Fonti cartografiche e strumenti digitali. La trama dei livelli informativi di una Pianta di città.
Nel 2010 è stato pubblicato il terzo volume della Storia di Catania diretta da Maurice Aymard e Giuseppe Giarrizzo. Il libro, curato da Enrico Iachello, è dedicato alle vicende urbanistiche, sociali e politiche che caratterizzarono la ricostruzione della città dopo il terribile terremoto del 1693. Tra i contributi vi è un nostro saggio dedicato alla lettura dello spazio urbano catanese condotta attraverso l’uso di moderni strumenti digitali applicati alle fonti cartografiche: in particolare, è stata elaborata una cartografia tematica delle informazioni contenute in un documento cartografico; queste informazioni, opportunamente integrate con ulteriore documentazione archivistica, ha permesso di stabilire relazioni e nessi logici che hanno consentito di leggere eventi e protagonisti, individui e gruppi sociali in stretto rapporto con la dimensione spaziale della città . La fonte cartografica utilizzata è la Pianta topografica della città di Catania dell’architetto comunale Sebastiano Ittar, fatta incidere a Parigi intorno al 1832 (fig. 1).
In questo documento troviamo una grande quantità di informazioni, molte delle quali, soprattutto quelle che specificano le ubicazioni dei luoghi, dei palazzi e delle istituzioni poste all’interno dello spazio, sono indicate attraverso un riferimento numerico che rimanda al lungo elenco raccolto in legenda, costituito da 188 voci (fig. 2).
Questi dati, adeguatamente analizzati e successivamente trasferiti su una restituzione grafica informatizzata ricavata dalla stessa fonte cartografica (fig. 3), diventano un’agevole strumento per analizzare la forma urbis e le modalità di rappresentazione dello spazio urbano, ma anche il complesso rapporto fra spazio e società urbana. Di fatto, attraverso la scomposizione degli elementi presenti nel documento, abbiamo la possibilità di far emergere le numerose correlazioni che riguardano le principali emergenze urbanistiche (civili, religiose, pubbliche, private etc.) e gli elementi caratterizzanti (strade, piazze, mura, porte) dello spazio urbano nella prima metà dell’Ottocento.
Attraverso questa scomposizione tematica, abbiamo isolato, per esempio, le indicazioni che riguardano le principali strade (fig. 4) e piazze (fig. 5) del rinnovato schema viario urbano ortogonale. Non discostandoci dall’ordine e dall’organizzazione che queste indicazioni hanno in legenda, abbiamo accorpato gli insiemi di queste notizie in differenti livelli tematici che abbiamo gradualmente trasferito sul nostro modello grafico raggruppando in diverse carte le informazioni relative alle «porte della città esistenti» e alle «porte della città non più esistenti» (fig. 6), lo stato delle «fortificazioni» (fig. 7), le «antichità» (fig. 8), i «musei e gabinetti» scientifici (fig. 9), gli «officj pubblici» (fig. 10), le locande e gli alberghi (fig. 11) [figg. 4-11], le «opere di pubblica educazione e spedali» (fig. 12), le «chiese parrochiali» (fig. 13), le «chiese ed istituzioni regolari di uomini» (fig. 14), le «chiese e le istituzioni regolari di donne» (fig. 15) e, infine, le «chiese diverse» (fig. 16) [figg. 12-16].
Questo approccio metodologico, offre un modello di lettura chiaro e immediato di un alto numero di informazioni in origine presenti su un unico livello, notizie che, una volta scomposte, risultano meglio fruibili. Appare chiaro come l’analisi di questi esiti cartografici forniscono al lettore la possibilità di accedere a nuove riflessioni e considerazioni interpretative, mostrando come, non solo per lo studio della città in un determinato periodo, le restituzioni informatizzate vanno oltre il semplice ausilio illustrativo e permettono di vedere numerosi aspetti urbani che la complessità delle «tracce» del documento originale non rende immediatamente percepibili.
A nostro parere, questo percorso di ricerca basato sull’uso di moderni strumenti digitali applicato alla fonte cartografica, può essere considerato a tutti gli effetti un vero e proprio strumento di indagine, capace di offrire ulteriori momenti interpretativi e nuove prospettive di ricerca che mostreremo meglio nei successivi appuntamenti editoriali.