La guerra fredda di ieri e di oggi: The Americans
Sono trascorsi pochi minuti dall’attentato al neoeletto presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan, e l’ambasciata sovietica a Washington è in piena fibrillazione. Le voci e le ipotesi più disparate si rincorrono, persino quella più allarmante che vede nell’atto terroristico una manovra occulta delle frange oltranziste dell’amministrazione americana per precipitare il conflitto con l’Unione Sovietica. Nella locale Rezidentura del KGB si mobilitano tutte le risorse disponibili alla ricerca della verità e, in particolare, si allertano anche gli agenti dipendenti dal Direttorato, i cosiddetti “illegali”. Questi ultimi, in effetti, rappresentano il risultato di uno dei programmi più ambiziosi del servizio segreto russo: agenti dormienti addestrati a mimetizzarsi completamente nella società. Muniti di identità fasulle a prova di indagine, conducono una vita del tutto americana.
E The Americans è appunto il titolo di una recente serie TV che sta – a giusta ragione – scalando le classifiche del gradimento di pubblico giungendo, in Italia, alla quarta stagione consecutiva, e che segue le peripezie di Misha e Nadiezda, che sotto la falsa identità di Philip ed Elizabeth Jennings vengono utilizzati dal KGB in missioni sempre più rischiose come, appunto, quella di infiltrare l’FBI all’indomani dell’attentato a Reagan, in un’epoca senza telefonini e senza computer portatili. Per meglio costruire la copertura, la coppia – che lavora in una normalissima agenzia di viaggio – risulta persino legalmente sposata. Dal matrimonio sono nati anche due figli del tutto all’oscuro della pericolosa identità dei genitori.
In questo modo, di puntata in puntata, scorrono davanti agli occhi dello spettatore i principali eventi dell’ultimo torno della Guerra Fredda assieme ad alcuni episodi divenuti iconici degli anni Ottanta, l’attentato a Reagan, appunto, la morte di Breznev e l’ascesa di Andropov, ma anche il successo di un film come The Day After o Le magie di David Copperfield. Naturalmente le esigenze della narrazione pongono i due protagonisti sempre al centro di missioni di importanza capitale, come quando la Rezidentura chiede loro di trovare notizie sul programma di difesa antimissile americano, o di carpire i segreti di Arpanet, il progenitore di Internet, di cui Philip si trova a dover violare il primo server. Tutto ciò non avviene a discapito della rappresentazione dei personaggi, interpretati tra l’altro magistralmente dagli attori, nè del contesto storico che, come abbiamo detto, si fonde perfettamente nella trama. Particolarmente ben rappresentata, ad esempio, è la frattura generazionale nella struttura del KGB, che rispecchia quella nell’Urss posta di fronte al dramma della guerra in Afghanistan, tra gli anziani reduci della Seconda guerra mondiale e le giovani reclute, che poi avrebbe preceduto di poco il ricambio generazionale condotto da Gorbaciov negli anni della sua presidenza.
Il successo della serie, però, non si spiega soltanto con l’accuratezza dei particolari e la solidità della trama. La Guerra Fredda narrata è straordinariamente attuale agli occhi degli americani di oggi con un presidente sotto inchiesta proprio per i suoi supposti contatti segreti con la Russia e le frizioni sempre più forti con il Cremlino lungo le frontiere calde del mondo dall’Ucraina alla Siria. Anzi, a ben vedere, la stessa trama della serie prende spunto da eventi recentissimi, dalla scoperta nel 2010 da parte dell’FBI proprio di una rete di spie illegali guidate dal Direttorato S, tra le quali spiccò il nome di Anna Chapman, “la rossa”, impegnata nel tentativo di sedurre la talpa del Datagate, Edward Snowden per ordine di Putin. E nel gruppo di spie arrestate e poi espulse in Russia, vi era una coppia, i coniugi Heathfield residenti negli Usa dagli anni Ottanta (impiegato in una società di consulenza lui e agente immobiliare lei) e genitori di due figli all’oscuro della loro identità, proprio come nel caso dei coniugi Jennings protagonisti della nostra serie TV.
Insomma, rivivere la guerra fredda del passato per narrare e comprendere quella del presente: la storia è sempre storia contemporanea.