Gli orologi nel Collegio Massimo e nelle “Case” dei Gesuiti a Palermo
Il tempo, la sua misurazione e la città
Nelle storie scritte del Collegio Massimo abbiamo (sinora) rinvenuto soltanto tre notizie relative alla presenza di “orologi”: la prima è del 1833, quando “fu necessario di metter mano a fabbricare una quinta camerata [per l’aumento del numero dei convittori]. Si pensò di sollevare un altro piano vicino al grande orologio”.
La seconda è una fotografia pubblicata nel 1924 nell’Annuario del R. Liceo Ginnasio Vittorio Emanuele, che ci mostra un imponente orologio a due quadranti sovrapposti, che dall’alto del braccio settentrionale domina centralmente il cortile del Collegio.
I due quadranti sono inseriti in una alta (possiamo valutarne l’altezza in almeno sei metri) struttura di forma barocca quasi cuspidata, raccordata alla muratura sottostante da volute; affiancano questa articolata architettura sei torce lapidee. La fotografia (fatta alle ore 11.55, come mostrano bene le lancette) è l’unica testimonianza del manufatto: la fastosa sagoma, probabilmente coeva dei lavori attuati nel Collegio tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo, modifica l’aspetto complessivo del cortile, marcandone l’assialità con l’ingresso sul Cassaro, ma soprattutto conferendo, in sintonia con la originaria coloritura delle pareti e la loro decorazione, un deciso aspetto scenografico.