Giuseppe Galasso storico e uomo delle istituzioni
Il bilancio, a tre anni dalla morte, delle attività di un intellettuale completo e poliedrico: dalla storia alla politica, dalla cultura alla tutela del paesaggio
Sono passati tre anni dalla morte di Giuseppe Galasso. E la sua mancanza è avvertita non solo da chi lo ha conosciuto intensamente, da allievi ed amici. Il vuoto che ha lasciato si sente soprattutto nella vita culturale del nostro Paese.
L’occasione per ricordare una delle personalità più importanti e originali nel panorama storiografico europeo del Novecento e del primo Duemila è stata offerta dall’incontro on line organizzato il 15 aprile scorso dall’Università degli studi “Gabriele D’Annunzio”, col patrocinio dell’Università del Salento, della Società italiana per la storia dell’età moderna, della Società napoletana di storia patria e della Società salernitana di storia patria.
Si è discusso di due volumi che ricordano sia l’attività dello storico sia il suo impegno nelle istituzioni italiane: “Giuseppe Galasso storico”, a cura di Renata De Lorenzo e chi scrive (Società napoletana di storia patria ed.), e “Giuseppe Galasso storico e uomo delle istituzioni”, a cura di Salvatore Barbagallo e Marco Trotta (Biblion ed.).
È impossibile riassumere in poche battute i caratteri fondamentali di una personalità poliedrica come quella di Galasso. Colpisce prima di tutto la sua vastissima produzione scientifica, composta di diverse migliaia di titoli, rappresentativi delle sue vivacissime curiosità e voracità intellettuali, capaci di spaziare in tutte le scienze umane. Va tuttavia sottolineato, come risulta dai numerosi saggi contenuti nei due volumi, l’orientamento complessivo di Galasso che, attento alle relazioni interdisciplinari, non ha mai rinunciato alla centralità della ragione storica. La dimensione della storicità, da lui argomentata ad un altissimo livello di elaborazione teoretica soprattutto nella sua opera “Nient’altro che storia”, ha costituito sempre la sua stella polare.
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In secondo luogo Galasso è stato un lettore onnivoro, che ha intrapreso un vero corpo a corpo con le opere di storici e di autori di discipline diverse, da lui attentamente studiate e commentate.
Il suo – e siamo al terzo carattere identificato egregiamente nei due volumi – è stato non un sistema chiuso di pensiero, ma un work in progress. Come per il suo maestro e principale ispiratore, Benedetto Croce, quelle di Galasso sono state sistemazioni successive, approssimazioni ideali ad un approfondimento senza fine, capaci anche di correzioni e revisioni lungo un ricchissimo e articolato percorso intellettuale.
Non solo storico, ma uomo delle istituzioni: è il quarto carattere di un ideale schema riassuntivo della personalità.
“Istituzioni” in senso ampio e allargato. Culturali: la sua presidenza della Biennale di Venezia; editoriali: fra le tante iniziative, la direzione della “Storia d’Italia” Utet e della “Storia del Mezzogiorno” con la condirezione di Rosario Romeo; politiche: assessore al Comune di Napoli, deputato per più legislature, due volte sottosegretario. Proprio come sottosegretario al Ministero per i Beni culturali Giuseppe Galasso realizzò la legge che porta il suo nome.
Approvata nel 1985, la legge sul paesaggio ha segnato uno spartiacque decisivo nella considerazione del paesaggio fin dalla sua definizione. I criteri che hanno ispirato la normativa della nostra legislazione a partire dal 1985 hanno introdotto un nuovo paradigma. Esso implica un ampliamento dello sguardo, del concetto stesso di paesaggio comprendente la morfologia di territori ed aree: le fasce costiere, le sponde dei fiumi, i laghi, le cime, le montagne, i boschi, le foreste, tutte zone da tutelare e valorizzare. La metodologia di approccio deve necessariamente essere interdisciplinare, chiamare a raccolta e a sintesi saperi diversi, capaci di abbracciare con lo sguardo, disegnare, spingere ad amare il territorio, e perciò attivare gli strumenti più adeguati per la sua tutela e valorizzazione.
I criteri del nuovo paradigma hanno influenzato le stesse direttive Unesco come la Convenzione europea del paesaggio, sottoscritta a Firenze il 20 ottobre 2000 e la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, firmata a Parigi il 17 ottobre 2003. Il Codice dei Beni culturali e del paesaggio, approvato dal Mibact nel 2004, sarebbe impensabile senza la legge Galasso.
Se la legge che porta il nome del grande storico napoletano solo in parte è entrata nella sua fase operativa, lo si deve all’assenza dei piani territoriali che avrebbero dovuto predisporre le regioni.
Ma qui interessa soprattutto sottolineare che solo uno storico di alto profilo e di spiccata sensibilità etico-politica come Galasso poteva ideare e predisporre una legge organica sul paesaggio. Perché la sua idea di fondo è il rispetto del valore storico dei quadri ambientali, opera combinata nel tempo da natura, donne e uomini. E all’interno di questa idea c’è l’attenzione privilegiata al paesaggio delle regioni meridionali.
Forse l’opera pionieristica più importante di Giuseppe Galasso, soprattutto per l’influenza metodologica che ha esercitato e continua ad esercitare nella storiografia italiana ed europea, è Economia e società nella Calabria del Cinquecento, pubblicata nel 1967.
Come ha scritto Maurice Aymard, Galasso “ha fatto della regione meno conosciuta e meno studiata del Mezzogiorno un riferimento obbligato per le ricerche sia sull’Italia sia sul bacino occidentale del Mediterraneo durante la prima età moderna, creando le condizioni di uno sguardo nuovo e contribuendo ad un’apertura internazionale che era stata limitata alla modernità e alle anticipazioni delle metropoli del quadrilatero urbano avanzato del centro-nord della penisola: Venezia-Milano-Genova-Firenze. Galasso ha saputo appropriarsi delle ambizioni e dei metodi di una storia economica e sociale allora in piena espansione. E il suo libro ha aperto la strada a ulteriori ricerche e approfondimenti che ne hanno confermato la capacità di anticipazione”.
Ma la gestazione di Economia e società si comprende non solo ricordando lo straordinario lavoro di ricerca documentaria compiuto da Galasso. Essa giunge al termine anche di un infaticabile viaggio in lungo e in largo compiuto dall’intellettuale per tutta la regione calabrese in un tempo in cui le comunicazioni e le infrastrutture viarie e di trasporto nel Mezzogiorno interno erano assai meno praticabili di oggi.
Lo spirito che animava gli intellettuali raccolti da Francesco Compagna e da Vittorio de Caprariis intorno alla rivista “Nord e Sud” tra anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso era quello della ricerca sul campo, del rapporto diretto col territorio, del contatto vivo con donne e uomini che formavano, insieme con le terre, i borghi e le città, il paesaggio materiale e immateriale.
Cinquant’anni dopo rimane attuale, più che mai, il volume sulla Calabria. E attuali – anzi ancora in parte da attuare – restano gli effetti applicativi della legge Galasso di tutela del paesaggio.