La spirale del tempo
Il viaggio nei secoli: dall’araba fenice all’incursione del medico Ingrassia a Palazzo delle Aquile
Uno scrittore di fantascienza non è tale se non si è esercitato almeno in un suo scritto sul tema dei viaggi nel tempo. Un percorso letterario quasi obbligatorio per liberare in ciascuno di noi quel quid psicologico legato all’impossibilità di fuggire dalla spirale del tempo personale, nella quale veniamo inglobati dalla nascita. In questo senso, rileggere il romanzo di Graham Hancock “La spirale del tempo” serve a comprendere i meccanismi psicologici che spingono ad immaginare questi ipotetici spostamenti nei diversi piani del tempo.
Scrivere sul viaggio nel tempo va di pari passo con il mito dell’eterna giovinezza, con la scoperta di elisir in grado di farci uscire dalla nostra personale spirale temporale e proiettarci in una realtà completamente diversa. I miti della fenice (che muore bruciata dopo una esistenza di 500 anni e che rinasce dalle sue ceneri) insieme a quello della fontana della giovinezza (e simbolo d’immortalità) sono fortemente presenti nella nostra realtà mediterranea e siciliana.
La fonte dell’eterna gioventù è presente nei cicli pittorici del soffitto dello Steri, accanto a quello dei due amanti, Tristano e Isotta, così come la figura della fenice che arde e si rigenera è raffigurato in diversi arazzi seicenteschi che adornavano le pareti dei palazzi nobiliari siciliani.
Il Covid non molla la sua morsa, i Dpcm imperversano, gli esperti si susseguono sugli schermi televisivi senza dare certezze, a Palermo le salme si accumulano nei capannoni cimiteriali senza trovare lo spazio dove seppellirli. Bisogna trovare un esperto in grado di coordinare gli sforzi delle diverse realtà territoriali nella lotta contro il virus.