Game of Thrones: sangue e incesto nella legittimità dinastica
Proprio in questo blog, con il contributo di Gin, sì è visto che numerose vicende storiche ispirano la saga di Game of Thrones. Mi interessa qui evidenziare non altri episodi, ma un tema che fa da sfondo all’intera serie televisiva: quello della regalità. Simboli, rappresentazioni e circostanze presenti nella trama richiamano aspetti della regalità relativi alla società europea non solo del tardo medioevo, ma anche della piena età moderna. Il tema più presente è quello del sangue come legittimazione del potere regio. In Europa la credenza nell’eccezionalità del sangue del sovrano, della sua prodigiosità e della sua trasmissibilità in linea ereditaria che legittima i discendenti all’esercizio del potere è stato un dato costante a fondamento della legittimità dinastica. Alla fine dell’età moderna i sostenitori europei delle monarchie giudicarono come il più grave dei delitti l’aver effuso il sangue del sovrano sul patibolo, e qualche secolo prima la coscienza di Elisabetta d’Inghilterra fu tormentata dalla decisione di decapitare una regina, spargendo sangue che ai suoi occhi, per quanto protestante, restava consacrato da Dio. Il sangue eccezionale che scorre nelle vene della famiglie reali era dunque uno dei principi della legittimità dinastica nella società europea. Come ben sanno gli appassionati del Trono di spade, sull’eccezionalità del suo sangue (il sangue dei draghi) insiste la spodestata Daenerys rivendicando il trono di Westeros, mentre, come una sorta di Carlo Eduardo Stuart del XVIII secolo, è alla ricerca di un esercito per sbarcare nel suo regno e restaurare il proprio legittimo potere. Non è probabilmente un caso che l’ultimo episodio della prima stagione, quando la erede della stirpe dei draghi rivela i suoi poteri prodigiosi, sia stato intitolato Fire and blood e si concluda con l’esclamazione del servitore della principessa “blood of my blood!”. La profetessa e fattucchiera Melisandre, poi, si appropria di gocce di sangue regale perché possa compiere i suoi sortilegi. La guerra che viene mossa alla famiglia regnante dei Baratheon, del tutto simile a una rivolta baronale, si snoda sul principio che a sedere sul trono non siano i legittimi successori di re Robert, portatori del sangue reale, ma figli non suoi.
È poi noto che a contribuire al successo della saga ci siano state anche scabrose vicende sessuali. Promiscuità, omosessualità, incesto dominano in diverse parti le relazioni tra le famiglie impegnate nel gioco del potere. Eppure anche questa parte non è priva di suggestioni storiche. L’omosessualità, più che essere presente per le ansie del politically correct che caratterizzano le produzioni cinematografiche e televisive americane, ha effettivamente il suo retroterra storico nella vita delle case regnanti.
Si pensi a quanto le pratiche omosessuali fossero ampiamente diffuse alla corte dei sultani ottomani, così come nel nostro sceneggiato è un costume dei personaggi provenienti dal mondo orientaleggiante dei Martell di Dorne. Ma anche gli incestuosi gemelli Jaime e Cersei Lannister non sono tanto fuori dalla realtà storica e lontani dal discorso sul sangue reale: solo i tabù religiosi cristiani tutto sommato impedirono che nel Medioevo e nell’età moderna si perpetuassero i matrimoni tra fratelli, che invece avevano caratterizzato l’Egitto dei faraoni e lo stesso mondo romano (l’aspirazione del Commodo del Gladiatore!). Il comportamento delle famiglie regnanti europee era ossessivamente improntato alla conservazione della purezza del proprio sangue. Il matrimonio era quindi un’incresciosa condizione che costringeva a mescolarlo a quello di altre famiglie. Se non era quindi possibile, per le nuove convenienze sociali, utilizzare l’incesto, che si ricorresse almeno al matrimonio tra parenti strettissimi. Gli Asburgo di generazione in generazione strinsero matrimoni tra il ramo madrileno e quello viennese, fino all’estenuazione fisica del sofferente Carlo II e all’estinzione in Spagna. I viennesi invece capirono che quella prassi stava provocando l’indebolimento fisico della famiglia e dopo l’ultimo matrimonio tra cugini – Leopolo I con l’infanta Margherita (rappresentata da Velasquez ne Las Meninas) –, si salvarono dal decadimento fisico ricorrendo al “sangue fresco” delle principesse del Palatinato. Ferdinando VI di Spagna vantava di non avere goccia di sangue diversa da suo cugino Luigi XV, in quanto entrambi figli di due fratelli Borbone e di due sorelle savoiarde. Ricordiamo che ancora agli inizi del Novecento il grado di parentela tra le case regnanti europee era talmente stretto da diffondere tra loro l’emofilia che fece nascere l’immagine del “sangue blu” aristocratico.
Quello che maggiormente colpisce uno storico della serie targata HBO è dunque che l’autore e gli sceneggiatori non solo abbiano saputo usare avvenimenti, ma anche elementi più “profondi” della storia come alcuni simboli della sovranità e della regalità. È un’ulteriore prova di quanto intorno al passato in realtà esista un vivo interesse, tanto da poter essere un vero serbatoio per la formulazione di fiction di ispirazione storica, come insegna il grande successo de I Tudor, delle White Queen impegnate nella guerra delle due rose, o de I Borgia, o di pura invenzione, come nel caso di Game of Thrones.
Giulio Sodano
Docente storia moderna, Seconda Università di Napoli