e l’istituzione a cui è concessa; o con mezzi più morbidi e rispettosi delle libertà individuali, attraverso negoziazioni continue e arbitrati tra parti che si riconoscono reciprocamente secondo un’interazione libera. È, a nostro avviso, soltanto in questo secondo caso che la fiducia sistemica si può correttamente realizzare all’interno di società democratiche complesse in cui l’incertezza, la variabilità e il rischio sono costitutive e necessitano di un ruolo attivo e critico di tutte le parti in gioco.
A questo punto possiamo tornare alla questione iniziale: come ha funzionato la fiducia durante il periodo più duro della pandemia e cosa possiamo imparare da quest’esperienza. Alla luce di quanto detto, la fiducia di cui parliamo è di tipo sistemico perché riguarda il rapporto tra i singoli individui, e cioè i cittadini, e strutture astratte come lo Stato, le regioni, ma anche le commissioni tecnico-scientifiche di esperti.
Cosa è successo però in relazione ai tre livelli di cui si è parlato all’inizio? Nel primo caso, ossia quello che riguarda la fiducia che i cittadini hanno accordato a strutture come le istituzioni, si è verificato che la maggior parte di loro hanno concesso a soggetti astratti pubblici una fiducia privata.
Ciò ha comportato un affidarsi totalmente dei cittadini alle istituzioni, che ha implicato in molti casi una remissiva e acritica accettazione dei modelli di comportamento imposti. Il riconoscimento alle istituzioni di tale fiducia privata, quando in realtà si tratterebbe di una fiducia sistemica, deriva dall’errata convinzione, probabilmente dettata dall’incertezza della situazione, che tali istituzioni abbiano competenze e conoscenze inconfutabili ed incontrovertibili da cui consegue la loro affidabilità certa.
Nel secondo caso, ossia quello che riguarda il tipo di fiducia che le istituzioni hanno preteso dai cittadini, si è realizzata ciò che abbiamo definito un approccio di tipo sistemico tramite mezzi drastici. Infatti, le istituzioni hanno ottenuto la totale fiducia dei cittadini attraverso un modello coercitivo basato sulla poca informazione, sull’alimentazione della paura e sull’obbligo di rispettare delle leggi imposte dall’alto che spesso hanno coinciso con una limitazione sostanziale della libertà individuale.
Infine, siamo giunti al terzo ed ultimo livello, quello della fiducia che avrebbe dovuto caratterizzare il rapporto tra individui ed istituzioni in questa situazione di emergenza. Dunque, ribadendo che si tratta di fatto di una fiducia sistemica (perché da un lato abbiamo singoli soggetti privati e dall’altro lato strutture sistemiche complesse) essa avrebbe dovuto fondarsi su un rapporto tra contraenti alla pari. Che hanno ruoli, competenze e conoscenze differenziate all’interno della società, ma che devono rispettarsi l’un l’altro, considerandosi reciprocamente sempre parti attive nella costruzione di tale rapporto di fiducia.
In conclusione, gli individui non dovrebbero affidarsi completamente alle istituzioni rinunciando ad un ruolo attivo e ad un progresso delle loro conoscenze che, invece, li renderebbe protagonisti reali delle loro scelte. E le istituzioni non dovrebbero intendere la fiducia come un modo per controllare i cittadini giocando sul piano della paura, della scarsa o errata comunicazione e della costrizione tramite obblighi di legge. Dunque riteniamo che alla base di tale fiducia sistemica è auspicabile che stia sempre, ed ancor di più in situazioni di emergenza, ciò che abbiamo definito un’interazione libera tra le parti.
Riferimenti bibliografici:
Luhmann N, La Fiducia, Il Mulino, Bologna, 2002.
Giddens A., Le conseguenze della modernità, Il Mulino, Bologna, 1994
Locke J. , Due trattati sul governo, 1689, Utet, Torino, 2010.