L’evoluzione eco-consapevole: Darwin e l’ecocritica
È noto come Charles Darwin abbia introdotto nuovi temi ed elementi all’interno della discussione sull’evoluzionismo, in aperta opposizione al cosiddetto fissismo, posizione che vorrebbe gli esseri viventi come eternamente uguali a loro stessi, fissi, appunto, e quindi racchiusa nella cornice del creazionismo. Affermazioni vicine a quelle di Charles si ritrovano in Goethe, Erasmus Darwin, nonno di Charles, e Lamarck, secondo forme e significati in parte convergenti, in parte assolutamente divergenti: Goethe riteneva che tutte le forme viventi derivassero da una loro forma originaria, primitiva, una Urform da cui prenderebbero origine tutte le evoluzioni successive, in un’ottica di continua crescita, fino alla cosiddetta forma perfetta, esemplificata dal fiore e dalla rosa; Erasmus Darwin supponeva che tutte le forme di vita fossero legate da una parentela, e che quindi discendessero tutte da un singolo antenato, one living filament; a Lamarck invece è dovuto il famoso esempio delle giraffe e del loro collo, con cui sintetizzò due leggi da lui individuate: la legge dell’uso e del disuso – secondo cui l’uso frequente di un organo ne comporterebbe una crescita e uno sviluppo graduali, mentre il disuso un progressivo regresso, fino alla sua scomparsa – e la legge dell’ereditarietà dei caratteri acquisiti – secondo cui un carattere acquisito, se presente in entrambi i sessi, sarebbe trasmesso alla progenie. Darwin, sebbene avesse accolto parte di queste posizioni, ne rifiutò un presupposto comune, l’idea di perfettibilità.
Si affrancò in questo modo dalle narrazioni creazioniste – che ancora condizionavano il lavoro della comunità scientifica – e affermò che non solo la natura di tutti gli organismi è determinata da un incessante adattamento agli stimoli, alle sollecitazioni provenienti dall’ambiente in cui gli organismi vivono, bensì questa cambia poco per volta, di generazione in generazione, secondo una progressiva selezione (natural selection) di caratteri che si presentano in modo randomico. Prendendo le mosse da un interrogativo di Darwin – in che misura cioè la cultura rappresenti nell’evoluzione della specie umana uno strumento adattivo – Joseph Meeker delinea in The Comedy of Survival un nuovo approccio critico, l’ecocriticism, o ecologia letteraria, come “studio dei temi e delle relazioni biologiche che appaiono nelle opere letterarie”; risulta interessante a tal proposito introdurre un concetto radicale, il concetto di transcorporalità (trans-corporeality), di Stacy Alaimo: mediante l’uso del prefisso trans-, che indica movimento, attraversamento, Alaimo afferma che l’umano è costantemente mescolato con il non-umano e inseparabile dall’”ambiente”, e getta una luce sul rapporto di interdipendenza fra esseri viventi e ambiente, e, in particolare, fra esseri umani e ambiente.
La specie umana si evolve e si adatta al contesto, che si trasforma a sua volta: il loro è un rapporto di coevoluzione. Secondo Aristotele, la poiesis, intesa come creazione letteraria, riesce a creare un ponte fra individuale e universale: è un processo cognitivo che permette di modificare la percezione della realtà. In quanto tale, permette alla specie umana di adattarsi meglio al mondo, o la condanna a estraniarsi da esso? Contribuisce alla nostra sopravvivenza o alla nostra estinzione?
L’ecologia letteraria vede da un lato la cultura in generale come lo strumento principale attraverso cui la specie umana rappresenta il proprio rapporto col mondo, dall’altro la cultura ambientale come portatrice di una nuova metanarrazione in grado di capovolgere le metanarrazioni (costrutti morali, sociali, linguistici) che, finora, hanno legittimato l’uso (e l’abuso) della razionalità strumentale. Un approccio di questo tipo è fondamentale per riuscire a superare la visione della natura come mero strumento o ostacolo al progresso, e per cercare di superare le devastazioni dell’ambiente dovute al dilagare della morale specistica (che pone la specie umana su di un piedistallo) in un’etica sovversiva, che includa soggetti altri da quelli proposti dalla tradizione. Questo tipo di visione mira a un approccio più democratico e più inclusivo, che includa soggetti finora offesi, non dotati di ragione come l’essere umano, come gli animali, le piante, e il paesaggio: mira a un’etica che, come afferma Iovino, non sia più ego-logica, quindi fondata sul primato assoluto dell’io, ma un’etica eco-logica, che si sposti verso la molteplicità della periferia, verso il soggetto che subisce l’azione di quell’io. In questo contesto è la letteratura a doversi fare carico della responsabilità di trovare nuovi punti di riferimento, proprio perché nelle dinamiche del rapporto di interdipendenza di specie umana e ambiente è, di volta in volta, causa ed effetto. Sono proprio questi punti di riferimento quelli che, non appena acquisiti, riusciranno a guidare l’essere umano nell’autocorrezione della sua interazione con l’ambiente, verso un’evoluzione consapevole.
Per approfondire:
Alaimo S., Bodily Natures: Science, Environment, and the Material Self, Indiana University Press, Bloomington 2010
Cislaghi F., Goethe e Darwin: la filosofia delle forme viventi, Mimesis Edizioni, Milano 2008
Darwin C., L’origine della specie, BUR Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 2009
Iovino S., Ecologia letteraria: una strategia di sopravvivenza, Edizioni Ambiente, Milano 2006
Meeker J. W., The Comedy of Survival: Literary Ecology and a Play Ethic, University of Arizona Press, Tucson 1997