Le chiese barocche di Palazzolo Acreide
Il barocco ibleo nelle sue peculiarità storico, artistiche e architettoniche
Le chiese barocche di Palazzolo Acreide rappresentano un unicum nel panorama artistico ibleo. All’indomani del terremoto del 1693 furono diverse le maestranze e i grandi artisti che contribuirono, attraverso le loro opere, ad arricchire il patrimonio culturale del territorio, lasciando un’impronta indelebile in questo angolo di Sicilia.
Un nuovo Rinascimento che si è espresso in forme architettoniche e artistiche ancora più fastose, dopo che la furia distruttrice del sisma aveva provocato una cesura netta con il passato, cambiando radicalmente il paesaggio antropico.
I protagonisti di questa stagione di rinascita artistica, così dinamica e fastosa, furono capimastri e architetti come Giuseppe Ferrara, Fra’ Michele da Ferla, i Mastrogiacomo, Rosario Gagliardi, Francesco Paolo Labisi, Giovan Battista Cascione, Vincenzo Sinatra, Luciano Alì, Michelangelo Di Giacomo, per citarne solo alcuni.
Il loro operato andava di pari passo con le maestranze composte da muratori, carpentieri e scalpellini. Questi ultimi, in particolare, ebbero un ruolo molto importante, in quanto diedero libero sfogo ad una ricca e fantasiosa decorazione che si può ancora ammirare nel territorio e a Palazzolo Acreide in particolare.
La maestria della loro rappresentazione plastica e volumetrica rimane tutt’oggi la firma esclusiva di questi grandi autori del barocco locale. Un barocco che, seppur periferico e lontano dai principali centri di irradiazione culturale, presenta comunque degli elementi unici.
La scena artistica iblea, negli anni della post-ricostruzione, fu anche un luogo in cui si confrontarono pittori e artisti provenienti soprattutto da Palermo, come Vito D’Anna, Giuseppe Crestadoro e Gioacchino Gianforma che, oltre a realizzare le loro opere, influenzarono con la loro conoscenza il panorama artistico locale.
Palazzolo Acreide ritornò ad essere, nel XVIII secolo, un importante punto di contatto e confronto tra gli artisti che vi operarono così come lo era stato nel corso del XV secolo quando ospitò due grandi pilastri del Rinascimento italiano e meridionale in particolare: Antonello da Messina e Francesco Laurana.