Ultimanza, quinta edizione del Festival delle letterature migranti
Verso una casa per scrittori, studiosi, traduttori
La parola chiave di questa edizione è “Ultimanza”. Un neologismo con valore insieme di constatazione ed esortazione. In tempi in cui è forte la sensazione di essere gli ultimi a fare, vedere, sentire qualcosa – si pensi all’emergenza planetaria – “ultimanza” è però anche l’esigenza di riavvolgere il nastro, di indossare panni altri dai nostri, di guardare con nuovi occhi.
Parte oggi e si snoda fino al 13 ottobre a Palermo la quinta edizione del Festival delle Letterature migranti, promosso dall’omonima associazione insieme al Comune di Palermo, alla Regione, all’Università e a numerosi enti pubblici e privati e diretta dal giornalista e scrittore Davide Camarrone.
A questo neologismo, quasi come un codice da decifrare, si affiancano due numeri. Date cruciali per chi voglia comprendere il presente, iniziano e concludono una parabola di 450 anni.
Nel 1492, Ferdinando e Isabella, sovrani di Spagna e di Sicilia, emanano l’editto di espulsione degli ebrei dal Regno. In Sicilia, terra della più antica e cospicua migrazione ebraica, migliaia di famiglie sono costrette a lasciare le proprie case, come avverrà, secoli dopo, con lo scempio nazista. Nel 1942, a Berlino, un gruppo di gerarchi metterà a punto la “Soluzione finale” alla questione ebraica, avviando una vera e propria macchina dello sterminio.
Intorno a questa parola e a queste date si confronteranno scrittori, studiosi, traduttori ma anche artisti, attori, musicisti per dare forma alle cinque sezioni del festival: letteratura, arti visive, cinema, teatro e musica (www.festivaletteraturemigranti.it).
Significativamente, dopo la presentazione mattutina alle scuole, il festival si inaugurerà questo pomeriggio alle 18 a Villa Trabia, dove un sogno a lungo coltivato sta per avverarsi: la casa della letterature. Un luogo fisico che farà da presidio stabile a cittadini, scrittori e traduttori della città, dell’Isola e dell’area euro-mediterranea.Sono oltre cento le personalità protagoniste di questa quinta edizione dedicata a Primo Levi, nel centenario dalla nascita, e a due intellettuali siciliani scomparsi di recente: Andrea Camilleri e Sebastiano Tusa. Trenta saranno gli autori tra giornalisti, scrittori, traduttori e saggisti del programma letterario e mille gli studenti di ogni età – dalla scuola dell’infanzia ai banchi dell’Università – ai quali saranno dedicati incontri, laboratori e seminari e che diventano centrali nella visione del festival.
Un’esperienza che si snoda tra luoghi pubblici e privato, che intreccia linguaggi differenti e che, attraverso l’arte urbana, arriva alle strade, “tocca” la gente. Ecco che cartelloni utilizzati per la pubblicità diventano sala espositiva diffusa, ponte narrativo tra centro e periferie di Palermo. Un esperimento in sinergia tra pubblico e privato (con il sostegno di Alessi pubblicità) che raccoglie sette lavori esposti in decine di copie. In mostra opere che interpretano nel linguaggio dell’arte i due temi del Festival 2019, realizzati da #ditosinistro (Francesco De Grandi), Fare Ala + Wu Ming 2, Daniele Franzella, LUSSI, Roberta Mazzola e Azzurra Messina.
“Chi ha storia non ha paura. Il programma di quest’anno – dice il direttore artistico del Festival delle letterature migranti, Davide Camarrone – offre molti spunti. Tanti autori capaci di raccontarci l’Europa, il Mediterraneo. Palermo sta cambiando: è la quinta edizione e siamo ad un punto di svolta. Andiamo verso la Casa delle letterature, che nascerà presto e guarderà alla nostra città, alla Sicilia, ai paesi che si affacciano sul grande mare comune, al continente Mediterraneo. I ringraziamenti sono tanti. Innanzitutto, a chi crede ancora nel valore della letteratura”.