La Chiesa di San Giovanni Decollato: memorie e cronache
Propaggine dell’antico “chiano” poi “Piazza già del Real Palazzo, oggi della Vittoria”, Piazza San Giovanni Decollato è un trapezio, perimetrato dal fianco meridionale del grande palazzo di Matteo Sclafani, quindi dall’Arco dei Biscottai, dal prospetto della chiesa che le dà il nome e dal fronte di due palazzi, quello eretto dopo il 1648 dalla famiglia Cottone e quello che nel 1788 era di proprietà di Silvestro Amico. La stretta “Salita dell’Ospedale” (dalla funzione che l’Hosterium degli Sclafani svolse dal 1435 al 1809, per poi essere nel 1852 destinato a quartiere militare) congiunge la piazza con la “Via alla Porta di Castro”; accanto, nella piazzetta già nel 1870 dedicata al “Fondaco” e per anni trasformata in stalla dagli “gnuri”, da circa quindici anni sono stati ristrutturati, a cura dell’IACP (Istituto Autonomo Case Popolari) gli “isolati 4, 5 e 6 all’Albergheria” (se ne possono vedere i progetti nel volume Interventi di recupero nel centro storico di Palermo, Assessorato al Centro Storico del Comune di Palermo), e la contigua ex “Casa di assistenza comunale” di Via Biscottai è stata destinata a residenza universitaria.
All’angolo meridionale della piazza il prospetto della Chiesa di San Giovanni Decollato è memoria delle trame e delle altimetrie della Palermo medioevale, ancora percorsa dai suoi “fiumi”: e d’altronde la Via della Porta di Castro, alveo prosciugato del Kemonia o “canale di Maltempo”, dista dalla nostra chiesa solo pochi metri.
Si tratta della seconda chiesa dedicata alla “Annunziata dello Scuto o dello Scutino”, edificata “nel 1597 da una consororità di dame palermitane, che qui si trasferirono da una più antica chiesa da loro posseduta sin dal 1424, che in seguito era rimasta inglobata entro la clausura del Monastero dell’Origlione” (La Duca). Ma già il 1 Maggio 1275, in una concessione di una casa, si citava una “domum quamdam veterem cum casalino sitam in contrata Sancta Marie de Scutino, qua itur in Cassaro Panormi … A meridie est quedam alia magna domus, que est Ecclesie nostre Sancte Marie” (Di Giovanni, La topografia antica di Palermo).
Non priva di interesse è la ricerca di elementi per una più precisa allocazione della chiesa primigenia. Il contesto infatti è quello degli insediamenti circoscritti dal perimetro murario della Palermo del X-XI secolo, ed in particolare, come scrive il Di Giovanni, dello “spazio in linea retta che è oggi tra la discesa dalla Piazza del Palazzo sulla Piazza Grande dei Tedeschi, e l’angolo nella Via Biscottari dell’edifizio dei Benfratelli dalla parte della porta settentrionale del Palazzo del Conte Federico, dove tuttora sono visibili i resti di una porta dell’edifizio abbattuto nel 1587, contro la via che parte dal Vicus Marmoreus, oggi Cassaro, metteva ad essa Porta [Busuemi] ed era la Via dello Scutinio (cioè del luogo e passaggio oscuro, nero)”; e ciò dando credito alla attribuzione dell’origine etimologica di “Scutinio” al greco. Interpretazione che però non convince gli studiosi dei culti mariani, più propensi ad una sicilianizzazione dello “scudo” caratteristico di tante Madonne. E così infatti la definisce, nella seconda metà del XVII secolo, Onofrio Mangananti (Sacro Teatro Palermitano, manoscritto, riportato da Angela Mazzè), nel descrivere la porta di Palazzo Sclafani che è “verso la Santissima Nunciata dello Scudo”, a quella data cioè la ventura San Giovanni Decollato.
Il 18 Dicembre 1647, a seguito dell’abbattimento delle antiche chiese del “Piano del Palazzo” (Santa Barbara la Soprana, Santa Maria della Pinta e San Giovanni della Galca, ubicate nella odierna Villa Bonanno) per far posto ai bastioni difensivi del Palazzo “puntati” verso la città dopo la rivolta popolare, alla nostra chiesa fu aggregata la confraternita appunto di San Giovanni. Due anni dopo la “consororità” di dame rinunziò al possesso della chiesetta, e nel 1718 la confraternita, “promossa” Compagnia, potè dare il nome alla chiesa. Nel 1737 l’edificio cinquecentesco “fu completamente restaurato. Tracce delle antiche strutture esterne si scorgono ancora nel prospetto laterale”.
Poco sappiamo della struttura e dell’arredo della chiesa. Sicuramente l’interesse è rivolto al posizionamento della chiesa, sul ripido pendio della “Salita dell’Ospedale”, probabilmente “terrazzato” proprio per la realizzazione dell’edificio, diagonale rispetto alle strade sia più antiche (come la Via dei Biscottai) che di più recente impianto (come la Via di Porta di Castro), e con l’abside rivolta a mezzogiorno. Gli studi sull’antica “Galca” ci confortano nell’aderire all’indicazione del Di Giovanni, che individua proprio in questo punto il varco della porta “Bab al Abnâ”.
Gaspare Palermo, nella sua Guida istruttiva per Palermo e dintorni (1816), riferisce che sul “frontespizio rivolto a settentrione con una sola porta … nel 1627 fu collocata la piccola statua di San Giovanni Battista [la nicchia c’è ancora, la statua no]. Nel cappellone si venera altra statua del detto Santo. Nel 1737 e 1738 si ristorò tutta questa chiesa, e si fece la volta e il cornicione”; nel 1873, integrando le notizie del Villabianca, Gioacchino Di Marzo scrive che “due belle statue marmoree della Vergine Annunziata e del Gabriello ancor vi si ammirano sopra un altare, pregevoli sculture del secolo XVI”.
Nino Basile, l’ultimo descrittore prima dell’abbandono della chiesa, nel 1936 scrive: “nel 1654 i confrati eressero una cappella, sul cui altare si ammirava un bel piatto con la testa di San Giovanni; opera assai pregevole, tutta in rame sbalzato proveniente dall’antica chiesa”.
Una lettera della Giunta Amministrativa per le confraternite del 27 Giugno 1936 al Vicario Generale, informa che “si è notata una gravissima lesione nell’abside della chiesa in merito alla quale il nostro ing. Scibilia ha dato disposizioni onda sia applicata una spia in vetro onde seguire i movimenti della fabbrica”, e che “i tre catodi di pertinenza della Compagnia di San Giovanni Battista la Kalca e l’abitazione del Cappellano, si trovano in buone condizioni di abitabilità”. Tra gli “svariati oggetti di grande pregio artistico” non inventariati si segnalarono “un pregevole lavoro a sbalzo forse cinquecentesco, in ottone, rappresentante un largo piatto recante la testa del Battista quasi in grandezza naturale; una annunciazione in due pezzi di scuola gaginesca; diversi parati ed indumenti sacri laminati in oro e di alta antichità.”
Altra lettera, stavolta del Vicario Generale alla Compagnia, il 13 Settembre 1940 ricorda che su informazione del Cappellano Padre Ocello si era a conoscenza che “la Chiesa è chiusa al culto in seguito ai danni causati dal terremoto” del gennaio 1940, in attesa di urgenti riparazioni. Venne riaperta ma nei bombardamenti del 30 giugno e 3 luglio 1943 fu gravemente danneggiata e crollò la copertura. Il 29 giugno 1943 Francesco Giambruno, amministratore della Compagnia e Confraternità di S. Giovanni La Kalca, scrive all’ufficio amministrativo della Curia dettagliando le proprietà: “due quartini, uno di primo e l’altro di secondo piano nel Cortile S. Giovanni Decollato N. 13” (l’abitazione del cappellano) e “due pianterreni con quartino soprastante nella Piazzetta delle Vittime al 1860 ai n. 5 e 6 e di un catodio in via alla Piazza dei Tedeschi n. 26”. La lettera ci informa che “a causa dei bombardamenti [del 30 Giugno e 3 Luglio 1943] gravi danni furono apportati agli oggetti ed arredi sacri, altari, lampadari, statue ed altro esistenti in detta chiesa.”
Nel 1947 la Congregazione si trasferisce nella chiesa di San Cristoforo al Giardinaccio, dove vengono trasportati gli arredi sacri, la biancheria, varie suppellettili e diverse statue, mentre gli armadi, l’archivio e il rimanente degli oggetti che non potevano essere contenuti nei locali in San Cristoforo vengono trasportati nella chiesa di San Carlo ai Lattarini.
Altra corrispondenza, tra il 1949 e il 1950, è relativa alla urgenza dei lavori, come nel caso della nota del 13 Settembre 1949, dopo che “ il Comando dei Vigili del Fuoco ha comunicato a questo Ufficio che per il crollo di una trave di puntellamento ad un muro esterno della Chiesa di S. Giovanni Decollato si è pregiudicata la stabilità dello edificio sopradetto”, prospettandosi anche “la eventualità di vendita del suolo”, per cui questo l’Ufficio amministrativo della Curia “vorrebbe conoscere dati di misurazione; elementi edilizi ricuperabili ed una certa approssimativa valu[ta]zione di prezzo nella eventualità della vendita.” Da allora e sino ai lavori attuali la chiesa è stata ufficialmente “rudere” (Cartografia tecnica del centro storico della città di Palermo, n. 165 in legenda).
Il restauro, dopo anni di perorazioni, è stato reso possibile con i fondi della Protezione Civile per il “sisma 2002”, e portato a compimento nel giugno del 2010.
La destinazione dei locali, affidati alla Rettoria della vicina Chiesa di San Francesco Saverio, è, compatibilmente ovviamente con la loro natura, la più pubblica possibile: mostre, spettacoli teatrali e musicali, conferenze, e ogni altra iniziativa che possa contribuire, soprattutto, a integrare gli abitanti nella gestione e nella tutela, fornendo così anche un “mattone” economico oltre che fisico al recupero del Quartiere.
Come ha detto Don Cosimo Scordato nella cerimonia di riapertura “San Giovanni apre le porte e le lascia aperte! La riapertura della chiesa di San Giovanni Decollato è un segno di speranza, tanto più significativo quanto più improbabile sembrava che un rudere abbandonato potesse tornare in vita. Una serie di circostanze favorevoli, oltre che la buona volontà di tante persone al di fuori e all’interno delle istituzioni, hanno consentito che ciò accadesse; così un angolo della città, che sembrava destinato alla rovina, può tornare a rivivere. Come segno di speranza vorremmo condividerlo con tutta la città; in primo luogo, con la gente del quartiere Albergheria che vi gravita intorno; per i bambini della zona, soprattutto, vorremmo avviare attività di socializzazione e di promozione, in raccordo con quanto già avviene nella parrocchie, nei centri sociali e negli oratori; in secondo luogo, vorremmo condividerlo con le diverse realtà sociali e culturali della città come spazio nel quale promuovere momenti di incontro e di scambi di esperienze”.
E così, da ormai sei anni grazie al volontariato degli aderenti alla Associazione “Parco del Sole” a San Giovanni Decollato ogni pomeriggio decine di bambini frequentano il “doposcuola” che cerca di accompagnarli nella loro crescita, sociale prima che scolatica.