Jurassic World
“Jurassic World” è un film che porta con sè prospettive di analisi vecchie e nuove. Quattordici anni dopo, torna la saga di “Jurassic Park” al cinema, con una trasposizione dei romanzi di Crichton in chiave moderna e sofisticata. Vediamo un’innovazione che pervade l’intera opera, dal parco, che riapre con nuove misure di sicurezza e scenari di grandezza, che simboleggiano l’inevitabile progresso tecnologico, al ricambio generazionale degli attori protagonisti.
Non è più presente Sam Neill (nei panni del dottor Alan Grant), ma ci sono due ragazzini che vivono la separazione dei genitori durante la loro escursione giurassica e un nuovo personaggio positivo (Chris Pratt), che riesce ad addomesticare i velociraptor. La storia assume una velocità che inevitabilmente fa i conti con un cinema più “high-tech” e contemporaneo, che lascia validissime testimonianze dell’appartenenza al primo episodio targato Steven Spielberg , come continuum temporale. Inseriamo “Jurassic World” in un filone che include opere come “Money Monster” di Jodie Foster e “La La Land”, per il carattere affabulatorio che possono assumere i sogni, se coltivati senza una praticità che garantisca la riuscita del progetto. I giovani dovrebbero vedere questo film di Colin Trevorrow per apprezzare un nuovo episodio di uno dei capitoli più belli della storia del cinema, osservando un senso di nostalgia che trapela attraverso il nuovo che avanza inesorabile, unico modo perché un evento possa esistere ancora.