Cinema – La “Malizia” siciliana di Salvatore Samperi e l’omaggio a Laura Antonelli
La prima metà degli anni Settanta è segnata anche da un fenomeno che possiamo definire morale, sensazionale, denso di meraviglia: esce al cinema “Malizia” di Salvatore Samperi. Il film, interamente girato in Sicilia (zona di Acireale), rende omaggio al desiderio, nella sua veste più intimistica e reale. La storia prevede che una comune famiglia siciliana si trovi improvvisamente priva della figura matriarcale, venuta a mancare da un giorno all’altro.
La nuova domestica, assunta dalla buonanima, assume l’incarico per cui già era stata prescelta, all’insaputa del capo famiglia, il cavaliere La Brocca, commerciante in tessuti. Angela si occupa con cura e diligenza della casa e dei tre figli del vedovo e le cose sembrano procedere con serenità, ma alcuni risvolti psicanalitici di attualità perenne sono dietro l’angolo.
Il ragazzo che frequenta la scuola superiore prova forti sentimenti per la nuova donna di casa, che pare aver preso il posto della madre scomparsa. La relazione tra Alessandro Momo e Laura Antonelli, attori che mettono in gioco perfettamente la situazione, prende una via inaspettata e l’erotismo non basta più per descrivere ciò che accade nel corso del lungometraggio. Siamo in un orizzonte di analisi filmica che ci propone il bello e la positività dell’universo femminile, che ben si integrano con la durezza dell’emozione, pura manifestazione dello spirito, che spesso ci coglie impreparati.
L’opera di Samperi è un sogno nella realtà perché ci porta a desiderare, insieme a Laura Antonelli e Alessandro Momo, le nostre più segrete fantasie, con coraggio e passione. Il confronto con l’altro rafforza sempre perché fa crescere e i protagonisti delle vicende diventano più consapevoli di se stessi e della loro fame di vita, che, in fondo, non ci abbandona mai. Nel cast, ci sono anche Turi Ferro e Pino Caruso.
Il film procede spedito verso la sua naturale conclusione, ha una durata giustamente equilibrata per raccontare ciò che si orienta verso la filosofia e la psicoanalisi, con uno sguardo che sa tanto di leggerezza e meraviglia. “Malizia” entra di diritto nei grandi lavori della storia del cinema perché ogni sua sequenza sembra ispirata dai versi di un poeta.