Kircher, la Sicilia e il museo salnitriano – parte seconda
Viaggio nell’isola tra erudizione, vulcani e mirabilia
Probabile conseguenza dell’esperienza di viaggio in Sicilia e dei suoi contatti isolani, sarebbe la corrispondenza di Kircher con molti altri personaggi, che vivono in quegli anni in Sicilia. I rapporti epistolari a noi noti cominciano, infatti, quasi tutti nello stesso anno della sua partenza dall’isola per Roma (Aprile 1638) e terminano nell’aprile del 1672.
Un numero complessivo di trentasette lettere, custodite presso l’archivio della Pontificia Università Gregoriana di Roma, indirizzate all’intellettuale tedesco dai matematici gesuiti Vincenzo Alias di Messina (1624-1704)15 e Giovanni Paolo Chiarandà di Piazza Armerina (1613-1701)16; dallo storico e poeta erudito Vincenzo Auria (1625-1710)17; da don Lucio Carcara; dai gesuiti Juan Carlos de la Falla e Friedrich Fontanner; dal missionario Prospero Intorcetta (1625-1696)18; da Giovanni Battista Hodierna (1597-1660)19; dal poeta ed accademico rappresentante della città di Messina presso Papa Urbano VIII, Benedetto Salvago20, dai trapanesi Giacomo e Vito Scafili e dallo stesso Kaspar Schott.
Dalla Compagnia di Gesù, ai prelati e laici, le lettere che mappano i confini di Kircher
Il fondo è costituito da quattordici volumi rilegati e comprendenti documenti di vario genere. Il materiale è composto da circa 3.000 lettere e documenti, redatti in 20 lingue diverse, sia antiche che moderne. Le lettere provengono da 336 città, appartenenti a 42 diversi Paesi del mondo21.
Sebbene la maggior parte dei personaggi citati siano siciliani, troviamo tra essi alcune figure provenienti da altri paesi europei, che hanno soggiornato nell’isola: Juan Carlos de La Falla è spagnolo, mentre Friedrich Fontanner ed il più famoso Schott sono tedeschi. L’appartenenza alla Compagnia di Gesù, però, induce a pensare che i contatti precedano e prescindano, almeno per alcuni, dal viaggio siciliano di Athanasius.
Se siamo certi, infatti, dell’amicizia pregressa con Schott (che risalirebbe ai tempi della loro frequentazione presso l’università di Würzburg), anche una lettera inviata da Juan Carlos de La Falla da Madrid il 27 dicembre del 163022, antecedente alla visita di Kircher, confermerebbe ciò. Dalle missive successive inviate dal gesuita spagnolo, prima da Palermo e poi da Messina, al confratello di Fulda una quindicina di anni dopo, si deduce come La Falla si trovi tra il 1646 ed il 1649 in Sicilia. È innegabile che tale mobilità tra gli appartenenti all’ordine religioso abbia favorito ed arricchito il veicolare delle idee ed una simile corrispondenza ne è l’espressione.
Non tutti gli scriventi sono membri della Compagnia di Gesù: insieme ad essi troviamo prelati e laici, tutti accomunati dai numerosi interessi eruditi di Kircher. Oltre ai gesuiti Vincenzo Alias, Giovanni Paolo Chiarandà, Juan Carlos de La Falla, Friedrich Fontanner, Prospero Intorcetta, Vito Scafili, Kaspar Schott, leggiamo i nomi dei sacerdoti Lucio Carcara e Giovanni Battista Hodierna, mentre laici sono Vincenzo Auria, Benedetto Salvago e Giacomo Scafili.
Oltre Kircher, la Sicilia che resta
I contatti tra musei kircheriano e la Sicilia non cessano con la morte di Kircher. Ne è prova l’Elenco di personaggi illustri venuti a veder la galleria del Collegio Romano – custodito presso la biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II di Roma – nel quale sono registrati tutti i più importanti visitatori del museo romano tra il 1713 ed il 172123. L’elenco non menziona il nome di Ignazio Salnitro quale fruitore del museo romano; indica, però, espressamente, la visita nel marzo del 1714 degli “abati benedettini di MonteCasino di Monte reali in Sicilia e di Messina” e di “numerosi cavalieri siciliani”24.
In realtà l’abate benedettino cassinense non proviene da un inesistente monastero di Monreale, ma da quello di San Martino delle Scale. Filippo Bonanni, successore di Athanasius Kircher nella guida del museo romano, nello scrivere questa indicazione non conosce bene i luoghi in questione ed utilizza l’errata dicitura. È probabile che, nel modo di presentarsi, l’abate avesse detto di venire da Monreale a causa della vicinanza del sito con San Martino e della maggiore conoscenza della sede vescovile al di fuori della Sicilia.
L’informazione, seppur generica, rivela una perdurante conoscenza del museo romano ed una frequentazione abbastanza assidua del clero e della nobiltà siciliana dell’istituto ancora una decina di anni prima della nascita del Salnitriano. Il fatto poi che il nome di Salnitro non venga indicato espressamente non deve stupirci, dal momento che nell’elenco vengono menzionate chiaramente soltanto le personalità illustri del clero e della nobiltà di tutta Europa. Mentre, in modo generico, con il termine “religiosi” tutti gli ordini ecclesiastici (benedettini, cistercensi, basiliani, francescani, cappuccini, teatini, agostiniani, etc.). Per quanto riguarda i gesuiti, inoltre, non vengono specificate le singole personalità, ma soltanto “Generali, Provinciali, vicari Generali, Impresari e Lettori di prima classe”25. Se anche il Salnitro avesse visitato in quegli anni il museo kircheriano, non sarebbe stato comunque citato, non appartenendo a nessuna delle categorie appena indicate.
Tali argomentazioni confermano, quindi, in modo ormai chiaro ed inoppugnabile che il Salnitriano ha avuto come diretto ispiratore il museo romano. Grazie a tutta una serie di rapporti che risalgono alle frequentazioni di Kircher nella prima metà del ‘600 con la repubblica delle lettere siciliana e che continuano sino a pochi anni prima (1713-1721) della creazione del museo palermitano, la sua nascita sarebbe la naturale conseguenza di una fitta rete di relazioni culturali – ormai quasi secolare, tra il mondo gesuitico romano e la cultura siciliana – che genera il museo salnitriano. Un personaggio come Ignazio Salnitro sarebbe soltanto l’artefice materiale ed attualizzante di un clima culturale palermitano ormai gravido di esigenze, che sfoceranno appunto nella realizzazione del primo museo “istituzionale” del capoluogo siciliano.
Non bisogna dimenticare, infatti, che, anche se apparentemente e ad una prima analisi superficiale sembrerebbe da annoverare tre le numerose Wunderkammer d’Europa, il salnitriano in realtà insieme al museo kircheriano si distacca da esse. Entrambe le istituzioni, infatti, assolvono soprattutto alla funzione di sussidi didattici per le scuole gesuitiche dei due collegi. Secondo questa nuova ottica, il salnitriano va considerato il primo museo moderno di Palermo, non potendolo certamente valutare come una delle ultime Wunderkammer siciliane.
È pur vero che sul museo gesuitico del capoluogo siciliano non ha soltanto influito l’evidente e netta ascendenza del kircheriano con la sua nuova visione didattica del museo, ma anche una lunga tradizione del collezionismo isolano che affonda le sue radici, almeno per quanto riguarda le Wunderkammer, nel XVI secolo con le collezioni private messinesi di Francesco Maurolico e di Giovan Pietro Villadicani26. E che continua nel secolo successivo con quelle del pittore messinese Agostino Scilla (fig. 11)27 e soprattutto a Palermo con la lussuosa dimora del maestro cappellano della Cattedrale di Palermo, don Marco Gezio28, con le sue macchine ed automi, curiosità naturali ed antichità29.
Gezio, di origine lombarda, è l’erede di una famiglia di commercianti-imprenditori, che vive proprio nel vivacissimo quartiere della Loggia a Palermo, dove tra il ‘500 ed il ‘600 si incontrano le diverse “nazioni”, che animano la società del capoluogo. La Palermo di questi anni è una città in cui mercanti, artisti ed artigiani catalani, genovesi, pisani, fiorentini, lombardi danno vita a un ambiente che si arricchisce costantemente da un punto di vista culturale e artistico. La facilità con cui a Palermo giunge gente da ogni parte offre la possibilità al maestro cappellano della Cattedrale di incrementare le proprie raccolte con oggetti rari, provenienti dai luoghi più disparati. Don Marco Gezio, inoltre, “elegge” Carlo Maria Ventimiglia, con il quale condivide numerosi interessi, “principe” dell’Accademia dei Riaccesi, allocata all’interno del Palazzo Reale.
Sempre a Palermo bisogna ricordare: la collezione di Filippo Paruta, segretario del Senato cittadino, raccolta nel Palazzo Senatorio alla fine del Cinquecento; il “museo” privato di don Carlo Tagliavia D’Aragona; quello di Francesco Moncada30, principe di Paternò; quello di don Fabrizio Branciforte Barresi31, principe di Butera e la raccolta numismatica di don Fabrizio Valguarnera, barone di Godrano32.
Leggi la prima parte dell’articolo
Leggi anche: Il museo di Athanasius Kircher a Roma, “archetipo” del museo Salnitriano, Museo Salnitriano: la “forma visibile” settecentesca e La rivalità culturale degli ordini religiosi e la nascita del museo Salnitriano
Note
15 A. Mongitore, Bibliotheca Sicula sive de scriptoribus siculis qui tum vetera, tum recentiora saecula illustrarunt, Palermo, 1707-1714, II, pp. 273-274; G. Mazzuchelli, Gli Scrittori d’Italia, cioè, Notizie storiche e critiche intorno alle vite e agli scritti dei letterati italiani, Brescia, 1753-1763, I, I, p. 488; A. Narbone, Biblioteca sicola sistematica o apparato metodico alla storia letteraria della Sicilia, Palermo, 1850-1854, III, p. 11; C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jèsus, Louvanie, 1960, I, col. 177.
16 Sommervogel, Bibliothèque, cit., II, col. 1120-1121.
17 Mongitore, Bibliotheca, cit., II, pp. 274-277.
18 Mongitore, Bibliotheca, cit., II, pp. 193-194; Sommervogel, Bibliothèque, cit., IV, col. 640-643.
19 Mongitore, Bibliotheca, cit., I, pp. 330-331; II appendice, p. 42.
20 Mongitore, Bibliotheca, cit., I, p. 103.
21 I 14 volumi sono indicati con i numeri di corda 555-568.
22 Archivio Pontificia Università Gregoriana, ms. 567 (XIV), ff. 243 r – 244 v.
23 P. Findlen, Un incontro con Kircher a Roma, in E. Lo Sardo (a cura di), Athanasius Kircher S. J.. Il Museo del Mondo, Roma, 2001, pp. 42-47.
24 Biblioteca Nazionale Centrale “Vittorio Emanuele II” di Roma. “Elenco di personaggi illustri venuti a veder la galleria del Collegio Romano” (1713-1721). Fondo gesuitico ai segni 1201 (6), carta 215 r.
25 Biblioteca Nazionale Centrale “Vittorio Emanuele II” di Roma. “Elenco di personaggi illustri venuti a veder la galleria del Collegio Romano” (1713-1721). Fondo gesuitico ai segni 1201 (6), carta 215 v.
26 Cfr. G. Grosso Cacopardo, Saggio storico delli varj Musei, che in diversi tempi hanno esistito a Messina, in “L’eco peloritano”, 1853, fasc. IV, pp. 101-105; A. Bonifacio, Gli Annali dei tipografi messinesi del Cinquecento, Vibo Valentia, 1977, p. 56; T. Pugliatti, Le raccolte di “meraviglie” a Messina nel Seicento, in AA.VV., Wunderkammer siciliana. Alle origini del museo perduto, Napoli, 2001, pp.47-48; F. Muscolino, Collezionismo e poesia a Messina nel XVI secolo: Giovan Pietro Villadicani e i suoi Collectanea, in Journal of the History of Collections, 25.3, 2013, pp. 325-333.
27 T. Pugliatti, Le raccolte di “meraviglie” a Messina nel Seicento, in AA.VV., Wunderkammer siciliana. Alle origini del museo perduto, Napoli, 2001, p. 48; L. Hyerace, Agostino Scilla collezionista: le raccolte di monete, medaglie, disegni e anticaglie, in AA.VV., Wunderkammer siciliana. Alle origini del museo perduto, Napoli, 2001, pp. 55-60; S. Di Bella, Agostino Scilla collezionista: la raccolta di fossili, in AA.VV., Wunderkammer siciliana. Alle origini del museo perduto, Napoli, 2001, pp. 61-66.
28 A. Morreale, Libri, quadri e “artificiose macchine”. L’inventario di Don Marco Gezio Cappellano della Cattedrale di Palermo (1658), in Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Palermo, n.17, Palermo settembre 1990; A. Morreale, Palermo nella prima metà del Seicento, in AA.VV., Pietro Novelli e il suo ambiente, Palermo, 1990, p. 46.
29 V. Abbate, Wunderkammern e meraviglie di Sicilia, in AA.VV., Wunderkammer siciliana. Alle origini del museo perduto, Napoli, 2001, pp. 34-38.
30 V. Abbate, Collezionismo grafico a Palermo tra il Cinque ed il Settecento: una traccia, in AA.VV., Maestri del Disegno nelle collezioni di Palazzo Abatellis, Palermo, 1995, pp. 22-23.
31 A. Ragona, L’inventario dei beni mobili di Don Fabrizio Branciforti principe di Butera, in Bollettino della Società Calatina di Storia Patria e Cultura, nn. 7-9, 1998-2000, pp. 157-220.
32 Abbate, Wunderkammern, cit., 2001, pp. 32-34.