Speranza – Foglietto illustrativo
Un bugiardino semiserio nei tempi di una timida ripresa
Legga attentamente questo foglietto prima di prendere questo medicinale perché contiene importanti informazioni per lei.
- Conservi questo foglio: potrebbe aver bisogno di leggerlo di nuovo.
- Se ha qualsiasi dubbio si rivolga alla filosofia.
- Questo medicinale non è stato prescritto solo per lei. Lo dia ad altre persone che hanno i suoi stessi sintomi, non è pericoloso.
- Possibili effetti indesiderati.
Cosa serve sapere prima di assumere la Speranza
In questi lunghi giorni di isolamento sociale forzato, è capitato a tutti di stare spesso affacciati alla finestra per vedere quel mondo a cui sembriamo non appartenere più. Durante questo stare alla finestra mi è ritornato alla mente un meraviglioso incipit:
È dolce, quando i venti sconvolgono le acque nel grande mare, guardare da terra la grande fatica di un altro non perché sia un lieto piacere che soffra qualcuno, ma perché è dolce vedere da quali mali tu stesso sia privo.
Era l’attacco del II libro del De Rerum Natura di Lucrezio (I secolo avanti Cristo). Da quel giorno, mi piace ricordare quel libro come la descrizione di un “naufragio con spettatore”.
Secondo Epicuro, il saggio può raggiungere l’atarassia esclusivamente isolandosi dalla società e innalzando intorno a sé barriere solide e difensive contro ogni turbamento che possa arrivare dall’esterno. Del resto il sapiente epicureo, facendosi spettatore del mondo, vede davanti ai suoi occhi il risultato dell’inarrestabile danza e del continuo turbinio di atomi il cui movimento dipende soltanto dal cieco caos. Ed è così che l’intero universo – e non solo la vita umana – può configurarsi agli occhi di Epicuro come l’esito di un naufragio.
Possiamo trovare conforto oggi in questo incipit? Può sedare le nostre angosce? Può essere utile rileggerlo in un momento in cui questo naufragio sembra essere collettivo? Ora che la paura ci accomuna? Non credo. Queste parole non ci consolano più. Occorre cambiare terapia.
A cosa serve la Speranza
La nostra malattia per ora è la paura. Quest’ultima nasce quando temiamo qualcosa che potrebbe verificarsi. Questo sentire crea dolore, tristezza e sofferenza. Il sentimento opposto è provare speranza. Questo accade quando l’uomo si augura che accada qualcosa che potrebbe procurargli gioia, felicità, nonostante non abbia nessuna certezza che ciò si possa concretamente avverarsi.
Di fronte a questi nuovi scenari dell’incertezza non ho potuto, quindi, che ripensare a Baruch Spinoza, al “Cristo dei filosofi” come lo definisce Deleuze. Spinoza, nella sua “Etica”, pubblicata postuma nel 1677, analizzando gli affetti umani, riconosce il senso di fragilità e di incertezza nel muoversi, intrinseco alla vita, di paure e speranze. Per Spinoza, gli uomini che sono in balia di queste passioni sono decisamente più fragili, trascinati da una parte e dall’altra, come durante un naufragio, tra speranze e timori. In questo odierno naufragio oscilliamo tra “incostanti tristezze” e “letizie incostanti”. Paure e speranze, nel loro stretto contatto con il dubbio, esprimono bene l’inquietudine dell’animo umano.
Modo di somministrazione: come prendere la Speranza
Il mondo che, da spettatori, abbiamo avuto davanti ai nostri occhi in questo lungo periodo non può essere accettato così com’è, pieno di paura e angoscia per il futuro, così se assumiamo, ogni giorno anche a piccole dosi, la Speranza il mondo ci sembrerà in movimento, in evoluzione, in perenne trasformazione.
Dobbiamo imparare ad esercitare la speranza, perché essa è un fattore di conoscenza e di progresso. Sperare significa sforzarsi di vedere il muoversi delle cose, il loro evolversi, il loro modificarsi. Essa permette al pensiero di articolarsi in un modo che va oltre l’immediatezza del vissuto. È grazie alla Speranza che facciamo esperienza, un tipo di esperienza che modifica anche la temporalità in cui siamo immersi: senza farci rinunciare al presente in nome di un imprecisato e incerto futuro, è in grado di fermare l’attimo sospendendone la furia, a volte cieca, facendoci vedere quel qualcosa che manca nell’attimo che stiamo vivendo. Opaco al nostro sguardo che contempla il mondo là fuori, ma che si apre nella misura in cui il conoscere è guidato dall’attesa e dal desiderio del cambiamento. La speranza è una vis conoscitiva che fa parte della natura umana e che organizza i nostri sforzi di comprendere ciò che è ma senza rassegnarci all’idea che esso sia un’ultima parola.
Possibili effetti indesiderati
La Speranza non è un deus ex machina calato dall’alto come ultima risorsa, la Speranza non è la fiducia. Nel secondo volume de “Il principio speranza” (pubblicato in tre volumi dal 1953 al 1959), Ernst Bloch afferma: «Se non deludesse non sarebbe speranza», ma essa «pianta sempre di nuovo una bandiera sull’asta, anche nel tramonto, anche quando non viene accettata, anche quando non è così potente. La speranza non è fiducia, perché è assediata da rischi, essa è la consapevolezza del rischio, il rischio che si installi, dentro di noi, il pensiero dell’opposto di ciò che si può continuamente e possibilmente sperare». Dobbiamo imparare a sperare e a correre i rischi che la Speranza comporta.
Come conservare la Speranza
Mettendo, a volte, da parte la paura, vivendo l’ordinarietà conservando ed esercitando la fiducia nell’esercizio della ragione.
Produttore deLla Speranza
La mente umana.