CORSI E RICORSI DELLA FORMA IMPERO – SECONDA PARTE
Semantica storica
Imperium in Occidente significa comando, potere assoluto, ma anche territorio soggetto alla giurisdizione imperiale, cioè il termine unisce forma del potere e spazio del potere. Nel Medioevo Iuris – dictio significa re – giudice, Iurisdictio plenissima è quella dell’imperatore, re-divinità al vertice di un ordine gerarchico prestabilito, formato da anelli intermedi. La natura, la forma e la sostanza del potere precedono dunque la forma giuridica della potestà imperiale.
Andiamo in Oriente. In Cina sono identificabili tre fasi. In una prima cielo e sovrano formano un’unica identità, quindi il cielo può destituire l’imperatore. Nella seconda fase, l’epoca Zhou (1045-221 a. C.) è stabilita la successione ereditaria. Nella terza fase, quella definita vera e propria “epoca imperiale”, dal 221 a.C., Ying Zheng si proclama “primo augusto imperatore di Qin”, mediatore tra cielo e terra, ambisce ad essere il primo sovrano di una dinastia senza fine. L’impero in Cina, dunque, emerge con l’ambizione di fondare una teocrazia: l’imperatore fa parte di una triade cielo/uomo/terra, ma progressivamente enfatizza il proprio ruolo appropriandosi di spazi, tempi e poteri degli dèi.
Il rapporto tra lingua e potere imperiale è assai stretto. Due esempi. Il primo: tra il 700 e il 200 a. C. l’aramaico è la lingua di tre imperi, neoassiro, neobabilonese, achemenide. Il nesso tra lingua del potere imperiale e potere imperiale della lingua è assai stringente. Il latino dopo l’aramaico è il secondo esempio. Imperator ha significato totalizzante18. Augusto princeps rinvia al profilo militare, unione di tutti i poteri. L’imperium-potestas è il potere nuovo del princeps, ma conserva le istituzioni repubblicane. Nel pater patriae si esalta la pace e l’ordine politico (si ricordi Virgilio, imperium sine fine, aeternitas e stabilità come componenti dell’ideologia imperiale). Il culto del sovrano è legato all’origine al potere carismatico di Augusto. Il III secolo segna il passaggio dal principato al dominato, il graduale declino del potere senatorio
18 Per quanto segue, cfr. Musi, L’impero spagnolo, in “Filosofia Politica”, XVI, 2002, pp. 37-38 in particolare.
e delle sue prerogative politiche di contro all’ascensione dell’ordine equestre e del ceto militare e il rafforzarsi del potere imperiale. Ne sono rappresentazioni il rivestimento dei tratti solari dell’ideologia imperiale nella crisi del III secolo, l’introduzione del culto pubblico del sole (un monoteismo da contrapporre a quello cristiano sotto Aureliano), il fondamento divino del potere, l’indirizzo assolutistico dell’impero con Diocleziano, il monoteismo come fondamento teologico della monarchia di Costantino.
L’analisi del rapporto fra semantica e storia degli imperi dimostra che non è apprezzabile la dicotomia tra dimensione teocratica orientale e dimensione laica occidentale. Le due dimensioni convivono sia a Oriente che a Occidente: il significato sacrale del potere imperiale è tratto comune.
Fra Tardo Antico e Medioevo “impero” e “unità imperiale” mostrano una più complessa evoluzione semantica. L’unità imperiale di Giustiniano dura poco. E’ Carlo Magno che riprende il progetto di Teodorico e dei Longobardi, l’unità romano-germanica. Il nuovo impero d’Occidente nasce col sostegno della Chiesa per mettere da parte Bisanzio e i Longobardi. Ma l’impero carolingio è di natura personale: la nozione di “impero” è estranea alla mentalità collettiva del IX secolo. L’Imperium teutonicum con gli Ottoni I, II e III stabilisce la centralità germanica, che si consolida con Federico II e la sua idea di impero. La crisi, con la sua morte nel 125019.
Una tappa importante della semantica storica di “impero” è nel De Monarchia di Dante, soprattutto mel libro primo di quest’opera. Qui “impero” è identificato con “monarchia temporale”20. I riferimenti basici sono ad Aristotele e alla sua Politica. La <<temporale monarchia ordinata al bene del mondo >>21 è il fondamento della pace universale. Augusto fu il monarca di una “monarchia perfetta” perché ha garantito la pace, sommo fine22. <<Bisogna che sia uno che regoli e regga e costui si debbe
19 Riprendo questo schema da L. Gatto, Gli imperi del Medioevo. Da Carlo Magno alla caduta di Costantinopoli, Newton Compton, 2016chiamare Monarca o Imperatore. Così è chiaro che al bene essere del mondo è necessario che la Monarchia o lo Imperio sia >>23. La totalità delle parti forma l’ordine dell’Impero-Monarchia. <<Come quella condizione che ha la parte al tutto, quella ha l’ordine particolare all’ordine universale >>24. Dante insiste di continuo sull’endiadi fra ordine e tutto, richiamandosi ancora ad Aristotele: non solo alla Politica, ma anche alla Fisica25. <<E come il cielo tutto è regolato in tutte le sue parti, moti e motori, da uno movimento unico del primo cielo e dall’unico motore ch’è Iddio, come filosofando l’umana ragione evidentissimamente apprende; così la generazione umana allora ottime si conduce, quando da un motore con un ordine di legge è regolata. Per questo al bene essere del mondo è necessaria la Monarchia >>26. L’unità è il bene, la moltitudine il male (ancora Aristotele). Ed è necessaria la terzietà, pere così dire, della giurisdizione: “<< perché l’altro non può giudicare dell’altro, essendo pari; bisogna che sia uno terzo di più ampia giurisdizione che sopraamenduni signoreggi >>27.
20 Dante Alighieri, Monarchia, trad. di Marsilio Ficino, in Dante Alighieri, Tutte le opere, Milano, Mursia, 1965, p. 789.
21 Ivi, p. 792.
22 Ivi, pp. 801-802.
L’impero romano come spartiacqueIl titolo di spartiacque che dà inizio ad una nuova storia degli imperi è la formazione dell’impero romano. Esso costituisce il superamento degli antichi vincoli di appartenenza delle città-Stato del mondo antico, produce un ampliamento universale della cittadinanza. La sistemazione classica di Ottaviano Augusto segna un punto di svolta rispetto alle formazioni imperiali della storia precedente e, al tempo stesso, rappresenta un modello, un insieme di costanti destinate ad influire notevolmente anche sulle formazioni dei secoli successivi fin dentro il passato recente e forse l’attualità. Tutta la costruzione romana è fondata sulla fusione nella persona dell’imperatore di tre funzioni distinte: la funzione dell’imperator, cioè della forza
23 Ivi, p. 793.
24 Ibidem.
25 Ivi, p. 794.
26 Ivi, p. 795.
27 Ibidem.
28 G.W.F.Hegel, Lezioni sulla filosofia della storia, III, Il mondo greco-romano, Firenze, La Nuova Italia, 1963, p. 222.
29 Ivi, p. 223.
30 Ivi, p. 227.
31 Ivi, pp. 229-230.
32 Ivi, p. 92-94.
riservato ai romani >>33. Tuttavia il mondo romano rappresenta la perdita della sintesi tra particolare e universale, la decadenza spirituale.
L’impero romano di Hegel si iscrive nel suo storicismo assoluto e nell’ottimistica continuità della storia universale: l’impero romano è la scissione tra l’individuo e lo Stato che si ricompone solo attraverso la realizzazione dello Spirito assoluto nel mondo romano-germanico. La dimensione imperiale di Roma e della Romanitas è quasi un destino riconoscibile già nella Roma repubblicana: in parallelo con l’evoluzione della Rivoluzione francese verso l’impero napoleonico, paradigma del dispotismo.
Oggi torna l’impero romano, nelle sue diverse declinazioni temporali, come modello, mito, quasi utopia: la pax augustea, l’equilibrio fra accentramento e autonomia, la cittadinanza e l’associazione delle diverse parti imperiali, la capacità di realizzare un sincretismo mediterraneo, la pacificazione tra religione e politica compiuta da Costantino, l’evoluzione/rivoluzione dal mondo pagano al mondo cristiano (Santo Mazzarino) sono tutti elementi che inducono a riguardare con straordinario interesse ai secoli della storia imperiale romana.
33 Ivi, pp. 148-151.