Ferro e fuoco. L’artiglieria e la fanteria ottomana
A partire dal XV secolo i sultani cominciarono ad ingaggiare manodopera proveniente da altre zone, poiché i turchi non avevano sviluppato la capacità di forgiare armi da fuoco e pezzi di artiglieria per equipaggiare le proprie schiere. «L’infanteria terrestre de’ Turchi non è tutta della stessa forza, ma è composta di parecchi Corpi differenti di truppe, più o meno valorose, e dividesi in Capiculy e Serratculy»(1).
I Capiculy erano presenti anche all’interno della fanteria e avevano il compito di proteggere il sultano e di stare dove il Gran Signore dimorava. Secondo Antonio Federico Büsching – consigliere del Concistoro del re di Prussia, direttore del Collegio illustre di Berlino e autore dell’opera Nuova Geografia(2) – la fanteria dei Capiculy in totale era composta da 58864 uomini(3).
I Serratculy, come i Capiculy, erano inquadrati nei ranghi della fanteria e il loro compito era quello di sorvegliare i confini, che «non potevano essere pienamente guardati dalla sola Fanteria Giannizzera»(4).
La fanteria era strutturata in divisioni. La prima, quella dei Capiculy, era composta da quattro reparti: «1. Giannizzeri, 2. Azzamoglani, 3. Topey, 4. Gebegy e 5. Sakkà»(5); la divisione dei Serratculy è «composta di Azzap, di Ifapely, di Seymeny, di Lagumy, e di Mufellimi(6)» e i sultani assegnavano «ad ogni Beirlerbato, o Principato una certa somma di rendite annuali per il suo mantenimento»(7).
Per quanto concerne i reparti di fanteria dei Capiculy, gli Azzamoglani erano i «figliuoli di tributo»(8) e si dividevano in due legioni: una prendeva il nome di Otturak, l’altra invece si chiamava Mutefarika- Agasy. La prima legione era composta da 430 compagnie, ognuna delle quali aveva dagli 80 ai 100 soldati, comandati da un Giorbagy. Questa figura era l’equivalente di un capitano, che aveva come sottoposti un Meydan-Baffy e il Capigy, corrispettivi ai gradi odierni di tenente il primo e di sergente il secondo.
I Topey, il cui numero era incerto, erano gli addetti all’artiglieria. Anche loro erano comandati da un ufficiale preposto al comando degli artiglieri, il Topey- Bassy. A lui spettava il compito di coordinare ufficiali come il Ducbis-Baffy (il capo fonditore) e l’Oda Baffy (il capitano della compagnia). «Sotto il nome di Topey, passano ancora gl’Ingegneri, detti propriamente Mimar con un buon numero di Legnajuoli, e Carta»(9).
La compagnia dei Gebegy, composta da circa 630 uomini, si occupava della manutenzione delle armi; erano i forieri dei nostri attuali eserciti, le loro officine erano situate nella zona di Hagia Sofia. Nel corso delle campagne militari essi erano al seguito dell’esercito, sotto il comando del proprio comandante, il Gebegy-Baffy(10). In ultima battuta, all’interno della fanteria dei Capiculy vi era, fiore all’occhiello dell’esercito ottomano, il temutissimo corpo dei Giannizzeri, a cui sarà dedicato il capitolo successivo. Una casta militare arruolata nei villaggi cristiani della penisola balcanica. Questo reparto aveva una propria religiosità, dei privilegi concessi dal sultano e un equipaggiamento che li rese le «forze speciali» dell’esercito ottomano e nemici feroci e temibili per l’Occidente.
La fanteria dei Serratculy era invece quella parte militare che si occupava di difendere i confini e le paghe «non sono annuali, ed il numero de’ soldati dipende dalle rendite e dalla popolazione delle Provincie, e dai bisogni che ne ha l’Impero in occasione di Guerra». Era composta dagli Azzap, Ifarely, Seymeny, di Lagumy, e di Mufellimi.
Il reparto degli Azzap «essend’eglino divisi in parecchj piccoli corpi indipendenti gli uni dagli altri»(11) erano di numero incerto. Essi erano sotto il comando di due ufficiali: l’Azzap-Agazy, che era il «generale in capite», e l’Azzap-Kiatiby, che svolgeva mansioni come quella di organizzare le compagnia e quella di erogare la paga(12).
Gli Ifarely erano collegati al reparto dei Topey, perché addetti alla «custodia dell’Artiglieria»(13) come questi ultimi, e il comando di questa compagnia era affidato a un ufficiale mandato da Costantinopoli(14).
La compagnia dei Seymeny è il «Corpo più vile» della fanteria dei Serratculy. I suoi componenti provenivano da zone come Grecia, Armenia e Turchia. La fedeltà di questi soldati era verso il Pascià del luogo in cui essi erano stanziati, purché egli li esentasse da tasse e li pagasse.
L’ultimo componente della fanteria dei Serratculy è la compagnia dei Mufellimi o Guastatori, armati con una semplice ascia, fondamentale per la fanteria turcomanna, il cui numero «non è limitato; ma dipende dalla maggiore o minor popolazione delle Provincie, e dall’estensione dei terreni».
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Note
1 Anonimo, Dello stato Militare Navale e Terrestre Della Russia e Dell’Impero Ottomano, cit., p. III
2 L’opera Geografia Nuova di Antonio Federico Büsching, in tedesco Große Erdbechreibung, venne stampata a Venezia presso l’editore Antonio Zatta tra il 1774 e il 1782. La traduzione in lingua toscana venne eseguita dall’abate Gaudioso Jagemann (1735-1804), già autore del dizionario tedesco-italiano-tedesco e di traduzioni dal tedesco in italiano delle opere di Goethe. (Cfr. G. Cantarutti, S. Ferrari (a cura), Traduzione e Transfert Nel XVIII Secolo Tra Francia, Italia e Germania, Franco Angeli s.r.l., Milano, 2013, p. 51.).
3 F. Büsching, Nuova Geografia, tradotta in lingua toscana dall’abate Gaudioso Jagemann, Tomo Decimo Nono, in Venezia, Antonio Zatta, 1777, p. 17.
4 Anonimo, Dello stato Militare Navale e Terrestre Della Russia e Dell’Impero Ottomano, cit., p. IX.
5 Ivi, cit., p. IV.
6 Ivi, cit., p. IX.
7 Ivi, cit., p. IX.
8 Ivi, cit., p. VI.
9 Ivi, pp. VI-VII.
10 Ivi, cit., p. VII.
11 Ivi, cit., p. IX.
12 Ivi, cit., pp. IX- X.
13 Ivi, cit., p. X.
14 Ivi, p. X.