Francesca Cavallo e i suoi elfi per parlare di diritti violati
La co-autrice di “Storie delle buonanotte per bambine ribelli” a Palermo per incontrare i ragazzi
Usa le fiabe per parlare dei diritti dell’infanzia, scrive libri per bambini e ragazzi ma ha tra i suoi ammiratori anche i genitori e il mondo degli adulti. Francesca Cavallo e il suo linguaggio universale fanno breccia nel cuore dei partecipanti all’incontro “Sogni violati” presso l’Istituto Comprensivo Colozza Bonfiglio di Palermo.
“È importante leggere e conoscere i propri diritti. Diritto – ha detto l’autrice a un pubblico di adolescenti e adulti – è una parola di cui spesso si perde il senso. Nella vita di tutti i giorni capita costantemente che venga spacciato per normale ciò che non lo è”.
Non ha mezzi termini Francesca Cavallo, che nel trentennale della convenzione Onu dei diritti dell’infanzia ha affermato che “ai bambini e ai ragazzi è necessario raccontare i fatti attribuendo alle cose il loro nome, senza utilizzare perifrasi e quindi se ad una ragazza piace un’altra ragazza, si utilizza il termine lesbica, è molto semplice”.
Reduce del successo da un milione di copie del libro “Storie della buonanotte per bambine ribelli”, la Cavallo ha ribadito che in realtà scrive libri da dieci anni e il fatto che il suo successo mondiale sia giunto soltanto con il suo penultimo libro “non deve farci credere che quello che facciamo abbia valore soltanto quando il successo è riconosciuto dagli altri”.
La missione della sua scrittura è mostrare alle bambine e alle adolescenti che sono tante e diverse le strade da percorrere nel mondo. “La verità è che tante generazioni di donne cresceranno ancora con l’idea che la libertà di espressione di sé è limitata dal loro genere, che si traduce in un non puoi farlo perché sei femmina. Finché non ci sarà vera parità di genere – ha continuato – la nostra democrazia, che è basata sull’inclusione delle cittadine e dei cittadini, non sta mantenendo la sua promessa».
La scrittrice usa gli archetipi della fiaba – come quello dell’evento traumatico da cui parte la storia – e li ripopola con temi attuali. Tra i temi affrontati nel corso dell’incontro palermitano si è parlato di famiglia e di accoglienza attraverso la trama del suo ultimo libro, “Gli elfi del quinto piano”. Una grande avventura di Natale con elementi – come li definisce la stessa autrice – “poco tradizionali”. Protagonista è infatti una famiglia, formata da due mamme e tre figli, che si trasferisce nella città di R. perché nel paese di provenienza è stato eletto un presidente che ha dichiarato illegali le famiglie con due mamme. La nuova città è invece accogliente, inclusiva e aperta a tutti. Chi governa R. ha però deciso che nel territorio non debba succedere niente di brutto, facendo così in modo che non succeda mai niente. Non a caso, il primo cittadino si chiama dottor Noia e la strategia degli abitanti per non far succedere niente è quella di parlare tra loro il meno possibile, soprattutto con gli estranei. I bambini, con il loro ingegno fantasioso, superano questa limitazione imposta dagli adulti aprendo un canale sulla banda radio cittadina per comunicare tra loro liberamente.
“È un libro di famiglia, e quello che mi ha colpito è lo spirito che ha fatto nascere il libro cioè desiderare che la famiglia non fosse solo quella tradizionale dei film e dei cartoni ma che una famiglia esiste solo e soltanto dove c’è amore”, ha affermato la dirigente scolastica Valeria Catalano, che ha mediato il dibattito che nella settimana di eventi a Palermo in occasione del trentennale della convenzione Onu sui diritti dell’infanzia.