L’acqua tisa. Quando la neve era una merce.
Il commercio della neve sotto forma di ghiaccio rappresentò per la Sicilia una fiorente attività economica, tale da offrire lavoro a centinaia di persone nelle diverse fasi della produzione e commercializzazione del prodotto. Oltre a rappresentare una preziosa risorsa per il settore della pesca, l’utilizzo della neve era diffuso in altri settori, in particolar modo in quello medico e gastronomico. L’acqua tisa, antica denominazione della neve trasformata in ghiaccio, veniva utilizzata in campo medico come antiemorragico, prezioso durante i parti; oppure come deterrente per le febbri malariche; o ancora, nel Seicento, veniva consigliata dai medici, la cura di lu friddu, una sorta di rimedio generico ad ogni malattia consistente nella somministrazione di bevande ghiacciate e di bagni in acqua fredda.
Nel campo gastronomico invece, venivano confezionati da abili cuochi deliziosi sorbetti atti a rinfrescare il palato della nobiltà durante le afose estati sicule. Significative sono in questo senso le testimonianze di viaggiatori stranieri in Sicilia, soprattutto durante il XVIII secolo, che ricordavano i deliziosi sorbetti degustati presso le maggiori famiglie aristocratiche siciliane. Valga su tutti la testimonianza del viaggiatore scozzese Patrick Brydone che nel 1767 giunse nell’Isola e scrisse «Gli abitanti di questo paese caldo, anche i contadini, dispongono di ghiaccio durante i calori estivi; e non c’è festa organizzata dalla nobiltà, in cui la neve non rappresenti una parte importante: una carestia di neve, dicono loro stessi, sarebbe più grave di una carestia di grano o di vino». Anche il popolo quindi poteva trovare diletto nella degustazione di deliziosi sorbetti, soprattutto durante le feste patronali ed in occasioni particolari, ma non mancava l’usanza di bere della semplice acqua o del vino rinfrescato con neve. Il prodotto finito era di facile reperibilità presso tutte le comunità siciliane, dell’entroterra come della costa. Questo avveniva tramite una fitta rete di commercializzazione e distribuzione del prodotto che dai rilievi montuosi siciliani, passando attraverso le trazzere , arrivava nei banchi di vendita al dettaglio.
Dopo aver acquistato lo ius proibitivo, cioè il diritto monopolistico di gestire il trasporto e la vendita della neve, il gabelloto si occupava del reclutamento degli uomini necessari. Spesso l’appaltatore, si affidava ad un uomo di fiducia, il capomontagniere o nevaiuolo, che di fatto coordinava il lavoro assieme al padrone della neviera. Nel periodo compreso tra gennaio e marzo, in cui le nevicate erano abbondanti, il montagniere radunava nella piazza del paese una chiurma di lavoratori, la cui maggioranza lavorava a cottimo, detti iurnatari.
Una volta caricati i viveri sui muli, le chiurme partivano per le cime delle montagne circostanti. Arrivati a destinazione gli uomini venivano divisi in due squadre dal nevaiuolo. La prima aveva il compito della raccolta della neve, la seconda si occupava del compattamento della neve all’interno della neviera. L’operazione della creazione degli strati di neve compatta, solitamente spessi dai 20 ai 30 cm, veniva ripetuta più volte fino al riempimento della neviera e una volta colma veniva protetta dai raggi solari con foglie di castagno, rami, cenere vulcanica e qualunque prodotto fosse disponibile per isolare il ghiaccio. Giunti al periodo estivo, che rappresentava naturalmente il momento più propizio per la vendita della neve, entravano in attività altre due figure, questa volta operai specializzati, i tagliatori della neve che per mezzo di grossi spadoni tagliavano il blocco del ghiaccio alla misura desiderata. Toccava, infine, agli esperti bordonari, il compito di trasportarla a dorso di mulo presso le città o gli scali portuali dove veniva imbarcata per la commercializzazione.
Per approfondire la storia del “ciclo della neve” la redazione consiglia i seguenti testi:
- A. Patanè, I viaggi della neve. Raccolta, commercio e consumo della neve dell’Etna nei secoli XVII-XX, in Archivio Mediterranea-Studi e ricerche, 2014.
- P. Lo Cascio, Scale, neviere, trazzere. Le vie storiche di comunicazione, commerci ed economie della provincia palermitana, tra i secoli XIV-XIX, ISSPE, Palermo, 2012.
- L. Lombardo, La via del freddo: itinerari fra le neviere di Bucchieri e dell’Altopiano ibleo siracusano, Provincia regionale di Siracusa, Siracusa, 2006.
- L. Romana, Neviere e nevaioli, Ed. Parco delle Madonie, Caltavuturo (Pa), 2008
- AA.VV., La neve degli Iblei. Piacere della mensa e rimedio dei malanni, Italia nostra, Siracusa, 2001.