L’esame di maturità nel cinema italiano
Forse per nostalgia di tempi più spensierati, capita che i registi italiani cerchino di raccontare il periodo dell’esame di maturità, portando sul grande schermo la loro personale esperienza
L’esame di maturità al cinema: emozione contro realtà
Accomunate dal retrogusto nostalgico e dal sapore agrodolce dell’adolescenza, le pellicole italiane sull’esame di maturità, più che raccontare la tensione di un periodo complesso e difficile, preferiscono concentrarsi invece su eventi paradossali, drammi contingenti e grandi storie d’amore.
Questi film, appartenenti per lo più alla categoria della commedia, ripercorrono la memoria di registi e sceneggiatori ormai lontani da quel momento, scolpito nella memoria dalle sensazioni più che dai ricordi. E forse a causa di questa forte connotazione aleatoria, tendono a mostrare non tanto la tensione del momento o la nevrosi dello studio costante, quanto invece la compressione e la decompressione emotiva del prima e del dopo il temuto esame.
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L’esame di maturità al cinema: il rito di passaggio
L’esame di maturità è la prova che sancisce il passaggio dei ragazzi dall’adolescenza alla giovinezza. Un rituale contemporaneo che si protrae da generazioni, accomunando gli spettatori in una memoria collettiva che il cinema italiano ha saputo sfruttare egregiamente più di una volta. Dando vita a piccoli tesori, citati tanto dai quarantenni quanto trentenni, ma anche dai ventenni e perfino dai maturandi, che ancora si rispecchiano in film come “Notte prima degli esami”.
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“La scuola”
(Italia/Francia, 1995. Di Daniele Luchetti, con Silvio Orlando, Fabrizio Bentivoglio e Anna Galiena)
“La scuola”, film tratto dai libri di Domenico Starnone, è un’opera “dedicata a chi non è mai stato il primo della classe”, come recita il promo della della pellicola con Silvio Orlando. Protagonista di una storia surreale nei panni del professore Vivaldi, il docente umano e capace che tutti gli studenti sognano di avere. La scuola è un prodotto dai tratti tipicamente anni Novanta (regia stretta con campi al posto dei piani e scene corali prese con totali spezzati da campi e controcampi rapidi), che racconta dell’ultimo giorno in una scuola della periferia romana, popolata da una serie di alunni decisamente particolari. Una narrazione ironica e graffiante del mondo dei docenti e del loro rapporto con i discenti, ma anche l’attesa spossante di questi ultimi per conoscere il proprio destino: saranno o non saranno ammessi al temuto esame di maturità?
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“Ovosodo”
(Italia, 1997. Di Paolo Virzì, con Edoardo Gabriellini, Marco Cocci, Claudia Pandolfi e Nicoletta Braschi)
Molto diverso, per certi versi più intimista e meno corale, Ovosodo (dal nome del quartiere di Livorno dov’è ambienta la storia) racconta i drammi di Piero Mansani, orfano di madre cresciuto con un forte disagio emotivo, la cui vita si trasforma nel corso dell’ultimo anno di liceo, modificata dai primi amori adolescenziali come dall’amicizia con il ricco e insofferente Tommaso.
Un film, questo, in cui l’esame di maturità si trasforma nel punto di transizione degli atti cinematografici, scandendo la vita del protagonista tanto quanto il tempo della visione per lo spettatore. Uno stratagemma che permette alla pellicola di non stancare nonostante il visibile cambiamento interno dei ritmi narrativi da un atto al successivo.
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“Che ne sarà di noi”
(Italia, 2004. Di Giovanni Veronesi, con Silvio Muccino, Elio Germano e Violante Placido)
Scandito dall’omonimo brano di Gianluca Grignani, all’epoca in vetta alle classifiche dei dischi, “Che ne sarà di noi” più che dell’esame di maturità in quanto tale parla di ciò che avviene subito dopo. Il film racconta in maniera delicata e profondamente adolescenziale lo smarrimento successivo al superamento del fatidico esame.
Per farlo imbastisce una storia di viaggio (tema caro al cinema italiano e sopratutto al regista Veronesi), vissuta come l’ultima avventura condivisa da tre amici, destinati a separarsi alla fine dell’estate. Crescita, maturazione, cambiamento e tanta dolcezza condiscono una storia di desideri spezzati, sogni infranti e nuove direzioni. Una narrazione resa confusa dalle riprese e la regia troppo poco incisive di un cinema italiano al tempo in cerca di un linguaggio veloce e ammiccante, considerato più adatto alla cosiddetta “Generazione di MTV”.
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“Notte prima degli esami”
(Italia, 2006. Di Fausto Brizzi, con Nicolas Vaporidis, Giorgio Faletti, Cristina Capotondi)
Il più citato, il più amato dai ragazzi e quello più ricordato dagli trentenni. Notte prima degli esami è un film entrato a far parte della cultura di massa nazionale.
Il racconto ironico e al tempo stesso drammatico dell’esame di maturità del 1989 è un punto fermo per migliaia di ragazzi.
Forse perché più degli altri trasmette la tensione, la follia, il sudore di quei giorni che precedono l’esame che, almeno in teoria, cambierà ogni cosa. Esiste nella pellicola una forza narrativa dirompente, data dal rapporto tra Luca Molianari e il professore Antonio Martinelli, che, grazie all’alchimia tra i loro interpreti, un mai più così bravo Nicolas Vaporidis e un monolitico Giorgio Faletti. Questo legame rappresenta la vera ossatura di un film anche qui scandito dalla musica, stavolta di Antonello Venditti. Una pellicola che fa vibrare le corde dei nostalgici soprattutto nelle sequenza finale. Dove si racconta come, molti anni dopo, Luca (Vaporidis) sia infine diventato un professore di lettere.
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“Notte prima degli esami – Oggi”
(Italia, 2007. Di Fausto Brizzi, con Nicolas Vaporidis, Giorgio Panariello, Carolina Crescentini)
Forse per la mancanza della Capotondi e molto probabilmente per l’assenza di Faletti, l’esame di maturità del 2006 di “Notte prima degli esami – Oggi”, possiede una forza espressiva molto minore rispetto alla versione originale e non per la regola che i seguiti non siano all’altezza dei capitoli precedenti.
L’alchimia del primo film qui semplicemente non c’è. La magia di quella fatidica notte che precede la grande prova non è altrettanto forte e questo soprattutto a causa della storia, meno incisiva e troppo confusa per risultare credibile o appassionante. Una brutta copia di un piccolo gioiello, la cui idea di base ha riottenuto un minimo di lustro con la trasposizione per il piccolo schermo con la miniserie del 2011: “Notte prima degli esami ’82”.
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“Immaturi”
(Italia, 2011. Di Paolo Genovese, con Raul Bova, Ambra Angiolini, Ricky Memphis)
Pensato, scritto e diretto da Paolo Genovese, “Immaturi” è il più nostalgico e originale dei film sull’esame di maturità. Partendo dalla paura comune a molti italiani, l’annullamento dell’esame, il film riunisce nei ragazzi del ’72 (liceo Giulio Cesare di Roma, sezione E) un cast di attori e caratteristi capaci di dare vita a personaggi emotivi e tridimensionali. Gli interpreti sono stati capaci di restituire sullo schermo tanto il lato adolescenziale quanto quello adulto e il relativo conflitto tra queste due componenti. Protagonisti promossi sul filo del rasoio, si risveglieranno dopo l’esame come persone diverse, più consapevoli e in qualche modo finalmente “maturi”.
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“Immaturi il viaggio”
(Italia, 2012. Di Paolo Genovese, con Raul Bova, Ambra Angiolini, Ricky Memphis)
Un sequel per una volta necessario, con una storia che continua quasi direttamente dal film precedente. Con lo stesso cast vincente, “Immaturi – il viaggio”, prosegue e chiude con naturalezza le trame rimaste sospese nel primo capitolo.
Quello di Paolo Genovese è più un film unico diviso in due parti, raccontato con consequenzialità fluida e consapevole, che non perde forza né nella tecnica cinematografica né nella recitazione dei protagonisti. Forse proprio per questa grande naturalezza il film non pesa come un sequel, mantenendo alti i toni della commedia senza disdegnare le punte di drammatiche con cui i personaggi chiudono il cerchio della ritrovata (o forse guadagnata) maturità.