Elisabetta Farnese, una regina italiana nella grande politica europea
Fu una straordinaria figura femminile, che seppe imporsi al centro della politica europea durante la prima metà del Settecento. Fu italiana come tanti protagonisti della scena internazionale fra i secoli XVII e XVIII: si pensi a Mazzarino e Alberoni, soprattutto. Ma fu donna italiana di potere in un periodo in cui le più importanti dinastie degli Stati della penisola avevano ormai imboccato il viale del tramonto, risucchiate, come erano ormai, nei giochi della grande politica internazionale delle potenze europee.
Elisabetta Farnese, ultima discendente della dinastia omonima e moglie di Filippo V di Spagna, è la protagonista del bel volume di Mirella Vera Mafrici, Coniugare la politica, costruire alleanze. Elisabetta Farnese e la Spagna nell’Europa dei Lumi, (Aracne editrice, 2019). La Mafrici ha un particolare feeling con le regine della prima età moderna, delle quali ha offerto ritratti mirabili e convincenti. In questo caso si avverte quasi un’immedesimazione dell’autrice nel suo personaggio, che va ben oltre il rapporto simpatetico e l’ammirazione: si tratta di un vero e proprio innamoramento.
Ma questi sentimenti non offuscano, non condizionano il valore di uno studio rigoroso, fondato sugli scavi in molti archivi italiani ed europei, su carteggi, su una bibliografia aggiornata, sulla conoscenza approfondita del dibattito storiografico sulla struttura e la fisionomia delle Corti.
Biografia e contesto si intrecciano senza mai disperdere il profilo privato e pubblico della protagonista, il suo ruolo nella politica italiana ed europea. Elisabetta Farnese viene innanzitutto ritratta nella sua giovinezza, quindi al momento del matrimonio con Filippo IV, nei suoi rapporti col ministro Alberoni, ispiratore e artefice della politica italiana della Spagna. Il passaggio successivo è l’estinzione della dinastia Farnese e il Ducato di Parma e Piacenza dai Farnese ai Borbone.
Per oltre un quindicennio il crescente protagonismo in Italia di Elisabetta Farnese, che nei primi anni aveva trovato una valida sponda in Giulio Alberoni e che successivamente, dopo l’allontanamento del cardinale, aveva sensibilmente emarginato il melanconico marito Filippo, aveva cercato di bilanciare ragioni familiari e politica dinastica con le ragioni dell’equilibrio tra le potenze. Certo queste ultime avrebbero avuto la meglio negli anni della seconda guerra di successione. Ma intanto, proprio grazie all’occhio della madre, Elisabetta riuscì a garantire al figlio Carlo i Regni di Napoli e Sicilia che i Borbone avrebbero conservato fino al 1860.
Le strategie matrimoniali consentirono a Elisabetta di conciliare le aspettative per i figli, il consolidamento delle loro posizioni di potere con i vantaggi politici per la Spagna. Il figlio Carlo avrebbe sposato Maria Amalia di Sassonia; il figlio Filippo, che, in seguito alla guerra di successione austriaca, sarebbe subentrato nel Ducato di Parma e Piacenza, avrebbe sposato Luisa Elisabetta di Francia, figlia di Luigi XV. Elisabetta Farnese si imparentò con varie corti europee facendo maritare Maria Anna Vittoria, regina di Portogallo, con Giuseppe I, Maria Teresa sposò il delfino Luigi di Borbone, Maria Antonietta sposò Vittorio Amedeo III, re di Sardegna.
Quanto all’Italia, l’età elisabettiana e la ripresa della politica spagnola nella penisola coincisero con una più accentuata dipendenza dalle grandi potenze, dalla questione delle successioni, dalle strategie matrimoniali, dalla politica dinastica, dai ribaltamenti delle alleanze europee. La politica italiana non si faceva in Italia ma fuori. «È un aspetto – ha scritto Franco Valsecchi – un episodio della partita che si gioca nelle grandi capitali europee. Gli Stati italiani non hanno che un ristretto margine nel gioco, e ne subiscono le regole».
Il ritratto complessivo di Elisabetta che emerge da questo libro rivede sensibilmente certa tradizione storiografica che ha considerato l’ultima discendente della dinastia Farnese alla stregua di un’intrigante senza scrupoli, una funesta artefice di plagio nei confronti del debole marito Filippo V, una mamma con l’unico obiettivo di sistemare figli e figlie su appetibili troni.
Queste caratteristiche – che pure sono riconoscibili nella biografia di Elisabetta e che la Mafrici non sottovaluta – sono tuttavia inserite entro la condotta di vita di una personalità di primo piano sulla scena internazionale, che seppe essere abile, scaltra, intelligente e governare e governarsi, attraverso la partecipazione al conflitto bellico tra Borbone e dinastia degli Asburgo d’Austria, accordi diplomatici, alleanze, strategie matrimoniali, nella difficile congiuntura internazionale della prima metà del Settecento europeo.