Covid-19: il disagio emozionale e sociale della pandemia
È passato esattamente un anno da quando, a causa della pandemia di Covid-19, gli italiani (ma non solo loro) sono stati costretti a rinunciare alla vita che conoscevano.
Molti negozianti si sono ritrovati a dover chiudere; i ristoratori hanno dovuto adattarsi al mercato digitale per l’asporto pur di lavorare. Studenti di ogni ordine e grado di istruzione sono stati obbligati a chiudersi in casa, davanti a un computer, per seguire lezioni e sostenere esami.
Una situazione che ha portato non soltanto ad un disagio emozionale, ma anche a un crescente dissenso sociale, causati dall’intermittenza, quando non dalla mancanza, di lavoro e dal continuo apri e chiudi delle scuole.
I cambiamenti nella vita sociale ai tempi del Covid-19
Dall’inizio della pandemia e con l’emanazione dei DPCM da parte del governo, la vita sociale di ognuno di noi è cambiata radicalmente.
Dagli studenti che ogni giorno andavano a scuola e all’università al rito dell’aperitivo, tutto è stato cancellato dall’isolamento e dalla comunicazione quasi esclusivamente tramite i social network. I bambini delle scuole elementari e medie, in questo periodo incerto, hanno frequentato a spizzichi e bocconi a causa della disorganizzazione del sistema scolastico.
Negozianti, ristoratori e proprietari di altri esercizi commerciali, a causa del Covid-19, sono stati costretti a chiudere le proprie attività in attesa dei cosiddetti ristori varati dal governo, in alcuni casi mai arrivati. Tutto ciò ha creato un vero e proprio disagio e un cambiamento sul piano sociale, che alla fine del periodo pandemico si prevede porterà ad un divario ancor più netto rispetto a prima.
L’impatto del Covid-19 sui più giovani
Tra le varie componenti della società, chi ha pagato di più sono stati sicuramente i giovani, soprattutto durante i lockdown.
I legami di amicizia più fragili si sono inevitabilmente interrotti, portando ad una alienazione da schermo che si è sostituta al contatto fisico e ai rapporti umani. Ciò ha determinato sbalzi di umore, sedentarietà e un deterioramento delle relazioni familiari.
Di fatto in questo anno pandemico le violenze negli ambienti familiari sono aumentate, e per molte donne e bambini il periodo del confinamento a casa è stato un vero e proprio incubo. La didattica a distanza, la cosiddetta DAD, vista in un primo momento come la panacea, ha creato un baratro nell’apprendimento scolastico. Gli studenti che provengono dalle famiglie svantaggiate rimangono tagliati fuori sia dalla didattica sia dai rapporti con i compagni e con quei docenti fondamentali per la formazione scolastica e umana.
Il Covid-19 ha minato pesantemente, inoltre, la prospettiva lavorativa futura dei giovani. La pandemia infatti sta limitando fortemente la formazione, gli stage e i tirocini nelle aziende di giovani neolaureati, che sperano di entrare nel mondo del lavoro.
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La salute mentale dei pazienti positivi al Covid-19
La pandemia ha messo l’Italia dinnanzi a grandi sfide per molti strati della popolazione: negozianti, studenti e operatori del comparto sanitario, che hanno dovuto affrontare lutti, angosce, insicurezze e la crisi.
Tale situazione ha portato allo sviluppo e all’affermazione di un vero proprio stress da pandemia: una condizione del tutto nuova rispetto a quanto a noi noto nella pratica clinica e descritto nelle classificazioni dei disturbi mentali. Massimo Biondi, del Dipartimento di neuroscienze e salute mentale dell’Università di Roma La Sapienza, ha notato come lo stress da pandemia sia differente da uno causato da una calamità naturale come ad esempio può essere un terremoto.
Ovviamente i sintomi più comuni, come la perdita dell’olfatto e del gusto, in una persona già provata da una situazione di disagio o di isolamento determina uno stato di ansia maggiore. Tali stati di umore possono essere causati dalla solitudine e dal distanziamento sociale, a cui in questo periodo siamo stati abituati, oppure dal potenziale contatto con un positivo. I pazienti con Covid-19 potrebbero sviluppare depressione, disturbi dell’ansia, di stress psicologico, attacchi di panico dovuti alla ricezione di notizie sulla pandemia, irritabilità, impulsività e disturbo di somatizzazione.
La paura della pandemia
Con il propagarsi della pandemia, la paura ha preso il sopravvento e condiziona la vita di tutti i giorni. Paura non solamente di contrarre l’infezione, per cui magari si indossa una doppia mascherina o si usano in maniera compulsiva litri di igienizzante.
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Esistono altre tipologie di paure. Molte di queste hanno colpito prevalentemente lavoratori e studenti. Infatti i proprietari di esercizi commerciali e i lavoratori hanno dovuto chiudere la propria attività o sono dovuti rimanere a casa anche a causa del precariato prepandemico. I giovani sono sempre più isolati, senza poter uscire ed avere contatti con gli amici o praticare uno sport. Ciò causa una forte propensione a chiudersi in sé stessi.
Tutto ciò porta alla manifestazione di una forte vulnerabilità dal punto di vista psicologico, specialmente nelle fasce di età più giovani, comprese tra i 16 e i 24 anni, e tra i lavoratori.