Il giornale L’Ora, alle origini del mito
Fondato dai Florio e specchio di un preciso progetto politico, lo storico quotidiano seppe sopravvivere alla famiglia di imprenditori e proseguire le sue lotte
Come tutti i miti siciliani dei primi del Novecento che si rispettino anche la nascita del L’Ora si riconduce ai Florio.
È il 22 aprile del 1900 quando Ignazio Florio junior fonda il giornale: ha bisogno di un supporto di comunicazione per il suo progetto di gettare le fondamenta per un partito politico siciliano in grado di aggregare gli interessi degli industriali e dei proprietari terrieri, in contrapposizione con i latifondisti proprietari dei feudi. Il progetto politico della famiglia, ampiamente tratteggiato da Rosario Lentini nel suo saggio sull’età dei Florio, si coagula nella presentazione del Consorzio agrario siciliano avvenuta il 27 luglio 1899 al teatro Politeama, alla presenza del sottosegretario di Stato Vagliasindi.
“Nelle intenzioni di Ignazio Florio – ribadisce Lentini – c’era un ambizioso ed articolato progetto di rinnovamento dell’agricoltura siciliana” al quale si sarebbe dovuto affiancare un vero e proprio sviluppo dell’industria agro-alimentare , collaterale e funzionale al settore primario. Si auspica, quindi, la nascita di un consorzio fra i proprietari fondiari dell’Isola e gli esercenti delle industrie agricole.
Secondo il disegno politico dei Florio, sottolinea Renda, al blocco agrario nelle mani della grande proprietà latifondistica si sarebbe dovuto sostituire un’alleanza industriale-agraria su basi siciliane e meridionali che si contrapponesse agli interessi del Nord. Ignazio Florio era convinto che la grande proprietà latifondistica non riuscisse più a controllare le dinamiche delle forze sociali che avevano caratterizzato sino a quel momento la realtà della società siciliana.
Ignazio, per supportare questa sua visione politica, crea il Consorzio, con l’intenzione di farne il centro propulsivo e operativo del suo progetto politico. E fonda un giornale, il L’Ora, al quale affidare la comunicazione e la disseminazione di tale progetto. La scelta del primo direttore, il “bagnaroto” Vincenzo Morello (con lo pseudonimo Rastignac) redattore de La Tribuna non è casuale ma mirata al raggiungimento degli obiettivi politici prefissati. Inoltre, lo si supporta affiancandogli firme di prestigio quali quelle di Giuseppe Pitrè, Edoardo Scarfoglio, Napoleone Colajanni e numerosi altri che dettero al giornale una linea antigiolittiana e meridionalistica operando, come sottolinea Lentini, non in chiave antiunitaria ma in termini di riequilibrio delle diseguaglianze tra Nord e Sud.
Il 22 aprile 1900 esce dunque il primo numero del giornale, con il sottotitolo “corriere politico quotidiano della Sicilia”. E il direttore Morello firma un fondo molto articolato e ricco di spunti politici che meriterebbe di essere riletto per intero per compenetrarsi nella comprensione dell’ambizioso progetto politico di Ignazio. Morello lo scrive a chiare lettere nel suo fondo – editoriale: “In seguito ad una mia polemica nella Tribuna sulle condizioni politiche ed economiche del Nord e del Sud d’Italia, uomini di buona volontà e di sicura fede alle provincie meridionali e alla Sicilia mi proposero di venire a fondare qui, in Palermo, un giornale – un giornale nel vero ed alto senso della parola, cioè un organo, un mezzo di espressione e di espansione delle idee e dei sentimenti delle regioni più dimenticate e più degne invece dai governi e dalle parti politiche e parlamentari della nuova Italia”.
Quindi Ignazio Florio è un uomo di buona volontà e di sicura fede meridionalistica che dota il quotidiano dei più moderni sistemi di comunicazione: come è indicato nella testata, L’Ora ha un “filo speciale con Roma” ed è dotato di un telefono: numero 316. La direzione è in via Cintorinai, 62.
Il finanziamento al giornale passava attraverso Il Consorzio agrario siciliano che ne fece il suo organo ufficiale grazie alla pubblicazione di un Supplemento settimanale dell’Ora nel quale si presentavano articoli di tecnica ed economia agraria e rubriche di meccanica agraria, di orticultura, di pastorizia e di altri temi legati alla modernizzazione del settore agricolo.
Purtroppo, il progetto di Ignazio Florio si rivelò una illusione: il feudo era ancora vivo e vegeto e i latifondisti, che sopravvissero al Caracciolo e alle spinte del riformismo borbonico, erano ancora in grado di combattere e di boicottare i processi di accumulazione del capitale necessari all’industrializzazione dell’agricoltura.
I Florio furono travolti da una crisi profonda che li spazzò via dalla scena politica ed economica siciliana. Ma L’Ora sopravvisse, e mantenne il suo imprinting sostenendo i contadini nella loro lotta contro il feudo e i latifondisti e supportando l’Autonomia regionale appena nata come strumento per la rinascita della Sicilia e del suo sviluppo economico, sociale e civile.
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