La memoria “regina delle muse”: la Giovinezza di De Sanctis
I ricordi furono dettati da Francesco De Sanctis alla nipote Agnese due anni prima della morte nel 1881. Nel 1889 Pasquale Villari ne curò la pubblicazione col titolo La giovinezza, frammento autobiografico. Ora Giovanni Brancaccio la ripropone al pubblico con un’accurata e ampia introduzione (Francesco De Sanctis, La giovinezza, Biblion edizioni, 2017).
Scorrono nei ricordi di De Sanctis la vecchia Napoli e i luoghi della sua Irpinia. Sono ricostruiti i giorni drammatici del colera, l’ambiente familiare, il clima delle scuole private come quelle dello zio Carlo Maria e, soprattutto, dello straordinario maestro Basilio Puoti, dove De Sanctis conobbe Giacomo Leopardi. Si tratta di una sorta di romanzo di formazione in cui sono riconoscibili la vocazione autobiografica e l’abitudine all’autoanalisi dell’autore. La trasfigurazione letteraria della memoria, “regina delle muse”, va di pari passo con la ricostruzione dell’itinerario culturale del grande storico della letteratura, che prende le mosse dal purismo per approdare poi all’illuminismo, allo storicismo vichiano, al romanticismo, al neoguelfismo giobertiano, all’idealismo hegeliano fino alle ultime suggestioni nei confronti del positivismo: una specie di “summa” della cultura italiana dell’Ottocento, che difficilmente si riscontra in altri intellettuali del tempo.
Ma nella bella e approfondita introduzione di Brancaccio La giovinezza costituisce solo il punto di arrivo di un lungo e complesso percorso costruito con perizia e intelligenza dall’autore. Grazie a Brancaccio disponiamo ora non solo di un contributo all’esatta contestualizzazione de La giovinezza, ma anche e soprattutto di un quadro di insieme della biografia di De Sanctis.
Il suo filo rosso è il nesso inscindibile fra cultura, letteratura e politica: e i tre piani, fin dagli anni di formazione, sono sempre strettamente intrecciati e formano una biografia originale, forse in parte assimilabile solo a quella di Vncenzo Cuoco. Pagine importanti Brancaccio dedica alla formazione politica del De Sanctis, ribadendo giustamente l’importanza del periodo 1841-1848: una fase che, a differenza di quanto da altri scritto sulla periodizzazione dell’itinerario desanctisiano, presenta una sua autonomia che va attentamente considerata. Gli studi e la produzione letteraria sono sempre strettamente collegati con le vicende biografiche e le esperienze politiche dell’autore: dalle peregrinazioni fra Zurigo e l’Italia alle battaglie per la costruzione nazionale unitaria all’attività parlamentare e ministeriale.
La Sinistra costituzionale, secondo la convincente interpretazione di Brancaccio, non è solo il tentativo da parte di De Sanctis di creare una “terza forza”, per così dire, fra liberali e democratici, che non poté avere spazio di realizzazione nell’Italia del tempo, ma anche e soprattutto il progetto della formazione di una nuova classe politica: un elemento, questo, che getta luce su un aspetto poco considerato dagli studi su De Sanctis, la sua attenzione cioè alla forma-partito e alla sua evoluzione verso gli ultimi decenni dell’Ottocento. E quanto moderna e preveggente sia questa sua sensibilità è dimostrato da quanto egli scrive nel 1877 a proposito del partito personale dei “capitani di ventura”: effetto della mancata formazione in Italia di partiti ben strutturati e dotati di forza morale.
Evoluzione culturale e impegno politico costituiscono dunque un’endiadi costitutiva in De Sanctis. Letta in questa luce, La giovinezza offre ulteriori spunti per meglio conoscere la personalità di uno dei maggiori artefici della nuova Italia.