Dai Valli alle Province – L’evoluzione delle divisioni amministrative nel Regno di Sicilia
Una breve scheda che ci porta sui temi dei confini all’interno della Sicilia stabilizzatesi in epoca borbonica e rimasti anche dopo la costituzione del Regno d’Italia.
In Sicilia il termine confine come identificativo di un elemento territoriale di separazione tra ambiti territoriali diversi non è mai esistito in quanto il mare che la circonda non può essere considerato un elemento di separazione bensì di unione e di facilità di comunicazione. In una settimana da Genova si poteva raggiungere la Sicilia con una certa sicurezza senza incontrare barriere, catene di blocco o altri impedimenti del genere.
Il canale di Sicilia si può definire come una non “frontiera necessaria” per permettere la gestione del rapporto dell’Islam con l’occidente cristiano. Merci, uomini, denaro, mediatori, rinnegati sono il motore di un universo parallelo dove le «non frontiere» costituiscono le premesse necessarie per costruire lo spazio dello scambio.
Una storia dei confini in Sicilia può essere fatta solo con una proiezione alle suddivisioni interne che sono molto più articolate di quello che formalmente appaiono.
La divisione territoriale della Sicilia originariamente è basata su tre valli: Val di Mazara, Val di Noto e val Demone. Fondamentalmente è la suddivisione tra la Sicilia Bizantina e quella musulmana
Nel 1583 dal viceré Colonna introduce una nuova ripartizione amministrativa denominata Comarca che racchiude città demaniali e feudali. La città posta a capo della Comarca è sempre una città demaniale. Nel 1720 le Comarche sono 46.
La Costituzione del 1812 abolisce le città feudali e istituisce i Distretti.
La determinazione dei confini dei distretti è affidata all’astronomo Piazzi il quale disegna i confini tenendo conto di alcuni principi fondamentali: che i confini “siano quegli stessi che presenta la natura del terreno come fiumi, monti e valli”; che i fiumi impraticabili d’inverno non separino le parti del medesimo distretto; che i tempi di percorrenza per raggiungere il capoluogo del distretto siano limitati. I Distretti sono stabiliti nel numero di 23.
Alla Costituzione è allegata la relazione del Piazzi che descrive analiticamente le linee di confine che sono riportate su una copia della carta dello Schmettau alla quale si fa esplicito riferimento. La relazione dell’astronomo e la consultazione della carta permettono di ricostruire il processo logico che sta alla base del disegno dei confini.
Il definitivo passaggio si ha nel 1817 quando la nuova Costituzione, costruita sul modello murattiano, accorpa i Distretti in 7 province governate da un Intendente realtà che rimane immutata nel momento in cui la Sicilia diventerà parte integrante del Regno d’Italia. Con Noto e Ragusa le province borboniche diventeranno 9.
Lo Statuto Siciliano del 1947 formalmente abolirà le provincie ma a tutt’oggi resistono e sopravvivano all’oblio.
Un segno di matita su una carta segna dei confini teorici ma, in realtà, in Sicilia i confini sono linguistici, alimentari, culturali, genetici. L’ideale sarebbe quello di ricostruire un atlante di questi confini analizzando queste diversità e individuando il momento di rottura tra ambiti territoriali diversi.