Da emigranti a “marchio di qualità”
La ristampa del volume di Orazio Cancila per Rubbettino e nuovi spunti di riflessione
Una bella favola che delle favole non ha il lieto fine. Un mito fondato su un’imprenditoria navale che stava rapidamente cambiando con la comparsa delle imbarcazioni a vapore, ma anche sulle attività commerciali legate allo zolfo, alle spezie, al vino, al tonno che proveniva dalle tonnare.
Fino ad arrivare alla crisi che colpì una dinastia che portò a una modernizzazione nel periodo della Belle époque palermitana, nonostante gli interventi dei governi italiani come quello Giolitti o Mussolini. Queste sono le vicende dei Florio ricostruite dallo storico Orazio Cancila, professore emerito di storia moderna all’Università degli Studi di Palermo, che per anni ha dedicato i propri studi e ricerche alla famiglia nel volume I Florio. Storia di una dinastia imprenditoriale (2008) ristampato ed edito dalla casa editrice Rubbettino.
Il libro ripercorre con grande attenzione – tramite un’accurata analisi delle fonti giudiziarie, notatili e bancarie – le tappe più significative della storia di questa famiglia e di una parabola che, nell’arco di un secolo, da emigrata, divenne protagonista assoluti del suo tempo, fino alla decadenza, in un tramonto dorato e tragico. Una storia sospesa ancora oggi tra il mito e la realtà. Un mito fondato da figure “leggendarie”, che l’aristocrazia chiamava con disprezzo “facchini”, come Ignazio Florio senior (1838-1891), il figlio Ignazio II (1869-1957), Vincenzo Florio (1883-1959) ideatore storico della prestigiosa Targa Florio, la gara automobilistica che ha luogo sulle Madonie tutt’oggi. Per non parlare di grandi donne come Franca Florio (1873-1950), moglie di Ignazio II e chiamata da Gabriele D’Annunzio con ammirazione Donna Franca, arrivata a noi anche grazie al celebre ritratto che venne realizzato nel 1901 da Giovanni Boldini ma soprattutto per quel fascino immortale che colpì grandi personalità come il re d’Italia Vittorio Emanuele, il Kaiser Guglielmo II e l’imperatore d’Austria.
Lo stesso Vittorio Emanuele aveva offerto al Florio il titolo di principe delle Egadi creato per l’occasione; ma egli rifiutò la proposta del sovrano sabaudo, poiché era orgoglioso delle proprie origini borghesi e sicuramente soddisfatto dell’essere riferimento quanto a gusto ed immagine per l’aristocrazia. Il cognome Florio era diventato un “marchio”, che, se pensassimo in ottica contemporanea, potremmo accostare alla famiglie imprenditoriali come gli Agnelli nel settore automobilistico.