Le ricadute positive del piano e DDL sulla vita quotidiana
Pagare meno, avere buoni servizi e più cura dell’ambiente. Lo chiedono i cittadini
Bolletta meno salata, servizio puntuale, rispetto dell’ambiente. Ogni cittadino valuta l’intero settore dei rifiuti, e tutte le politiche adottate dai governi, sulla base di questi semplici e concreti aspetti. Pago di meno? L’immondizia viene ritirata senza problemi? Stiamo rispettando l’ambiente? Se questo accade, il sistema è valutato funzionante.
E come dare torto ai cittadini? Il problema è che, dietro a questi risultati, ci sono scelte strategiche e un lavoro molto complesso che in Sicilia purtroppo sconta decenni di ritardi.
A livello nazionale la gestione dei rifiuti è regolata da norme improntate all’efficienza e che rispondono a logiche di razionalizzazione, generando di conseguenza economie di scala. Il controllo e la pianificazione sono affidati a enti pubblici, mentre il gestore è un altro soggetto – che può essere una società in house, un privato o una società mista – in ogni caso individuando il privato con procedura di evidenza pubblica. Questi ambiti territoriali si occupano del servizio su un’ampia base geografica consentendo di ridurre i costi e garantendo un controllo capillare sulla gestione.
In Sicilia questo meccanismo è stato per anni tradito, generando un caos nel settore a discapito dei cittadini. Soggetto controllore e gestore erano addirittura un unico ente con gli Ato, e la natura privatistica dell’ambito territoriale non è mai venuto meno neanche con le Srr. È una situazione stigmatizzata da Corte dei Conti, Autorità Anticorruzione, Autorità per la libera concorrenza e che produce effetti negativi sul quotidiano. Il controllo pubblico è praticamente venuto meno e il servizio è stato spesso frastagliato e affidato a una miriade di stazioni appaltanti: a volte rappresentate anche da un singolo Comune che si è fatto carico a suo rischio di affidare a livello locale il servizio con proroghe e procedure emergenziali.
Il disegno di legge per la riforma della governance – presentato in aula dal governo regionale per mano dell’assessore Alberto Pierobon – punta proprio ad allineare la nostra isola con il resto d’Italia, istituendo per la prima volta le Ada. Si tratta di enti pubblici che corrispondono ai vari territori provinciali, con compiti di controllo e programmazione. La gestione verrà delegata a dei soggetti pubblici, privati o misti. E ogni territorio provinciale punterà all’autosufficienza nel trattamento e smaltimento (realizzando o completando l’impiantistica, evitando che i rifiuti debbano viaggiare da un punto all’altro della Sicilia, grazie anche alle regole introdotte dal piano che consentiranno uno sviluppo impiantistico efficiente e trasparente) riequilibrando la presenza del pubblico con quella del privato.
In questo quadro si registrerà inevitabilmente una riduzione di costi e dell’impatto ambientale, così come la gestione del servizio verrà affidata a soggetti probabilmente più attrezzati e autorevoli rispetto alla miriade di ditte locali che oggi imperversa, a volte senza garantire le tutele contrattuali dei lavoratori. Tale impostazione contribuirà a potenziare la raccolta differenziata e dunque a ridurre lo smaltimento in discarica (come ormai progressivamente avviene da alcuni anni), favorendo al contempo il riciclo e il recupero di materia in linea con le direttive europee. Ci vorrà tempo e un attento lavoro di pianificazione: il governo regionale sta mostrando già i primi risultati con la percentuale di raccolta differenziata, che in circa due anni è raddoppiata e gli impianti pubblici che stanno aumentando in termini di progetti e iniziative in corso.
La strada è ancora lunga, ma di certo abbiamo imboccato quella giusta per consentire alla Sicilia di allinearsi con il resto d’Italia e di poter ribaltare tra qualche tempo i benefici direttamente sui cittadini. Che a quel punto troveranno la risposta che hanno sempre cercato: paghiamo di meno, il servizio è efficiente, l’ambiente ne sta beneficiando.