Laura Sciascia – Tutte le donne del reame. Regine, dame, pedine e avventuriere della Sicilia medievale
Il Giornale di Sicilia propone cinque nuovi titoli della Collana Frammenti edita dalla Palermo University Press, a soli 3,70 €, ogni venerdì del mese di marzo.
Il volume di oggi s’intitola “Tutte le donne del reame. Regine, dame, pedine e avventuriere della Sicilia medievale” di Laura Sciascia.
Pubblichiamo, di seguito, l’intervista di Francesco Carnevale all’autrice del “frammento del giorno”.
1) Buongiorno prof.ssa Sciascia. Il frammento di storia da lei ricostruito per la Palermo University Press ed in uscita con il Gds, non è certo un frammento di storia evemenenziale. Che importanza ha riportare alla luce, frammenti che sanno di corporeità, di sentimento?
Questo volumetto vorrebbe presentare alcuni momenti del Medioevo siciliano mettendo in rilievo la presenza e il ruolo delle donne, non per fare una storia delle donne, ma una storia con le donne, di solito ridotte ad un nome se non del tutto ignorate. A cominciare dalle regine: la monarchia siciliana è una costruzione splendida ma fragile, e se sopravvive per tre secoli è grazie all’apporto delle donne, delle regine: semplice apporto biologico, come quando forniscono un erede giusto in tempo per evitare una crisi dinastica, come Beatrice di Rethel, terza moglie di Ruggero II o Costanza d’Aragona, moglie di Federico IV; apporto politico, quando si trovano a gestire il potere per figli o fratelli minorenni, come le grandi regine madri, Adelasia del Vasto, Margherita di Navarra o le sorelle dei re bambini del XIV secolo; e ancora politico e culturale, quando riescono a collegare il regno con i paesi europei da cui provengono.
2) Nel saggio, ricoprono una posizione centrale due dame: Benvenuta Mastrangelo e Macalda Scaletta. Perché sono così importanti?
Due donne che rappresentano simbolicamente il momento cruciale della storia siciliana, il Vespro, e incarnano il diverso ruolo delle due principali città siciliane nella rivoluzione nazionale: Benvenuta Mastrangelo, palermitana, figlia del capitano del popolo del 1282, che la tradizione identifica con la fanciulla oltraggiata dal soldato francese all’origine della sollevazione di Palermo, sposata a un Aldobrandeschi e fondatrice del più grande e ricco monastero femminile di Palermo, e Macalda Scaletta, moglie di Alaimo da Lentini, che guida personalmente, indossando l’armatura, la resistenza agli Angioni di Messina, ma conduce alla rovina il marito e gli altri nobili siciliani che avrebbero ostacolato la nuova monarchia di Pietro III d’Aragona e dei suoi figli. E se la Sicilia multiculturale è pienamente incarnata dalla palermitana Anna che giaceva sotto una lapide quadrilingue a S. Michele degli andalusi, ancora due donne ne segnano la fine : la principessa che guida la resistenza ad oltranza degli ultimi musulmani di Sicilia contro Federico II sulle alture di monte Iato e l’ebrea convertita che continua nelle pratiche della sua antica religione dopo la cacciata del 1492.
3) Lei in un articolo di qualche anno fa, si definisce una “lettrice di testamenti”. Quale importanza ha ricoperto per la stesura del frammento questa fonte? Può essere lo strumento cardine per ricostruire quella storia al femminile che lei ci racconta?
Riuscire a percepire la vera voce delle donne non è facile: per sentirne l’eco bisogna auscultare i testamenti, unico momento in cui le donne riescono ad esprimere sentimenti e ribellioni; oppure ricorrere all’aiuto di un grande scrittore che amava le donne, Giovanni Boccaccio, che riesce a far parlare con la loro voce le siciliane intriganti del Decameron o la dignitosa e passionale messinese Camiola Toringo nel De claris mulieribus.
Quest’opera di Laura Sciascia, ripercorre le vicende delle principali protagoniste della storia siciliana basso medievale. Sono donne di potere, che hanno ricoperto ruoli d’estrema
importanza, nello scacchiere politico isolano, ma che la storia ha messo da parte. Nel saggio, vengono indagate le principali figure femminili dall’epopea Normanno-Sveva fino al cruciale passaggio dalla Monarchia al Vicereame. Le storie che racconta l’autrice non sono né biografie né ritratti, ma sono: una lettura al femminile di alcuni momenti della storia del regno. La voce delle donne, che non riesce a farsi sentire attraverso quelle dominanti dei cronisti, dei notai, e persino dei poeti che ne parlano; trova in questo magistrale saggio di Laura Sciascia, una dimensione fisica. Non solo voci al femminile, che riecheggiano dal passato, ma corporeità, fisicità, maternità ed affettività emergono chiare all’interno dell’opera. Restituendo in questo modo, le donne siciliane alla Storia.
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