Gli eventi mondani. Le feste di primavera della Belle époque dei Florio
Donna Franca e il cognato Vincenzo Florio furono promotori degli eventi mondani più attesi di Palermo durante la Belle époque, con il loro stile di vita al limite degli eccessi
Gli eventi della Belle époque dei Florio
Il gusto di sapersi divertire fu in gran parte una “invenzione” dei Florio. Con Ignazio e Franca subentrava la meraviglia di uno stile di vita che coinvolse l’intera città. La pura ricerca del piacere estetico e dello sfarzo destò l’entusiasmo dei Reali in visita a Palermo e incontrò il favore dei viaggiatori, inserendo la città fra le mete turistiche meritevoli di essere frequentate.
Le tappe della loro ascesa sono scandite anche dai successi sportivi di Vincenzo Florio, dalle imprese turistico-industriali di Ignazio e dalle cronache mondane incentrate su Donna Franca, la sua bellezza, i suoi abiti, i suoi gioielli, eventi registrati dalla stampa locale ed estera.
Nel clima di mondanità internazionale di cui Palermo era indiscussa protagonista tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, si annoverano le feste.
“Primavera siciliana”, “Corso dei fiori”, “Festa della zagara”: cortei sui carri per le vie della città a celebrare la perenne giovinezza dell’isola. A questi si aggiungono manifestazioni come i tornei storici, i concorsi ippici, le gare ciclistiche, come il giro di Sicilia, le cosiddette settimane aviatorie e infine gare veliche, di canottaggio, di motoscafi – come la “Perla del Mediterraneo” – e di idrovolanti che coniugavano progresso tecnologico e festa mondana.
La più eclettica tra le manifestazioni fu certamente il “Corso dei fiori”, in cui le carrozze degli aristocratici sfilavano per la città agghindate di fiori pronte per ritrovarsi all’interno di un’allegra battaglia all’ultimo petalo.
L’atto di nascita del “Corso dei fiori”
Passerella di questa manifestazione itinerante fu dapprima il Giardino inglese, poi il parco della Favorita e infine via della Libertà.
Le fonti raccontano che il kaiser Guglielmo II, imperatore di Germania, fosse solito trascorrere le vacanze primaverili a Palermo e che l’accoglienza di Donna Franca alla villa dei Florio all’Olivuzza fosse una tappa fissa.
Correva l’anno 1904 e la carrozza imperiale, lasciata la villa, percorreva una frequentata via di Palermo quando incrociò la carrozza della contessa di Mazzarino, appartenente ad una delle più prestigiose famiglie aristocratiche della città. La nobildonna, riconosciuto l’imperatore, decise di omaggiare il piacere dell’incontro inaspettato lanciando a Gugliemo II tre rose rosse: ma fallì la mira e i finirono sotto g1i zoccoli dei cavalli che ne fecero scempio.
L’imperatore, un uomo superstizioso, interpretò quanto successo come un segno di cattivo augurio al quale porre pronto rimedio. Fu così che decise di indurre il sindaco di Palermo, Pietro Bonanno, a far preparare per quel giorno stesso una sfilata di carrozze al Giardino inglese, accompagnando l’invito con un messaggio di non difficile interpretazione: «Riempirò la mia carrozza di fiori». L’antifona fu prontamente afferrata, e quel pomeriggio lungo i viali del Giardino sfilarono gli eleganti cocchi della nobiltà cittadina adornati di rose, viole, camelie.
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Alla parata c’erano tutti: i Trabia, gli Scalea, i Whitaker, ovviamente i Florio, i Deliella e il resto dell’alta società palermitana. Quando passò la carrozza con la contessa di Mazzarino – incolpevole responsabile del gesto maldestro della mattina – l’imperatore abbracciò una manciata di fiori e la lanciò nel cocchio della nobildonna in cambio delle tre rose perdute.
Le “Feste di primavera” di Vincenzo Florio e Donna Franca
Due anni dopo, il 18 marzo 1906, l’usanza del “Corso dei fiori” venne istituzionalizzata da Donna Franca e Vincenzo Florio, suo cognato.
Suggestivo palcoscenico fu stavolta il Parco della Favorita. Lungo il viale d’Ercole vennero montate delle tribune in modo che anche il pubblico intervenuto potesse partecipare alla battaglia dei fiori lanciandoli alle carrozze che sfilavano.
Oltre alle famiglie aristocratiche, presero parte all’evento anche nobili stranieri che svernavano in Sicilia, e che nella propria carrozza avevano issato la bandiera della loro nazione.
Una giuria assegnò i premi in denaro messi in palio per le categorie previste: tiri a quattro cavalli, a tre, a due, e a un cavallo. Il primo premio per i tiri a quattro fu assegnato a Donna Franca Florio, il secondo alla contessa di Mazzarino, il terzo ai Whitaker e il quarto alla principessa Deliella.
Da allora il “Corso dei fiori” divenne una piacevole festa annuale in via della Libertà, ma con il trascorrere degli anni alle carrozze a cavallo si andavano sostituendo le automobili, che segnarono il tramonto della tradizione.
Nel 1955 l’usanza del “Corso dei fiori”, che si era andata spegnendo in coincidenza con il tramonto dell’impero finanziario dei Florio, fu riesumata sotto la veste di “Festival in fiore per Palermo in fiore”, cui presero parte carri venuti da Imperia, Salsomaggiore Terme, Viareggio e Sorrento, trainati da possenti trattori a motore, per dar vita ad uno spettacolo tanto diverso da quelli di prima.
Tra sport e lusso sfrenato: gli yacht dei Florio
Grazie alle molteplici attività economiche intraprese, la famiglia Florio poté permettersi di possedere, al culmine della sua ricchezza, ben 8 yacht, spesso messi a disposizione dei propri amici in visita. L’arredamento delle lussuose imbarcazioni fu affidato a Ducrot. Uno di essi in particolare, l’Aegusa, era il preferito della famiglia, a loro uso esclusivo Le foto d’epoca ne testimoniano lo sfarzo.
Ignazio Florio scelse di battezzare tale yacht con l’antico nome dell’isola di Favignana, allora importante centro di proprietà della famiglia.
L’imbarcazione fu costruita in Scozia per un costo di 300.000 dollari dai cantieri Scotts di Greenock, nel 1896. Nel 1899 Ignazio Florio decise di vendere l“Aegusa” per 400.000 dollari a Sir Thomas Lipton il quale, dopo significative modifiche ed adattamenti, lo ribattezzò “Erin”, e lo usò come nave di appoggio al suo yacht da regata “Shamrock”, durante le regate di Coppa America.
Allo scoppio della prima guerra mondiale, quella che una volta era l’imbarcazione preferita dai Florio venne utilizzata come nave della Croce Rossa. Il 3 luglio 1915 fu ribattezzata nuovamente “HMS Aegusa” ed utilizzata come pattugliatore nel Mediterraneo.
Il 28 aprile 1916 urtò una mina vicino Malta e affondò, perdendo sei uomini dell’equipaggio mentre cercava i sopravvissuti di un’altra imbarcazione.
Lo yacht di Donna Franca
Si chiamava Sultana, paragonabile per lusso e ricercatezza di ambienti, arredi e suppellettili, a quello della famiglia reale inglese. La “regina di Palermo”, come le cronache definivano Franca Florio, era profondamente legata al mare di Sicilia. A seguito del terremoto del 1908 a Messina, la nobildonna salpò da Palermo con lo yacht Sultana colmo di presidi medici, cibo e vestiario e s’impegnò in prima persona nelle operazioni di soccorso.