.…..E NON SOLO I FLORIO
Gli interventi della dottoressa Ester Rossino,Dirigente della Soprintendenza Archivistica della Sicilia – Archivio di Stato di Palermo, e del dott. Maurizio Vesco, Funzionario archivistico e responsabile scientifico della Collana “Quaderni”, hanno aperto un articolato dibattito per la presentazione del volume di Serena Falletta, L’Archivio della famiglia Riso e le carte della Guardia Nazionale di Palermo, Quaderni della Soprintendenza Archivistica della Sicilia – Archivio di Stato di Palermo, Studi e strumenti IV.
La Falletta ha ricostruito con acribia e professionalità la struttura dell’Archivio Riso alla luce di nuovi e importanti ritrovamenti che hanno permesso di supportare archivisticamente il doppio ruolo che i due protagonisti principali della famiglia, Giovanni e Pietro Riso, padre e figlio, portarono avanti durante la loro vita: il primo quale capitano di brigantino e mercante di rilevante spessore economico, creatore delle fortune e del patrimonio; il secondo, rimasto più famoso per il suo ruolo di comandante della Guardia Nazionale di Palermo, oltre che per lʼacquisto del palazzo di via Toledo da potere del principe di Belmonte, oggi sede del museo di arte contemporanea.
Archivisti e storici hanno ruoli distinti ma integrati nel processo di formazione dell’analisi storica. Senza il prezioso lavoro degli archivisti lo storico non può lavorare nei suoi processi di analisi documentaria.
Rosario Lentini ha aperto il suo intervento sottolineando come la realtà economico-produttiva e sociale palermitana dell’Ottocento fosse molto più articolata rispetto alla rappresentazione che ancora persiste nelle letture non specialistiche. Sarebbe, infatti, un grave errore considerare l’economia della città caratterizzata solo dalle attività dei Florio come se il ceto mercantile e finanziario preunitario non avesse avuto altre figure che Vincenzo Florio. Questi, ebbe lʼintuizione, il merito e la capacità di compiere un grande passo in avanti, assumendo il ruolo del capitano di industria, diversamente dalla maggior parte dei ricchi mercanti presenti nella ex capitale del regno di Sicilia, molti dei quali genovesi, bagnaroti, napoletani, maltesi, francesi stabilitisi definitivamente a Palermo, che rimasero legati alla loro attività mercantile e finanziaria come per lʼappunto Giovani Riso, nato nella seconda metà del Settecento e morto nel 1841.
Lentini ha poi proseguito con una sintetica disamina delle principali attività e successi conseguiti dal capostipite della Casa il quale, nominato Alfiere della real fanteria della Marina borbonica nel 1799, per le sue indiscusse capacità di pilotare sciabecchi e brigantini, fece notevole fortuna durante gli anni delle guerre napoleoniche sia come predatore di navi nemiche che come fornitore di granaglie e altre mercanzie da Costantinopoli e Odessa. Si aggiudicò gli appalti lucrosi per la riscossione dei dazi del vino e delle farine, dei dazi doganali e infine ottenne lʼesclusiva per la fabbricazione dei tabacchi della Sicilia e in condivisione con il governo la commercializzazione degli stessi. Fu un abile uomo dʼaffari che seppe intrattenere rapporti diretti con le massime autorità di governo a Napoli come a Palermo. Alla sua morte il suo patrimonio era stimabile in poco meno di 200mila onze che comprendeva, oltre ad 80mila onze di contante e quattro brigantini, anche il grande ex feudo del Murgo di 2.350 ettari in territorio di Carlentini.
Ufficio stampa