Il Mezzogiorno di Sturzo e Gramsci nel saggio di D’Andrea e Giasi
Qual era la soluzione alla questione meridionale secondo Luigi Sturzo e Antonio Gramsci?
Per secoli, l’arretratezza e i ritardi del Mezzogiorno sono stati oggetto di analisi da parte di diversi studiosi, giornalisti ed economisti.
Cosa si nasconde dietro i mali atavici del Sud e delle isole italiane?
Davvero la risposta di Antonio Serra – originale economista del Seicento, secondo il quale il più grande nemico del Meridione sono proprio meridionali – può essere considerata esaustiva e dirimente?
L’idea di mettere a confronto il pensiero dei due grandi intellettuali, nonché esponenti politici di primo piano del secolo scorso, è di Giampaolo D’Andrea e Francesco Giasi, autori del saggio ormai datato, ma certamente ancora utile e attuale, dal titolo Luigi Sturzo-Antonio Gramsci. Il Mezzogiorno e l’Italia, pubblicato nel 2012 dalle Edizioni Studium, in collaborazione con la Fondazione con il Sud e la Fondazione Istituto Gramsci.
È proprio dall’analisi comparata tra Sturzo e Gramsci che emergono l’enorme complessità del tema e la difficoltà nel tracciare delle vie risolutive all’eterna questione che continua ad affliggere, ancora oggi, il nostro Paese. E, se in entrambi appare imprescindibile alla soluzione del problema il coinvolgimento della parte settentrionale della penisola, differente è l’approccio ideologico e politico da cui partono le loro analisi.
Il Sud, dunque, è davvero una risorsa per il nostro Paese, oppure rappresenta una pesante palla al piede che impedisce alla nazione di spiccare il volo?
Una cosa appare certa: per il prete calatino e l’intellettuale sardo non può esistere Italia senza Mezzogiorno.