ERUZIONI SURTSEYANE: QUANDO LA STORIA INCONTRA LE SCIENZE NATURALI
Tra il 1963 ed il 1967, si verificò al largo della costa meridionale dell’Islanda un’eruzione vulcanica che rivoluzionò totalmente l’approccio da parte dei vulcanologi verso eruzioni in ambiente marino.
L’isola derivante dall’eruzione vulcanica venne battezzata con il nome di Surtur (Surtsey in islandese), dal nome del gigante di fuoco nella mitologia norrena.
L’eruzione destò immediatamente l’interesse degli addetti ai lavori, che poterono visionare dal vivo i meccanismi d’origine di un’eruzione sottomarina e la sua successiva evoluzione. Da lì a poco, la comunità scientifica decise di denominare questo tipo di eruzioni “surtseyane”.
Questo tipo di eruzioni deriva da attività vulcanica freatomagmatica, termine che indica un processo eruttivo esplosivo nel quale vi è l’interazione tra il magma ed un agente esterno come l’acqua nei vari ambienti (marino, lacustre, glaciale, di falda…).
In superficie, si genera una colonna eruttiva verticale (impulsiva o sostenuta) ed un anello basale a dispersione radiale che prende il nome di surge (vedi foto)
Il carattere esplosivo dipende dal fatto che l’agente esterno acqua subisce un’espansione volumetrica entrando in contatto con il magma, provocandone la frammentazione.
I depositi di questo tipo di eruzioni prendono il nome generico di depositi di surge piroclastico (in genere tufi). A seconda del tipo di interazione acqua-magma, si generano delle strutture chiamate Tuff cones (coni di tufo) e Tuff rings (anelli di tufo).
“Se l’uomo sente tremarsi sotto a’ piedi la terra, e vede una montagna eruttar dalla cima, immezzo ad enormi colonne di fumo, masse di infocate materie, ed aprire i di lei fianchi per dar uscita ad orridi torrenti di lava brucianti e desolatrici, non può non riguardare i fenomeni de’ vulcani come i più grandiosi, come i più sorprendenti della natura…”.
Così si esprime Carlo Gemmellaro (padre di Gaetano Giorgio fondatore del museo geologico di Palermo) all’inizio della sua “Relazione dei fenomeni del nuovo vulcano sorto dal mare fra la costa di Sicilia e l’isola di Pantelleria nel mese di luglio 1831”.
La relazione fu frutto di una ricognizione scientifica ufficiale, con una descrizione dettagliata del tipo di eruzione verso quella che sarebbe stata successivamente nota come Isola Ferdinandea.
Fu battezzata così in onore al re Ferdinando II di Borbone, che aveva incluso fra i suoi domini l’isola vulcanica appena nata, in risposta sia ad alcuni generali britannici sia ad alcuni francesi, che rivendicavano la paternità dell’isola, chiamandola rispettivamente Graham e Giulia.
L’isola scomparve dopo poco tempo a causa dell’azione erosiva del moto ondoso, ponendo fine alla disputa sulla paternità.
Attualmente nella stessa area vi è un edificio vulcanico sottomarino (seamount), oggetto di studi dettagliati, dato che l’area in questione (Canale di Sicilia) è anche un’area vulcanica (Pantelleria, Linosa).
L’eruzione dell’isola Ferdinandea sul Canale di Sicilia è avvenuta quindi oltre 100 anni prima rispetto a quella dell’isola di Surtsey in Islanda.
La domanda provocatoria sorge quindi spontanea: ciò che si conosce scientificamente come eruzioni di tipo “surtseyano”, dovrebbe forse conoscersi come di tipo “ferdinandeiano”?