Le donne e i Florio: dalla borghesia all’ascesa sociale
Concludiamo questa incursione dell’Identità di Clio nella saga dei Florio con una lettura delle vicende che hanno caratterizzato il rapporto con le donne.
Vincenzo Florio, preso dal turbinio degli affari e dall’ansia di costruire il suo impero, sembra non avere tempo per costruirsi una famiglia. Corteggia però una giovane milanese, Giulia Portalupi: da questa relazione nascono due figlie. È però quando viene alla luce il maschio – al quale è imposto il nome di Ignazio – che il quarantenne Florio si decide a impalmare Giulia. Con la sua legittima consorte, si trasferisce da via della Zecca in via Materassai e nella villa detta “dei quattro pizzi” all’Arenella accanto alla tonnara.
Come sottolinea Orazio Cancila, Vincenzo “era nato borghese, aveva sposato una borghese ed era vissuto da borghese” fino alla fine dei suoi giorni. Aveva sposato le sue figlie a dei borghesi; ma per Ignazio costruisce un percorso diverso che gli avrebbe permesso di uscire dal mondo del padre e di proiettarsi nel contesto strutturale dell’aristocrazia siciliana. Il modello seguito è un classico ampiamente sperimentato nel corso dei secoli: formazione culturale e sociale di livello e un matrimonio che permette di salire sull’ascensore sociale.
Quindi una donna, Giovanna D’Ondes Trigona, costituirà il grimaldello che permetterà ad Ignazio di inserirsi nel circuito dell’aristocrazia palermitana e siciliana. Giovanna non è ricca, non è bella e ha una dote molto ridotta ma, con la sua collocazione sociale, permetterà ai Florio di entrare in un circuito fino ad allora impensabile per don Vincenzo.
I tre figli che Ignazio ha da Giovanna – Ignazio junior, Vincenzo e Giulia – completeranno a loro volta il percorso di ascesa sociale. Sempre attraverso quei matrimoni nei quali la chiave di volta è invariabilmente l’incontro tra le disponibilità finanziarie della famiglia Florio e le difficoltà economiche nelle quali versava l’altra parte del contratto.
Ignazio sposerà, dopo un articolato percorso sentimentale costellato di amanti diverse, donna Franca che lo porterà nell’empireo della Belle époque. Un matrimonio che si celebrerà a Livorno, dove il padre della sposa, il barone Jacona, si era spostato per sfuggire ai creditori palermitani. Donna Franca sarà il motore trainante per la costruzione del mito dei Florio.
Si sposteranno per l’Europa con una propria vettura ferroviaria personale, come facevano i Trabia o i Tasca; solcheranno il Mediterraneo con un’imbarcazione privata, la “Mary Queen”, arredata in modo splendido.
Annina Alliata, figlia del principe di Montereale, sarà la moglie di Vincenzo Florio ma sfortunatamente per lei la dinastia è ormai in declino. Il segnale della crisi è dato dal ricevimento di nozze che si svolge in tono dimesso: non ci sono soldi.
I soldi sono finiti, bruciati. E con essi, è volata via la credibilità del nome dei Florio. Ignazio si aggrappa disperatamente a Franca alla quale scrive lettere disperate:
Cara Franca mia, Dio sa quello che passo. Le mortificazioni che debbo superare con santa rassegnazione. I rifiuti alle proposte che faccio, il dolore di constatare la poca fiducia al nome ed altro non voglio scrivere. Ti penso sempre e farò l’impossibile per poterti ridare una vita calma e felice.
Ignazio senza casa e nullatenente muore il 19 novembre 1957 nella villa di Mondello del nipote acquisito Franco Lanza di Scalea. Donna Franca era già scomparsa nel 1950. Sic transit gloria mundi
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