Kircher, la Sicilia e il museo salnitriano – parte prima
Viaggio nell’isola tra erudizione, vulcani e mirabilia
Profondi sono i legami che si instaurano tra Athanasius Kircher e la Sicilia, ancor prima della nascita dei due musei italiani. Assai poco probabile risulta l’indicazione di qualche studioso, che fa risalire il suo primo viaggio nell’isola a dopo il 1630 insieme al gesuita Kaspar Schott, dal momento che, proprio tra il 1629 ed il 1631, si trovano entrambi in Germania presso l’università di Würzburg 1. In quegli anni, infatti, si consolida il rapporto tra i due: Athanasius è il docente di etica e matematica di Kaspar.
Tra il 1637 ed il 1638 Kircher viene inviato a Malta come accompagnatore e padre spirituale del giovane Langràvio Federico d’Assia-Darmstadt (fig. 10), appena convertito al cattolicesimo, il quale diventerà cardinale il 19 febbraio del 1652.
Il titolo di langràvio o landgràvio era equivalente a quello di comes provincialis, attribuito durante il Medioevo ai signori delle regioni interne della Germania, che si differenziavano da quelli delle regioni di confine, chiamati margravi. I tre langravi di Turingia, Bassa Alsazia ed Alta Alsazia erano i soli che avevano i diritti dei principati dell’impero. Al titolo di langravio succedette in seguito quello di granduca e di elettore. Anche il magistrato che amministrava la giustizia per conto dell’imperatore aveva questo titolo.
Prima di ritornare a Roma, Kircher si ferma in Sicilia. Visita Siracusa, riproponendo l’esperimento degli specchi ustori di Archimede; l’Etna e le Eolie, assistendo alle eruzioni del gigante catanese e dello Stromboli; Messina, misurando la profondità dello Stretto e cercando di capirne la struttura sotterranea (fig. 1); Trapani, essendo interessato sia alle ossa del “Gigante” di Erice – che poi illustrerà nelle tavole del Mundus subterraneus (fig. 3) – sia al prezioso corallo, che si farà inviare per il museo romano. Il viaggio nell’isola del gesuita tedesco è da ritenersi di particolare importanza, specie in considerazione del fatto che egli non lascerà più Roma tranne che per alcuni brevi escursioni nelle campagne laziali e forse toscane.
Come risultato dell’itinerario maltese e siciliano, infatti, Kircher pubblica Iter exstaticum (1660)2 e Mundus subterraneus (1665)3 due opere, soprattutto l’ultima, che sono alla base della geofisica kircheriana. Alla pubblicazione dell’Iter exstaticum partecipa proprio il suo allievo ed assistente Kaspar Schott, il quale, sicuramente nel periodo in cui Kircher visita la Sicilia, si trova sull’isola. Schott, infatti, giunge a Caltagirone nel 1634, per poi essere trasferito dopo due anni a Palermo presso il Collegio Massimo, dove conclude i suoi studi di teologia.
Il Mundus subterraneus di Kircher e la Physica curiosa di Schott
La visita di Athanasius in Sicilia ha tra i vari motivi d’interesse lo studio delle “curiosità” e delle “meraviglie” della natura. A Palermo, infatti, guidato da Carlo Maria Ventimiglia Grifeo, vede, sulle orme di Boccaccio, le grotte che custodiscono le “ossa dei giganti”, già interpretate dall’illustre studioso siciliano come ossa fossili di elefanti; e lungo le pareti degli antri i cosiddetti “denti” (forse stalattiti o stalagmiti), che per l’occasione Kircher “ne stacca alcuni”, per esporli in seguito nel museo romano4.
Nelle Wunderkammer di tutta Europa i monstra/mirabilia sono una testimonianza necessaria per suscitare stupore e meraviglia ed anche a Roma, come a Palermo, dove Schott ha vissuto ed insegnato a lungo, espletano tale funzione. La presenza, infatti, circa ottant’anni dopo, di un armadio con il titolo “Monstra e monstrosa”, menzionato nella descrizione del museo siciliano del 17525, viene confermata dalla narrazione di animali deformi collocati all’interno. Ne parla Antonino Mongitore (1663-1743) nell’opera Della Sicilia ricercata del 1742, dove, nella prefazione, il sacerdote cita, come lavori a cui fare riferimento per la conoscenza di monstra e mirabilia, il Mundus subterraneus di Kircher e la Physica curiosa6 di Schott7.
Il Canonico della Cattedrale, infatti, riferisce di “due Capretti, ben formati nelle loro parti; ma attaccati al ventre, ad amendue comune“8 (Fig. 6); di ossa di grandi pesci, forse Capodogli, arenati “nel littorale [sic] di Mazzara“9, acquistati nel 1734 proprio da Ignazio Salnitro per il museo di Palermo (figg. 7-9); dei lavori prodotti dai bachi da seta, simili ad ostie, all’interno di ostensori, che suscitano ammirazione10. Di grandi pezzi d’ambra11 o addirittura di rocce a forma di “animali impietriti” o di “ramuscelli d’alberi, con foglie ben distinte in più pietre, come improntate, e delineate da perito pennello“12, tutti oggetti che ricordano tanto i mirabilia di Schott e di Kircher.
Attratto anche da interessi naturalistici, come i fenomeni eruttivi (figg. 2, 4-5), Kircher instaura buoni rapporti culturali con alcune importanti personalità come Carlo Maria Ventimiglia Grifeo (1576-1662)13 e, probabilmente, con la colta borghesia mercantile degli Arezzo e dei Ruffo, frequentatori delle note accademie della Fucina (1639-1678) a Messina e dei Riaccesi (1622-1682) a Palermo14.
Anche molti dei suoi lavori sono rimasti inediti, ma custoditi come manoscritti presso la biblioteca comunale di Palermo, il Ventimiglia viene considerato nel mondo della cultura seicentesca come uno tra i più illustri uomini siciliani. Tra i numerosi incarichi affidati, svolge il ruolo di visitatore generale delle fortezze e del litorale della Sicilia, per consolidarne i sistemi difensivi. Figura eclettica, si interessa di arte oratoria (restano tante orazioni), poesia, fisica, matematica e scienze in genere. Formatosi al Collegio Massimo di Palermo, presto diventa un attivo membro dell’Accademia dei Riaccesi. Per la passione per la matematica e le scienze esatte eredita da Mariano Valguarnera l’appellativo di Archimede di Palermo. Forse proprio per lo studio dell’astronomia e delle scienze naturali, Athanasius Kircher lo tiene in grande considerazione per ogni genere di osservazione, facendosi accompagnare durante il suo viaggio in giro per la Sicilia. Il comune interesse, inoltre, nel collezionare opere rare, medaglie, gemme ed altro lega probabilmente ancora di più le due straordinarie personalità.
Leggi la seconda parte dell’articolo
Note
1 S. Di Matteo, Viaggiatori stranieri in Sicilia dagli Arabi alla seconda metà del XX secolo. Repertorio, Analisi, Bibliografia, Palermo, 2000, II, pp. 143-144.
2 Kircher, Iter extaticum coeleste, quo mundi opificium, Würzburg, 1660.
3 Kircher, Mundus subterraneus, in XII libros digestus, Amsterdam, 1665.
4 A. Niccolai, Dissertazioni e elezioni di sacra scrittura pubblicate da Alfonso Niccolai della Compagnia di Gesù teologo di S. M. C. in Toscana, Firenze, 1760, IV, p. 20.
5 R. Graditi, Il museo ritrovato. Il Salnitriano e le origini della museologia a Palermo, Palermo, 2003, pp. 13, 17.
6 K. Schott, Physica curiosa sive mirabilia naturae et artis libris XII, Würzburg,1662.
7 Cfr. A. Mongitore, Della Sicilia ricercata nelle cose più memorabili, Palermo, 1742-1743, I, pref. p. X.
8 Mongitore, Della Sicilia, cit., I, pp. 329.
9 Mongitore, Della Sicilia, cit., II, p. 99.
10 Mongitore, Della Sicilia, cit., I, pp. 313-318.
11 Mongitore, Della Sicilia, cit., II, p. 124.
12 Mongitore, Della Sicilia, cit., II, pp. 335, 338.
13 G. Nigido Dionisi, L’Accademia della Fucina di Messina (1639-1678) nei suoi Rapporti con la Storia della Cultura in Sicilia con cenni biografici,indicazioni e descrizioni, Catania, 1903.
14 I. D. Rowland, Kircher Trismegisto, in E. Lo Sardo (a cura di), Athanasius Kircher S. J.. Il Museo del Mondo, Roma, 2001, p. 113; N. Morello, Nel corpo della Terra. Il Geocosmo di Athanasius Kircher, in E. Lo Sardo (a cura di), Athanasius Kircher S. J.. Il Museo del Mondo, Roma, 2001, pp.179, 186-187, 195.