L’orizzonte del tempo
Passeggiata fra filosofi, correnti, scienza e teorie
Se il tempo potesse parlare, alla domanda su cosa esso sia forse risponderebbe con ciò che già Sant’Agostino aveva ammesso: «se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più».
Nonostante tutto, la domanda su cosa sia il tempo tormenta la mente dei filosofi fin dalla nascita stessa dell’amore per la sapienza.
Fin dal principio, infatti, i padri della filosofia hanno cercato di comprendere cosa fosse il tempo e quale potesse essere il suo legame con l’altra dimensione che ha generato non pochi dibattiti, lo spazio. Ne è emersa una visione ciclica del tempo legata all’idea di un movimento che riproducesse quello dell’alternarsi delle stagioni, in cui ogni cosa sarebbe dovuta ritornare sul palcoscenico del presente dopo aver compiuto il suo ciclo.
A partire dai testi di Platone e Aristotele è possibile rintracciare una concezione del tempo anche all’interno del pensiero di quei filosofi cronologicamente antecedenti che, cercando di dare una spiegazione della natura che li circondava, non avevano potuto non imbattersi nella temporalità.
In un frammento del miletese Anassimandro si può leggere di un ordine del tempo secondo il quale le cose che si trasformano si rendono giustizia. Cosa volesse dire il filosofo con queste parole è stato oggetto di ampie interpretazioni successive, e le sue parole hanno alimentato la curiosità di tutti colore che cercassero il senso da assegnare a questo ordine temporale.