I Florio: la storia di tre generazioni che cambiarono la Sicilia
La storia dei Florio rappresenta un capitolo fondamentale negli avvenimenti di Palermo e dell’isola, un’epopea che va dalla seconda metà dell’Ottocento fino al secondo dopoguerra.
I Florio come specchio della storia: ascesa e declino
Quella della famiglia Florio è una narrazione di altri tempi. Un’avventura generazionale che prende il via nella prima metà dell’era vittoriana, un periodo di grandi cambiamenti sociali e politici. Un’epoca di mutamenti politici ed economici sfociati nella Belle époque, un periodo di pace e prosperità, conclusosi con lo scoppio del primo conflitto mondiale.
Allo stesso modo, il mito dei Florio nasce con Vincenzo, capace di edificare un impero economico, crescendo successivamente nelle mani del figlio Ignazio, sgretolarsi poi sotto lo sguardo del nipote, Ignazio junior, il cui impegno non sarà sufficiente per salvare le fortune della famiglia.
I Florio: sociologia del mutamento
Studiare la vita dei Florio vuol dire osservare il passaggio tra due epoche e gli effetti pratici che questo ebbe sulla società del tempo. Le tre grandi generazioni della famiglia, da Vincenzo ad Ignazio junior, sono la rappresentazione sociologica del proprio tempo. Analizzare le loro imprese significa osservare il passare dei decenni ed i mutamenti che questi comportarono.
La maniera in cui ciascuno dei tre grandi esponenti della famiglia ha affrontato, cavalcato, vinto o subìto il progresso scientifico e gli sconvolgimenti socio-economici rappresenta uno spaccato del periodo in cui visse.
Vincenzo Florio: il creatore del mito
Nato a Bagnara Calabra il 4 aprile 1799 e morto a Palermo l’11 settembre 1868, il primo Florio ad investire in Sicilia era un commerciante vissuto in un periodo di grandi speranze per il futuro.
Rivoluzioni tecniche e scientifiche, caratterizzate dello sviluppo dell’energia a vapore, avevano portato alla nascita dei grandi piroscafi, delle strade ferrate e delle nuove tecnologie minerarie.
Tutti campi in cui il primo dei Florio siciliani si inserì con successo. Destreggiandosi tra lo sviluppo dei legami con istituti bancari e gli investimenti su settori legati al comparto alimentare, come la pesca e la viticoltura, Vincenzo costruì negli anni un piccolo impero economico.
Tra le molte attività economiche avviate da Vincenzo Florio spiccano:
- nel 1832 la fondazione, a Marsala, delle cantine Florio;
- nel 1840 la creazione della Società dei battelli a vapore siciliani;
- nel 1840 l’istituzione della Anglo-Sicilian Sulphur Company Limited;
- nel 1841 l’investimento nel mercato ittico attraverso la tonnara dell’isola di Favignana;
- nel 1841, a Palermo, la nascita della Fonderia oretea;
- nel 1845 la fondazione del Banco Florio.
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Tra i riconoscimenti all’abilità imprenditoriale propria di Vincenzo Florio, i più rappresentativi sono stati la nomina, nel 1864, a senatore dell’allora Regno d’Italia e, successivamente, nel 1867, la presidenza della camera di commercio di Palermo.
Ignazio Florio: l’erede
Nato a Palermo il 16 dicembre 1838 e morto sempre nel capoluogo siciliano il 17 maggio del 1891, Ignazio Florio porta le attività imprenditoriali della famiglia a raggiungere l’apice.
Favorito dal quadro politico di un’Europa che, direttamente o indirettamente, domina gran parte dei cinque continenti, Ignazio vive nel periodo in cui vengono venduti i primi volumi di “Guerra e pace”, “Il conte di Montecristo”, “Moby Dick” e “Madame Bovary”.
Un passaggio storico in cui i poveri restano poveri (anche a causa delle depressione economica di fine Ottocento), mentre i ricchi lottano per rimanere tali e l’alta borghesia combatte per sottrarre alla nobiltà il controllo della sfera economica e politica. In questo contesto economico e culturale, Ignazio consolida l’impero di famiglia, ottenendo meriti tali da portarlo alla nomina, nel 1883, a senatore a vita del Regno d’Italia.
Il consolidamento dell’impero dei Florio
Pur restando entro i confini della attività già avviate dal padre, anche i traguardi raggiunti da Ignazio hanno influenzato il destino della Sicilia. Abile e determinato, dopo avere liquidato le quote societarie delle sorelle, si dedica al rafforzamento delle imprese di famiglia uscendo pressoché indenne dalla crisi economica globale di fine secolo.
- Tra il 1874 ed il 1876 rimette in sesto prima la tonnara di Favignana e successivamente acquista l’isola l’intero arcipelago delle Egadi, incentivando così le attività di pesca grazie alla ristrutturazione delle tonnare anche su Formica, Levanzo e Marettimo.
- Tra il 1851 ed il 1875 approfitta della forte richiesta di mercato per espandere il commercio dello zolfo isolano, aumentando sia la forza lavoro che le tonnellate di materiale esportato.
- Tra il 1870 ed il 1881 elabora una strategia per preservare la flotta navale dei Florio attraverso la fusione con un il principale rivale nel settore marittimo, costituendo in questo modo la Navigazione generale italiana (società riunite Florio-Rubattino).
Sotto la guida di Ignazio, le attività della famiglia Florio raggiungono la massima espansione, mantenendo per quasi trent’anni l’equilibrio tra investimenti, cessioni e consolidamenti patrimoniali necessari per superare i momenti dì crisi.
Questo prima dell’inevitabile tracollo, dovuto in gran parte al cambiamento socio economico verificatosi tra la fine dell’età vittoriana e l’inizio della Belle époque, l’era di massimo splendore della famiglia Florio.
Ignazio junior: il lento declino dell’impero
Nato a Palermo l’1 settembre 1868 e morto nella stessa città il 19 settembre 1957, l’erede principale di Vincenzo ed Ignazio Florio, era un giovane colto e cosmopolita che aveva girato l’Europa in lungo e in largo prima di tornare a casa per diventare uno degli industriali più ricchi dell’epoca.
Sebbene accanto a lui brillino anche i nomi della sorella Giulia (responsabile della rinascita dell’area di villa Trabia) e il fratello Vincenzo, ideatore della Targa Florio, è nelle sue mani che si concentra la grande ricchezza della famiglia.
Florio il mecenate
Promotore dell’europeizzazione di Palermo e della Sicilia, Ignazio Florio junior utilizzò il proprio peso politico ed economico per promuovere il rinnovamento sociale e culturale del capoluogo siciliano, soprattutto attraverso la realizzazione di imprese come:
- l’incentivazione dei lavori per l’apertura del teatro Massimo;
- la realizzazione a Palermo dell’esposizione nazionale del 1891;
- la fondazione del quotidiano L’Ora;
- La costruzione di Villa Igiea.
Soprattutto attraverso il sodalizio con l’architetto Ernesto Basile porterà alla trasformazione del volto di Palermo attraverso lo sviluppo dello stile liberty.
L’impegno in campo artistico non impedì a Ignazio junior di promuovere l’avvio di nuove e remunerative imprese economiche, tra cui:
- la costituzione della Società anglo-siciliana dello zolfo;
- la realizzazione del Consorzio agrario siciliano;
- la nascita della ceramica Florio.
Tra tutte, sarà la modernizzazione del cantiere navale di Palermo a rappresentare il limite delle possibilità economiche dell’impero Florio. Un progetto che assorbirà e divorerà ogni risorsa, cancellando in pochi decenni quanto costruito dai predecessori di Ignazio junior.
Ignazio e Donna Franca, i protagonisti della Belle époque
Il tenore di vita sfarzoso, mantenuto oltre le proprie possibilità anche nei momenti di difficoltà, unito all’amore per le arti e la cultura, hanno reso Ignazio junior e la moglie Franca due leggende della Belle époque siciliana.
I racconti delle loro imprese sociali, artistiche ed economiche, li hanno trasformati in un punto di riferimento ed un vanto per la città di Palermo. Un simbolo del periodo d’oro di una città ormai scomparsa, sepolta sotto il peso della storia e del cemento.
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Donna Franca: la stella d’Italia
Definita così dal Kaiser Guglielmo II, di cui era grande amica, Franca Florio, all’anagrafe Francesca Jacona della Motta di San Giuliano, viene ricordata come una donna dalla bellezza e dal fascino leggendari.
Chiamata “l’unica” da Gabriele D’Annunzio, nacque a Palermo il 27 dicembre 1873 e morì a Migliarino Pisano il 10 novembre del 1950. Vera regina della Belle époque palermitana, divenne una Florio sposando Ignazio nel 1893.
A soli vent’anni, divenne una delle donne più influenti dei primi del Novecento, rimanendo impressa nella cultura di massa come una persona dal carattere forte, fidata consigliera del marito ed esempio dell’eleganza e dello stile di un’epoca ormai perduta.
Florio: la leggenda di una dinastia
Grazie ad una lunga serie di romanzi, saggi, articoli e documentari, nel corso dei decenni i componenti della fortunata famiglia di commercianti, imprenditori e mecenati, sono divenuti quasi più personaggi che persone reali.
Le loro imprese vengono oggi raccontate attraverso aneddoti pieni di stupore e meraviglia, che rievocano i fasti di una città ormai scomparsa. Ascoltare queste storie equivale ad essere trasportati indietro nelle epoche, in una Palermo molto diversa da quella di oggi.
Una città persa nel tempo, prima di essere distrutta dai bombardamenti della guerra e successivamente annegata in un mare di cemento.